Agrigento – E sì che pareva il figlio di tutti. Il giovane ragazzo che avrebbe dovuto cambiar le sorti di Agrigento, alla quale si era assicurata una “nuova primavera agrigentina”.
Ma come accade da che mondo è mondo, le stagioni si susseguono e all’estate che s’accompagna col canto delle cicale, segue l’autunno con la sua caduta di foglie e poi il gelido inverno dai rami spogli.
Finita l’epoca del “miglior sindaco che Agrigento abbia mai avuto”, con l’approssimarsi della campagna elettorale Marco Zambuto diventa colui il quale ha amministrato talmente male che non è opportuno che si ricandidi.
Chiedere di chi la colpa per aver candidato Zambuto, appare persino superfluo. Così come il merito apparteneva a tutti, adesso la responsabilità non appartiene a nessuno. O quantomeno, nessuno vuol saperne di assumersela.
E del resto chi sentirebbe il desiderio di farsi triturare dai tritacarne dell’informazione, che, contrattualizzata o meno, appare sempre più verosimilmente asservita a logiche politico-imprenditoriali che nulla hanno a che vedere con il diritto dei cittadini ad essere informati.
“Fortunatamente”, a riequilibrare le cose, ci pensa l’onnipresente consigliere comunale Giuseppe Arnone, che finalmente si decide ad abbandonare quel suo “buonismo” che lo aveva portato a definire Zambuto il miglior sindaco di Agrigento, per ricordare come il sen. Adragna affermi che “ha amministrato talmente male che non è opportuno che si ricandidi.”
Abbandonato anche il “buonismo” che portava Arnone a dire di Adragna che insieme a lui rappresentava la parte del migliore del Pd, quella che avrebbe governato il partito dopo aver estromesso i vari Capodicasa, Di Benedetto, Messana e Bellini, scopre che il senatore del Pd, dovrebbe chiedere scusa alla città di Agrigento, per aver scelto lui, insieme a Capodicasa e Cusumano, di candidare Zambuto a sindaco di Agrigento.
E, come se non bastasse, lo invita a spiegare ai cittadini quale ruolo abbia avuto lo stesso nell’elezione di Sodano e di Piazza.
Povero senatore Adragna, da miglior politico di questa cittaduzza ad autore di tutti i disastri…
Ma a turbare i sogni di gloria del futuro sindaco decennale di Agrigento, una nube ben più tempestosa si affaccia all’orizzonte: la candidatura del “re dell’eolico” Totò Moncada.
Una candidatura che – senza voler entrare nel merito dell’opportunità -, conoscendo il popolo agrigentino, metterebbe la parola “Fine” ad ogni velleità del “sindaco per dieci anni” – lo fu già per una notte…-, ma anche a candidature ancor più “pesanti” che non quella di Arnone.
Considerato il fatto che andando a votare con la nuova legge (sbarramento del 5%) sarebbe veramente difficile per chi non ha una lista di partito andare a fare il consigliere comunale, appare assai verosimile che l’arcisicuro (fino a qualche giorno addietro) sindaco decennale, che avrebbe preso in mano le redini del Pd assieme al fidato amico Adragna, corra il serio rischio non solo di non venire eletto alla più alta carica di Palazzo dei Giganti, ma perfino di non poter più sedere neppure allo scranno più basso.
Tranne che, uscito dalla porta, non rientri dalla finestra, magari con un accordo che possa garantirgli un posto in Giunta.
Fatto a pezzi Piazza – dopo un breve ma intenso idillio -, è giunta l’ora di gettare in mare il buon Marco. Purtroppo, visti i risultati, non è stato difficile con l’uno, né difficile verrà con l’altro.
Il problema, come sempre, è e rimarrà solo degli agrigentini, che anziché valutare in maniera razionale, ancora una volta si divideranno in tifoserie in sostegno dell’una o dell’altra squadra.
Tante le anticipazioni. Tante belle parole. Tante speranze di onanisti mentali compulsivi, sempre pronti a credere nel nuovo Messia. Quello che ad oggi manca, sono le candidature credibili di chiunque abbia un progetto da presentare alla città.
Fortunatamente, gli agrigentini non chiedono tanto…
Gian J. Morici
Quello che ad oggi manca, sono le candidature credibili di chiunque abbia un progetto da presentare alla città..
Vorrei partire da queste sue ultime parole, per poter dire il mio più vivo desiderio, che è quello; che non ci sia più ne un nuovo Piazza, come ne un nuovo Zambuto. Oramai tutta l’Italia ci conosce per i nostri ultimi posti, e come quelli che pur non avendo l’acqua corrente la pagano più cara d’Italia e siamo quelli che pur avendo un grandissimo patrimonio culturale, architettonico, e paesaggistico, non sanno cogliere le opportunità di questa nostra storia antica, hanno saputo solo negli anni demolire quello che di buono cera in questa nostra città per sfruttarla a loro piacimento, basterebbe un solo esempio: i nostri templi e il patrimonio del centro storico, lasciato nell’abbandono più totale. Il padre politico è servito a dare opportunità al figlio. Il padre sindacalista è servito a dare al figlio le migliori opportunità. E a tutti quelli che non si sono abbassati al loro “gioco” non e rimasto altro che l’asciare la Sicilia, ed in particolare Agrigento, che nell’ultima analisi fatta è ultima come occupazione giovanile è all’ultimo posto, il 35,8% sono senza lavoro immaginate se verrebbero contabilizzati anche quelli che oramai, hanno fatto la “fortuna” o lavorano fuori.
E’ molto più semplice andare avanti con slogan che fare un programma serio con alcune iniziative (poche) e poi portarle avanti.
Io ho colpa e lo ammetto, ho votato il giovane Zambuto e ho sbagliato. E purtroppo le colpe dei padri ed anche delle madri ricadono sempre sui figli. I miei figli (piccoli) non hanno voce elettorale, ma anche se è così, mi toccherà spiegare le cose come stanno e farmi consigliare da loro, l’intuito dei ragazzi non usurpato dalla politica ha un suo senso… Ma i miei ragazzi escono dalla porta e non rientrano mai dalla finestra…Il loro parere per quanto innocente sarà opportuno?
La nostra è una città ingrata, che continua a fare i bagni nel suo stesso fango; i cui cervelli, giustamente desiderosi di una dignitosa qualità di vita, continueranno ad andarsene, lasciando il campo ai peggiori nullafacenti e venditori di fumo, che affideranno la propria sopravvivenza allo sfruttamento del territorio e dei suoi abitanti, quelli residuati naturalmente. A noi rimarranno Arnone o altri degni di lui, che in altri posti in 24 ore verrebbero messi al bando con sdegno da parte di tutti, mentre qui hanno ancora l’ardire di proporsi sfacciatamente quali censori e artefici della moralizzazione e legalità. Il futuro non è certo nelle mani di questi ultimi e loro lo sanno bene; ciò li costringe a dare sfogo alla loro rabbia dando gli ultimi colpi di coda, nel vano tentativo di dimostrare che ancora contano e possono condizionare anche la vita sociale di Agrigento. Purtroppo fino ad oggi hanno avuto in tal senso parziale successo. Ma se esiste ancora un rigurgito di orgoglio, non si dovrà permettere a simili individui sopravvivenza politica con conseguente avvelenamento della convivenza sociale.
ho letto un sacco di cose belle argomentate e anche un pò critiche verso il giovane sindaco della città io che sono un figlio di un dipendente comunale in pansione ricordo perfettamente quei bei consigli comunali degli anni 70 quando sedevano consiglieri poi diventati onorevoli del tipo granata, errore, il prof. lauretta ecc, ecc, tutta gente di qualità ma il problema non sta nella qualità del consigliere ho nel sindaco che si elegge il problema sta nella legge elettorale del sindaco, perchè a priori il cittadino elettore vota il sindaco ed il suo programma che viene legalmente presentato prima di votare quindi bisogna fin da subito adoperarsi per la modifica della legge e cioè il sindaco deve essere eletto dentro il consiglio comunale anche con maggioranze variabili questa e democrazia.