Non avremmo pubblicato il comunicato stampa di Arnone-Ulisse, per la semplice ragione che non siamo adusi a riportare comunicati datati nel tempo, quali quelli dei personaggi della mitologia greca. Giuseppe Arnone, non è infatti nuovo al vestire i panni leggendari, tant’è che lo scorso anno all’inizio del mese di agosto, il consigliere indossò i panni dell’eroe della guerra di Troia: Achille (leggi qui l’articolo).
Purtroppo, le repliche ad Arnone-Ulisse, ci costringono a spendere qualche byte, per riportare – oltre la risposta degli ingegneri Rizzo e Platamone – il comunicato che ha dato luogo alle rimostranze (in basso, dopo la nota di Rizzo e Platamone), con la speranza, che il consigliere anche per il futuro continui a limitarsi a vestire i panni degli eroi della mitologia greca, e non quelli di chi sconfitto a Waterloo, il 18 giugno 1815, trascorse gli ultimi anni di vita in esilio all’isola di Sant’Elena.
Comunicato stampa degli ingegneri Rizzo e Platamone:
Chiediamo scusa ai venticinque lettori che forse ci leggeranno, ma siamo costretti, sul tema della depurazione, alla replica della replica dei noti interventi.
Lo stile dell’Arnone è sempre lo stesso, quello del chiacchericcio infarcito di luoghi comuni pseudo-culturali.
I contenuti sempre quelli –sul piano personale e professionale denigratori e brutali- , che tentano di far credere verità le sue elucubrazioni fantasiose. Su questi, anziché nella sede inadatta di comunicati-stampa, ci riserviamo di rispondere nelle adeguate sedi, con dettagliate argomentazioni, di fatto ineluse nella replica del giorno scorso.
Ma su una cosa desideriamo ripeterci: l’Arnone perché non risponde –forse non vuole, forse non sa- sui costi, su chi graveranno, sui tempi della mega-soluzione da lui propugnata? Perché non mette a confronto questi dati con quelli del completamento dell’impianto in corso di realizzazione? Perché non dice, considerando le soluzioni progettuali adottate per la soluzione in corso, in che cosa questa può essere dannosa per le case viciniori ivi compresi gli immobili oggi della Soprintendenza?
Sono questi i veri temi da affrontare e lui –more solito- li elude alla bella!
Puntualizziamo altresì che, ritenendo le provocazioni dell’Arnone del tutto non meritevoli di attenzione e risposta, non ci presteremo oltre alla prosecuzione di quella che ormai ha assunto le caratteristiche di una telenovela.
Agrigento 03.08.11
Comunicato stampa di Giuseppe Arnone:
Arnone: “E’ arrivata la resa dei conti, e ricorda il ritorno di Ulisse a Itaca nell’Odissea: i tanti Proci si preparino”. Arnone ribatte punto per punto alle falsità di Rizzo e Platamone, e dà ragione a Mimmo Bosio: la Procura della Repubblica, in uno scontro tra un consigliere comunale e tecnici del Comune, soggetti che ricoprono cariche pubbliche, deve intervenire.
Singolari le coincidenti affermazioni di Rizzo con il segretario PD Bellini: e bene ha fatto Piero Luparello a prendere nettamente le distanze dall’ing. Bellini che, a nome di Di Benedetto e Vedova, ha la “brillante idea” di “salire sul carro del perdente”, tanto per andare contro Legambiente.
Una delle immagini più suggestive, e che amo prendere come esempio, della storia della letteratura, la troviamo nella parte finale dell’Odissea, quando Ulisse fa chiudere le porte della sala del trono, ove i Proci gozzovigliavano e, con un sol gesto, si toglie il mantello da accattone e tende, con i muscoli da grande guerriero, il suo vecchio e prodigioso arco. E per i Proci è la fine.
Mi corre l’obbligo di invitare innanzitutto Rizzo e Platamone, e poi coloro che hanno tenuto loro il sacco, nonché “giovani avventurieri” come l’ing. Bellini, che hanno la stoltezza – più unica che rara – di “saltare sul carro del perdente”, a ripassare queste bellissime pagine di Omero.
Per loro è venuto il tempo di rivestire i meritati panni dei metaforici Proci. Si è finito di gozzovigliare. E’ tempo della resa dei conti.
Il Parlamento, per iniziativa del centrosinistra, ha approvato una bellissima legge – che Rizzo e Platamone avranno modo di conoscere e approfondire nei giorni di ferragosto – che consente a Legambiente di sostituirsi al Comune per costringere coloro che hanno danneggiato l’ambiente, anche per solo inadempimento contrattuale, a versare nelle casse comunali i milioni di euro dovuti. Ma, sul punto, Rizzo e Platamone inizino a riflettere, magari in collaborazione con Vitellaro, Di Francesco, Piazza e Sodano, perché l’argomento sarà affrontato esaustivamente già prima di ferragosto.
Oggi è il momento di replicare, punto per punto, alla nota grondante di mistificazioni e falsità, diffusa dagli ingegneri alla fine della scorsa settimana.
Premetto che ha ragione Bosio: il signor Procuratore della Repubblica non può affrontare questo scontro, come direbbe mia nonna, “dal lastraco”, cioè dal terrazzo di casa, ovvero da spettatore. Lo “scontro” è tra soggetti che rivestono cariche pubbliche o ricoprono funzioni pubbliche: da un lato il consigliere comunale Arnone e dall’altro progettisti e direttore dei lavori di un’importante infrastruttura per conto di un ente pubblico. Tutti soggetti, questi, che con il proprio agire si assumono responsabilità anche penali.
Ma a Bosio va ricordato che il processo che non si è ancora concluso non lo ha fatto né Arnone, né Legambiente, che possono al massimo costituirsi parte civile. Il processo e le condanne sono state emesse dalla Magistratura dello Stato Italiano. Come le perizie che inchiodano Rizzo e Platamone, quantomeno agli inadempimenti contrattuali, portano la firma di una mezza dozzina di tecnici, tutti esterni all’ambiente agrigentino e ben conosciuti, invece, nell’ambiente internazionale, come i docenti universitari Mazzola e Rossi Doria.
Sempre Bosio deve avere chiaro che, mentre noi agiamo solo per l’interesse pubblico, per difendere i diritti dei cittadini, Rizzo e Platamone hanno agito per non rimborsare allo Stato Italiano i denari che, secondo i periti del Tribunale e secondo il Tribunale, dovevano restituire alla collettività. Ed ancora agiscono, anche dopo l’ultima Sentenza della Corte d’Appello – di cui non si conoscono le motivazioni – con questo obiettivo privatissimo: “salvaguardare le proprie tasche”. Ma non ci riusciranno.
A questo punto, andiamo alle falsità diffuse da Rizzo e Platamone:
a) i due mistificano quando dicono che le scelte di localizzazione sono state effettuate dal P.A.R.F. e dal (vecchio) P.R.G.. L’impianto è stato allocato al Villaggio Peruzzo nel 1984 dagli ingegneri Rizzo, Platamone e Butticè, mentre il P.A.R.F. è di tre anni successivo, cioè del 1987, redatto dal coimputato Butticè, poi deceduto. Il P.R.G. del 1978 aveva Rizzo tra i redattori. Per essere più chiari: nella terra di Pirandello e delle mascalzonate, con il P.A.R.F. si è tentato di adeguare tale strumento alle precedenti scelte di Rizzo e Platamone. La “foto”, nonostante l’impegno, è riuscita “sfocata”, perché la Regione ha imposto una serie di modifiche che approfondiremo nei prossimi giorni, quando Rizzo e Platamone saranno chiamati a risarcire il Comune. Evviva vero!!!
b) Per quanto riguarda il P.A.I., cioè il Piano per l’Assetto Idrogeologico, siamo in presenza di argomentazioni che meritano semplicemente un intervento da parte di qualche organismo serio per sospendere Rizzo e Platamone dall’Ordine degli Ingegneri o, quantomeno – e con molta clemenza – l’Ordine degli Ingegneri dovrebbe imporre loro qualche corso di recupero “full time”. I due scrivono che il P.A.I. non costituirebbe un ostacolo in quanto, si riporta testualmente, “il Genio Civile da un canto ha rilasciato autorizzazione anti-sismica ( n° 36676 del 23-05-1994 ai sensi della L 64/74) e d’altro canto autorizzazione idraulica (Parere n°223 del 22-06-2001 ai sensi del TU 523/1904), autorizzazioni non revocate e tutt’ora valide per un’opera in corso di realizzazione, quale è l’impianto depurativo. Come rimarca il Genio Civile nel suo parere, che Legambiente Agrigento artatamente ignora, il progetto dell’impianto prevede la costruzione di un argine in terra, in fregio del fiume Akragas, opportunamente dimensionato tenendo conto delle piene prevedibili, con calcoli idraulici approvati dallo stesso Ufficio, in grado di proteggere efficacemente le aree circostanti ivi compreso l’impianto depurativo.” Peccato che la zona in questione è classificata quale “R4”, cioè a rischio molto elevato e i vincoli relativi sono stati imposti con l’approvazione del P.A.I. molto dopo le autorizzazioni del Genio Civile, autorizzazioni che adesso valgono un po’ meno di un fico secco, cioè tanto quanto il progetto di quel depuratore, ovvero “carta straccia d’annata”. Sarebbe il caso che qualcuno spiegasse a Rizzo e Platamone che il P.A.I., approvato nel 2002, impone una serie di limiti che valgono anche per opere come il depuratore, che l’art. 12 del P.A.I. esclude tassativamente che possa essere realizzato;
c) poteva essere realizzata, invece, la modifica di destinazione d’uso dell’edificio di proprietà della Regione che insiste a 30 metri dal depuratore (ex mulino Taglialavoro), il cui progetto è stato realizzato dallo stesso ing. Rizzo. Il Comune, per iniziativa dell’ing. Di Francesco, invece di richiedere – come prevedevano le norme – le modifiche imposte dal P.A.I. (il P.A.I. è successivo al progetto) ha bocciato il progetto. E anche chi all’interno del Comune ha posto in essere tali attività, la sera rifletta sulla bellissima scena dello scontro tra Ulisse, Telemaco e Eumeo e i Proci e, per esempio, pensi di essere lui Eurimono o Polibio, tra i primi a cadere innanzi alle frecce di Ulisse;
d) sempre nella loro incontenibile voglia di raccontare balle, Rizzo e Platamone affermano che il loro impianto di depurazione è previsto dalle Norme di Attuazione del Piano del Parco Archeologico della Valle dei Templi. Per sostenere ciò, ci vuole molta, molta, molta fantasia: al confronto, Tolken, l’autore de “Il signore degli Anelli” era un grigio ed ottuso burocrate. Nelle norme di attuazione del Piano del Parco si può agevolmente leggere che è previsto solo e soltanto il mantenimento del “depuratore esistente”. Poi sarebbe interessante vedere chi è il folle scatenato funzionario del Parco Archeologico e dell’Amministrazione Regionale dei Beni Culturali che pensa di svernare a “Petrusa”, in celle purtroppo stipate dalla presenza di immigrati, per pensare di allocare accanto all’edificio costato alla Regione oltre un miliardo (valuta 1989, acquistato per destinarlo a uffici) un puzzolente impianto di depurazione;
e) tra le fandonie, non è seconda a nessuna quella che Rizzo e Platamone riportano al punto 3), e cioè che la prescrizione relativa alle distanze, imposta dall’art. 46 della L.R. 27/86, non si applicherebbe al depuratore del Villaggio Peruzzo. Siamo in presenza di “balle spaziali”. Neanche Pinocchio oserebbe affermare che una circolare regionale “relativa agli impianti da avviare” modifica una legge vigente nel nostro Stato. Rizzo e Platamone capovolgono la Costituzione e le fonti del diritto. Questo in linea teorica, perché poi mentono spudoratamente, in quanto la Circolare regionale non si sogna minimamente di derogare alle leggi;
f) nella parte finale della nota di Rizzo e Platamone vi è una singolare coincidenza, proprio singolarissima questa coincidenza, tra quanto scrivono i suddetti tecnici e quanto scrive l’ing. Epifanio Bellini a nome della sezione “Berlinguer” del P.D. agrigentino, saggiamente e familisticamente governata dall’on. Giacomino Di Benedetto e dalla vera capo corrente Ester Vedova. Bellini, del pari dell’ing. Rizzo e Platamone, si preoccupa dei tempi lunghi per realizzare l’impianto al Villaggio Mosè. Sarebbe meglio che Bellini, che di nome fa Epifanio, impiegasse il tempo che decorre da qui all’Epifania a studiare le norme in materia di depuratori. In realtà sarebbe sufficiente una mezz’oretta per apprendere che le procedure di modifica di P.A.R.F. e P.R.G. per quanto riguarda tali infrastrutture sono le più celeri che esistano, assistite persino da silenzi – assensi, e richiedono poche settimane. Che Rizzo e Platamone diffondessero dolosamente falsità, anche su questo punto, era ben noto. Che le loro falsità trovassero il conforto di Bellini, non era invece affatto scontato.
Negli scritti di Rizzo e Platamone e nella nota di Bellini traspaiono ingiuste “stilettate” nei confronti di Girgenti Acque che, invece, va ribadito, si è mossa meritoriamente in questa vicenda, innanzitutto realizzando il pennello a mare ex novo in sostituzione dei due “colabrodo”, altamente inquinanti, progettati e diretti proprio da Rizzo e Platamone. E sarebbe salutare se la Procura della Repubblica facesse chiarezza anche sulla realizzazione dei vecchi “pennelli a mare”, collaudati nel 2000 quando erano già da buttar via: sui vecchi “pennelli a mare” vi è in Procura una denunzia di Legambiente del 2004 e un grande, enorme fetore di truffa. E gli autori della presunta truffa non sono altro che i soliti … Proci e i loro “compagni di merende”.
Concludendo su Bellini: non tutti i mali vengono per nuocere. E’ importantissimo che, finalmente, il buon Piero Luparello lo abbia mandato a farsi benedire e lo abbia lasciato solo a sottoscrivere maldestramente questa incensatura a Rizzo e Platamone che costituisce un tradimento ridicolo dell’intera storia della sinistra agrigentina, quantomeno dal 1970 ad oggi.
Bellini e i suoi danti causa stanno saltando allegramente sul carro del perdente: dal nostro punto di vista è proprio una ottima e grande idea… Rende chiaro da che parte stanno rispetto al sistema affaristico agrigentino.
Agrigento, 2 agosto 2011
Avv. Giuseppe Arnone
Consigliere Comunale P.D.
SECONDO ME IN QUESTA STORIA C’è QUALCUNO CHE FA FINTA DI NON CAPIRE QUAL’è LA VERA ESIGENZA CHE IMPORTA A NOI CITTADINI. SCUSATE, A NOI NON CE NE FREGA PROPRIO NIENTE DELLE VOSTRE STRAMALEDETTISSIME LITI, E NON CE NE FREGA NEANCHE CHE VOI INGEGNERI RISPONDIATE O MENO ALL’AVV.ARNONE. A NOI INTERESSA CHE QUALCUNO RISOLVA IL PROBLEMA DEL DEPURATORE AD AGRIGENTO. MI PERMETTO DI DIRE A VOI INGEGNERI, CHE COMUNQUE IL SITO DEL VILL.PERUZZO DOVE VOLETE UBICARE QUESTO BENEDETTO DEPURATORE è IL POSTO PIù SBAGLIATO DI TUTTA AGRIGENTO E MI PERMETTO DI DIRLO PERCHè IN QUELLA ZONA CI HO VISSUTO PER CIRCA 30 ANNI, E QUANDO CI FU L’ULTIMO STRARIPAMENTO DEL FIUME, RICORDO, CI RITROVAMMO CON L’ACQUA DEL FIUME IN CASA, CARI INGEGNERI, E LA SOLA ACQUA DEL FIUME GIà PUZZAVA DA MORIRE IMMAGINIAMO SE C’ERA UN DEPURATORE. PER FARVI CAPIRE IO VIVEVO IN VIA APOLLO IN UNA PALAZZINA QUASI SUL CIGLIO DELLA VIA EMPORIUM A CIRCA 300 METRI DAL FIUME AKRAGAS. ADESSO PROVATE A FARE DUE CONTI VOI INGEGNERI CHE LI SAPETE FARE BENE: IO VIVEVO A 300 METRI LONTANO DAL FIUME E L’ACQUA RIUSCI’ AD ENTRARE DENTRO LA MIA ABITAZIONE, SECONDO VOI è INTELLIGENTE UBICARE UN DEPURATORE CHE DISTA 20 MT DAL LETTO DEL FIUME AKRAGAS??? NON CREDETE CHE ALLA PRIMA INONDAZIONE IL RISULTATO SARà QUELLO DI UN DEPURATORE DISTRUTTO E QUINDI SOLDI PUBBLICI SPRECATI INUTILMENTE??? MI PERMETTO ANCORA DI DIRVI CHE POTETE PRENDERE IN GIRO CHI QUELLA ZONA NON LA CONOSCE, MA CHI CI HA VISSUTO E ADDIRITTURA CI ANDAVA A GIOCARE VICINO QUEL DEPURATORE DA PICCOLI,TEMPI DOVE NON ESISTEVA INTERNET E VARI SVAGHI X BAMBINI MODERNI CHE CI SONO ADESSO, NON SI FA PRENDERE IN GIRO E VI POSSO ANCHE PORTARE LE TESTIMONIANZE DI TANTI MIEI COETANEI CHE COME ME HANNO VISSUTO QUELLE INONDAZIONI. QUINDI METTETE FINE A QUESTA, COME L’AVETE DEFINITA VOI, TELENOVELA E METTETEVI A LAVORO PER TROVARE UN SITO PIù ADATTO X COSTRUIRE QUESTO IMPORTANTISSIMO IMPIANTO CHE SVOLTEREBBE UNA SITUAZIONE A DIR POCO DA MEDIOEVO, QUANDO LE FOGNE ERANO A CIELO APERTO!!!
un plauso a Davide…..condivido in pieno , inoltre aggiungo questa robetta qui…………………….“La Delibera del Comitato Interministeriale per la Tutela delle Acque del 1977
prescrive per gli impianti di depurazione che trattino scarichi contenenti microrganismi
patogeni e/o sostanze pericolose per la salute dell’uomo, una fascia di rispetto assoluto con
vincolo di inedificabilità circostante l’area destinata all’impianto. La larghezza della fascia è
stabilita dall’autorità competente in sede di definizione degli strumenti urbanistici e/o in sede
di rilascio della licenza di costruzione. In ogni caso tale larghezza non può essere inferiore a
100 metri (Allegato 4, punto 1.2), fatto salvo i casi in cui è possibile, con le tecnologie
attuali, il contenimento di fattori pericolosi per la salute pubblica come aerosol, odori e
rumori molesti.
A Davide e Pietro,ma sopratutto a Pietro che mostra di conoscere (MA SOLO IN PARTE) “La Delibera del Comitato Interministeriale per la Tutela delle Acque del 1977″, vorrei sottolineare che non possono essere così INGENUI da pensare che i siti delle opere pubbliche li scelgono i progettisti. Se di questa assurdità fossero davvero convinti, dovrebbero proporre di assegnare agli stessi progettisti di realizzare l’aeroporto di Agrigento e così gli stessi, elaborando un progetto nel sito “A LORO GRADITO”, avrebbero già risolto il problema degli aerotrasporti e coronato il sogno degli Agrigentini. Chiarito questo concetto elementare, dovrebbero “Davide e Pietro” sapere (a meno che non vogliano deliberatamente ignorarlo) che esistono piani attuativi approvati da Amministrazione, Consiglio comunale e organismi regionali, quali il PIANO REGOLATORE ed il PARF (relativo al sistema fognante) che tutti i progettisti devono rispettare, altrimenti i loro progetti non potrebbero essere mai approvati. Il depuratore era stato previsto nel sito presso il villaggio Peruzzo e lì i progettisti dovevano progettarlo. Quanto alle caratteristiche di sicurezza dell’impianto in questione, bisognerebbe conoscere bene il progetto per sapere se sono stati adottati idonei accorgimenti, dal momento che il progetto sarà stato certamente sottoposto al vaglio e parere degli uffici tecnici statali competenti (che non saranno certamente composti da PERSONE CRETINE). Per quanto mi risulta infine impianti recenti sono stati realizzati in tutto il mondo nei posti più disparati; alcuni addirittura all’interno ed a servizio di grossi complessi ospedalieri. Invito Davide e Pietro ad approfondire meglio le loro conoscenze e soprattutto Pietro a vedere, visto che lo ha citato, cosa prevede in relazione alle fasce di rispetto “La Delibera del Comitato Interministeriale per la Tutela delle Acque del 1977″ nel caso di AMPLIAMENTO DI IMPIANTI ESISTENTI,quale quello previsto nel PARF per il depuratore del villaggio Peruzzo. Dopo tutti questi approfondimenti, ma senza pregiudizi, proponete all’amministrazione, se è possibile, di scegliere un altro sito e richiedere ai progettisti di elaborare un nuovo progetto. Vedrete che saranno contentissimi di farlo, tanto più che riceveranno nuovi pagamenti per nuova progettazione. E’ chiaro il concetto?
CHIARISSIMO IL CONCETTO, E’ ANCHE MOLTO CHIARO IL CONCETTO CHE LEI RICCARDO NON HA VISSUTO QUELLE INONDAZIONI, E MI CREDA NON C’è DELIBERA CHE TENGA, O IMPIANTO SUPER MODERNO CHE POSSA RESISTERE A MIO AVVISO ALLA VIOLENZA DI UNA DI QUELLE INONDAZIONI DI CUI LE PARLO MI CREDA.RICORDO CHE TROVAMMO, DI FRONTE LA FOCE DEL FIUME AKRAGAS IN MARE UN SILOS DI QUELLI GIALLI CHE SI VEDONO NEI CANTIERI PER FARE IL CALCESTRUZZO CHE GALLEGGIAVA IN MARE, DI QUELLI ALTI CIRCA 20 METRI OLTRE AD AUTOMOBILI E QUANT’ALTRO, COMUNQUE TUTTI OGGETTI MOLTO PESANTI, CHE IL FIUME SOLLEVO’ E TRASPORTO COME FOSSERO PIUME. POI SE VOGLIAMO SPRECARE ANCORA DENARO PUBBLICO, VISTO CHE UNA DELIBERA HA IL POTERE DI FARLO, CHE SI FACCIA QUESTO DEPURATORE, MA SE CI SARA’ UNA NUOVA INONDAZIONE QUALCUNO DOVRA’ PAGARE I DANNI ALLO STESSO MODO COME SI è FATTO PAGARE X COSTRUIRE QUESTO MALEDETTO DEPURATORE. PS: IO I MIEI COMMENTI LI FIRMO CON NOME E COGNOME GRADIREI TANTO CHE SE QUALCUNO RISPONDA AI MIEI COMMENTI FACCIA ALTRETTANTO ALMENO CERCHIAMO DI CAPIRE CHI SIAMO, E CI ASSUMIAMO LE RESPONSABILITA’ DI QUELLO CHE DICIAMO. SALUTI!
Signor Davide, leggendo il suo commento sembra che lei sia più preoccupato di identificare eventuali responsabili che altro. Il dato certo è che i siti dei depuratori non li scelgono nè i cittadini nè i progettisti. A mio avviso gli unici accertamenti da fare sono quelli relativi alla bontà del progetto, se tecnicamente sicuro ed efficiente, ma anche questo non lo stabilisce nè lei nè i progettisti, ma organismi tecnici composti da persone valide e qualificate a farlo. Nè mi riesce facile immaginare che l’eventuale depuratore possa rendere più probabile l’esondazione del fiume. Se poi anche il depuratore fosse quasi tutto interrato e completamente coperto, la sua presenza non avrebbe certo effetti negativi sull’ambiente circostante in nessuna circostanza. Se poi infine annesse al depuratore fossero realizzate delle opere di protezione, ciò sarebbe per la parte abitata anche un vantaggio a difesa da eventuali esondazioni del fiume. Come può ben vedere l’approccio con determinati problemi va fatto a 360 gradi. Lei ha fatto le sue osservazioni, io le mie; lasciamo senza pregiudizi alle persone qualificate e abilitate a farlo, il compito delle necessarie verifiche e dei provvedimenti da adottare. Loro non sono meno intelligenti di noi, ed hanno il vantaggio di non essere condizionati da alcun interesse di parte. Qualunque possa essere il sito del depuratore, la sua scelta sarà certamente frutto di tutte le valutazioni del caso.