Si è conclusa l’indagine avviata dalla Procura di Palermo per individuare le responsabilità sulla mancata stesura del Piano di risanamento della qualità dell’aria in Sicilia.
Una vicenda che da anni ci ha visti impegnati sia sul fronte dell’informazione che adendo le vie giudiziarie.
A tal proposito, occorre precisare che una denuncia inerente le vicende agrigentine, fu a suo tempo presentata dall’Assessorato Ambiente del Comune di Agrigento.
Inoltre, nel corso di un incontro tenutosi all’Assessorato Regionale all’Ambiente, fu il funzionario del Comune arch. Domenico Savio Lo Presti, ad insistere affinchè si arrivasse alla stesura del Piano di risanamento della qualità dell’aria, e che in detto Piano, rientrasse Agrigento, visto come i dati dei rilevamenti indicassero allarmanti superamenti di soglia massima degli inquinanti.
È anche doveroso ricordare come la Provincia Regionale di Agrigento, sospese, nonostante le vibrate proteste, il monitoraggio della qualità dell’aria, seppure i dati precedentemente rilevati non erano affatto tranquillizzanti.
Lo Presti, nonostante il ruolo di funzionario comunale al settore ambiente, stanco di non trovare riscontro alcuno alle denunce presentate, alle segnalazioni fatte agli organi competenti, esasperato dalla situazione, inscenò insieme ai propri figli una protesta dinanzi la Prefettura di Agrigento (clicca qui).
Nonostante ciò, così come riportato in un articolo di qualche giorno fa (clicca qui), quantomeno per Agrigento ben poco, o forse nulla, è cambiato.
Oggi, quantomeno per ciò che riguarda eventuali responsabilità a livello regionale, si è arrivati all’emissione di avvisi di conclusione delle indagini per “omissioni in atti d’ufficio”.
Gli avvisi di conclusione delle indagini, sono state notificate al presidente della Regione Raffaele Lombardo, all’ex governatore Salvatore Cuffaro e ai sette assessori all’Ambiente che si sono succeduti tra il 2003 e il 2010.
In attesa che anche le indagini per le vicende agrigentine possano portare all’individuazione di possibili responsabilità penali da parte di soggetti che avessero eventualmente compiuto atti omissivi, non ci resta che sperare che d’ora innanzi, si voglia quantomeno provvedere ad effettuare un maggiore controllo del territorio, individuando l’origine degli inquinanti che continuano ad ammorbare l’aria del territorio comunale agrigentino, ed in particolar modo quello delle frazioni di Monserrato e Villaseta.
In merito alla conclusione delle indagini che ha portato all’iscrizione al registro degli indagati Cuffaro, Lombardo e gli Assessori regionali all’Ambiente, si registrano diversi interventi.
“Le autorità giudiziarie hanno individuato le responsabilità degli amministratori regionali – dichiara Giuseppe Messina, coordinatore regionale Movimento difesa del cittadino, che negli anni non hanno ottemperato ad un dispositivo di legge che richiamava gli stessi ad un’attività di prevenzione per la salute pubblica. Studi dell’Organizzazione mondiale della sanità, hanno, infatti, sancito che le emissioni di fattori inquinanti nell’ambiente sono causa significativa di patologie e l’esposizione a fattori cancerogeni molto rischiosi per la salute”.
“In questi anni la Regione Siciliana non ha mai affrontato la vicenda – dichiara Mimmo Fontana, presidente regionale di Legambiente Sicilia – nonostante le nostre sollecitazioni. Sollecitazioni che si sono spinte fino alla denuncia del caso clamoroso della copiatura del Piano della Regione Veneto. In quel caso è stato significativo il fatto che la Regione Siciliana, piuttosto che prendere provvedimenti nei confronti di aveva gravemente danneggiato l’immagine dell’amministrazione regionale (si ricordino gli articoli ironici su tutti i quotidiani nazionali), ha perseverato nel sottovalutare l’importanza di uno strumento indispensabile per restituire qualità all’aria che respiriamo”.
Gentile Direttore
nel vostro articolo ci sono diverse gravi inesattezze, soprattutto ascrivibili (ed è facile comprenderne i motivi) a dichiarazioni di soggetti riconducibili a Legambiente.
1. Come è facile verificare le contestazioni fatte dalla Procura di Palermo alla Regione Siciliana iniziano a partire dal 2002. A quel tempo, e fino al 2007, l’ufficio che avrebbe dovuto redigere il piano era guidato da un “ambientalista” di Legambiente. E’ facile verificare anche che le cosiddette “sollecitazioni” di Fontana, incredibilmente, cominciano solo alla fine del 2007, e solo quando viene rimosso per responsabilità dirigenziale il carissimo amico (presunto) “ambientalista”.
2. La Procura ha verificato la correttezza del comportamento dei dirigenti interessati alla vicenda e (come hanno correttamente riportato molti giornali) nessuna contestazione è stata avanzata nei loro confronti. Considerato che, a partire dal 2007 e fino al 2010 sono stato responsabile dell’ufficio, ho la necessità di ristabilire la verità, a fronte invece delle false notizie che cerca di propagandare Legambiente. Il piano, che l’ambientalista di Legambiente avrebbe dovuto fare e non ha fatto (in sei anni), è stato invece fatto da me (in de anni e mezzo), ed è al momento al Ministero Ambiente in attesa di approvazione a causa di una recente modifica normativa.
3. Il cosiddetto “caso clamoroso della copiatura del piano del Veneto” è una montatura di alcuni dirigenti di Legambiente, che con tali false denunce hanno cercato di giustificare il comportamento di un loro amico, che ha diretto l’ufficio regionale che avrebbe dovuto fare il piano. Quello che non dicono Fontana e Messina è che tra gli “amministratori regionali” che non avrebbero “ottemperato ad un dispositivo di legge” rientrerebbe pertanto, a pieno titolo, proprio un dirigente di Legambiente.
Lascio a voi di tirare le conclusioni in merito a questa vicenda, molto “siciliana”, ma vorrei che pubblicaste questa mia rettifica perché è giusto che i cittadini abbiano una informazione corretta.
Salvatore Anzà – Dipartimento Regionale Ambiente
Gent.mo Dott. Anzà,
nel pubblicare il Suo commento, mi corre l’obbligo di fare delle precisazioni in merito alle inesattezze da Ella indicate.
Quanto riportato nell’ultima parte dell’articolo, è riconducibile alle dichiarazioni rilasciate dai soggetti interessati, e non da nostra attività di carattere giornalistico.
Per quanto riguarda invece le vicende agrigentine, tengo a precisare che io stesso – oltre al Comune di Agrigento e residente del quartiere di Monserrato – ho presentato esposti all’Autorità Giudiziaria, chiedendo che venissero individuate le cause dell’inquinamento atmosferico nella mia città, e se nella sospensione del servizio di monitoraggio della qualità dell’aria – alla luce dei precedenti dati acquisiti che indicavano allarmanti sforamenti -, non fossero ravvisabili estremi di reato.
Va inoltre precisato, che il Comune di Agrigento, aveva predisposto un piano inerente la qualità dell’aria, che, pare non sia stato tenuto in considerazione alcuna dalla Regione.
Nel corso di due distinti incontri, ai quali mi trovai a partecipare, avvenuti presso l’Assessorato regionale, fu l’arch. Lo Presti del Comune di Agrigento, a ribadire la necessità che il nostro territorio venisse inserito nel piano di bonifica predisposto dalla Regione.
Ad osteggiare tale iniziativa, fu, inspiegabilmente, la rappresentante della Provincia Regionale di Agrigento, e un responsabile dell’ARPA.
Purtroppo, i lunghi periodi durante i quali non venne effettuato il monitoraggio della qualità dell’aria, non permisero di acquisire dati in merito agli sforamenti provocati da inquinanti, cosa che venne poi accertata in seguito, come dimostrato dai dati forniti dalla Provincia.
Dati preoccupanti, che prima minimizzati o taciuti, finirono con l’allarmare lo stesso Presidente della Provincia:
https://lavalledeitempli.net/2011/02/02/monitoraggio-dellaria-il-presidente-dorsi-preoccupato/
Per quanto riguarda l’operato di alcuni ambientalisti – del Fontana non so, ma di altri certamente sì -, devo convenire con Lei sul fatto che la coerenza non pare sia proprio la caratteristica che li distingue.
A tal riguardo, devo anche precisare che ai due incontri tenutisi all’Assessorato Regionale, nessuno dei Sigg.ri ambientalisti agrigentini ha sentito la necessità di prendervi parte…
Distinti saluti
Gian J. Morici
Gentile direttore
la ringrazio per aver pubblicato il mio intervento, e non ho difficoltà alcuna a confermare le sue precisazioni sulla questione relativa ad Agrigento. Tenga presente, tuttavia, che i funzionari pubblici sono tenuti – quando prendono decisioni di questi tipo – ad affidarsi agli organi tecnici di cui si avvalgono. E nel caso sollevato dal Comune di Agrigento, come lei ha correttamente ricordato, ci sono state in Conferenza di Servizi indicazioni metodologiche degli organi tecnici (Arpa Sicilia) e di controllo (Provincia regionale) che non potevano essere da noi ignorate.
Detto questo mi consenta di complimentarmi con Lei e il Suo giornale per l’obiettività e la correttezza dimostrate.
Cordiali saluti
Salvatore Anzà – Dipartimento Regionale Ambiente
Intervengo soltanto per una precisazione. Il Comune di Agrigento era, insieme ai Comuni di Canicattì e Porto Empedocle, uno dei tre comuni della provincia di Agrigento sottoposti all’obbligo, con Decreto assessoriale regionale e a seguito dei rilevamenti effettuati, della redazione di un piano comunale per il risanamento dell’aria, piano che sarebbe dovuto confluire, in parte o in tutto, in quello regionale. Orbene, in corso d’opera, mentre con la fattiva collaborazione della Commissione Provinciale Territorio Ambiente si procedeva a tappe forzate alla redazione di detto piano, inspiegabilmente l’Assessore Regionale pro-tempore (se non erro siamo nel 2009)SENZA CHE FOSSERO STATE EFFETTUATI NUOVI RILIEVI ma,per come ci fu spiegato in una Conferenza di servizi proprio alla sede dell’A.R.T.A.— presente il Dott., Anzà — soltanto grazie a “modelli previsionali” elaborati da una Società romana per conto della Regione, il Comune di Agrigento si ritrovò “miracolato” ed escluso dai Comuni con gli obblighi di cui si diceva sopra, perdendo, di fatto, la possibilità di accedere a specifici finanziamenti europei. Al suo posto si ritrovò il comune di Realmonte che, è notorio, è ricco di attività industriali inquinanti!
Cordiali saluti
Domenico Savio Lo Presti – Servizio Tutela Igiene Ambientale – Comune di Agrigento
Non ho difficoltà a confermare che la Regione Siciliana ha esaminato nello specifico la proposta del Comune di Agrigento, convocando una Conferenza di Servizi dedicata all’argomento, cosa che ha correttamente evidenziato l’Arch. Lo Presti. Bisogna tuttavia tenere presente che:
– la zonizzazione “deve” esser fatta sulla base di elementi scientifici, utilizzando tecniche, parametri e algoritmi che sono stabiliti dalla legislazione nazionale e UE,e in questo senso la Regione Siciliana non può discostarsi dalle procedure definite dagli organismi scientifici internazionali;
– la modellistica, il cui utilizzo è “imposto” dalla normativa, fornisce indicazioni oggettive sulla migrazione e sull’impatto degli inquinanti in base ai dati meteo caratteristici dell’area esaminata;
– nel caso di Agrigento le valutazioni effettuate da una società specializzata del settore hanno escluso che il Comune potesse essere inserito nella zonizzazione ai sensi di legge;
– al momento attuale l’inserimento fra le aree zonizzate comporta più che altro “oneri” e “responsabilità” a carico degli amministratori (si veda il caso del Sindaco di Palermo, oggi sotto processo);
– considerato che l’Unione Europea adotta il “principio di precauzione” (si veda Comunicazione COM-2000 1 della Commissione Europea), nessuno vieta al Comune di Agrigento di adottare, in piena autonomia, ogni iniziativa utile alla tutela della qualità dell’aria nel proprio territorio, e di essere propositivo anche per questo aspetto nei confronti della Regione Siciliana.
Aggiungo infine che, anche se di recente ho cambiato incarico, sono a disposizione degli amministratori del Comune di Agrigento per fornire indicazioni metodologiche in merito.
Cordiali saluti
Salvatore Anzà – Dipartimento Regionale Ambiente
Vogliate perdonarmi se non mi firmo. Il ruolo “istituzionale” non me lo consente. Seguo con attenzione il dibattito sul sito ed essendo, come privato cittadino, interessato all’argomento, vorrei conoscere in maniera più approfondita alcuni aspetti della vicenda.
I modelli previsionali utilizzati al fine di redigere il piano di zonizzazione del territorio, correggetemi se sbaglio, avrebbero indicato una prevalenza di venti provenienti dal quadrante Est (Levante). Solo così si spiegherebbe l’inserimento del Comune di Realmonte nella cosiddetta ‘zona A’ del piano, trovandosi il territorio di detto comune ad Ovest, rispetto la posizione geografica di possibili opifici industriali che potrebbero emettere in atmosfera eventuali agenti inquinanti.
Nulla questio sulle tecniche, parametri e algoritmi utilizzati, ma, perdonate la mia ignoranza in materia, dinanzi tale deduzione, qualche dubbio mi sorge:
1 – un indicatore ‘naturale’, forse poco scientifico ma certamente efficace per individuare la prevalenza di un vento rispetto altri, è rappresentato dalle chiome asimmetriche e dalla curvatura del fusto degli alberi, causata dall’azione di forti venti dominanti. Un’attenta osservazione delle poche piante d’alto fusto presenti nel tratto costiero in questione, avrebbe lasciato presupporre una prevalenza di venti provenienti dal quadrante Ovest (Ponente). Un esempio idoneo ad avvalorare l’ipotesi di venti dominanti dal quadrante Ovest, era l’ormai scomparso ‘pino’ della casa natale di Luigi Pirandello, la cui chioma era visibilmente rivolta ad Est, così come la curvatura del fusto, proprio a causa dell’azione dei venti. Qualcosa dunque, parrebbe non funzionare;
2 – meno empirico, e dunque più scientifico, il dato fornito dal ‘molo di Ponente’, del bacino portuale di Porto Empedocle. La necessità di proteggersi dai forti venti provenienti da Ovest, è dimostrata dal lungo molo, che supera quello di Levante. Lunghezza e direttrice, oltre a render sicura la rada, tenendo conto dell’andamento delle correnti che determinano il trasporto delle sabbie, permette alle stesse di scivolare lungo quella che altrimenti sarebbe una trappola detritica, senza andare ad insabbiare l’area portuale interna. Se la prevalenza dei venti dominanti, fosse stata quella di venti provenienti da Est, il molo di Levante sarebbe stato progettato e costruito secondo gli accorgimenti adottati per quello di Ponente, e non viceversa. Errore di calcolo nella progettazione e costruzione del porto?
3 – i dati forniti dalle centraline di monitoraggio della qualità dell’aria,rilevati all’interno del territorio comunale della città di Agrigento, mostrano indiscutibilmente come in più circostanze sia stata superata la soglia massima prevista dalla legge per il PM10 presente in atmosfera. Stante inoltre al report orario dei monitoraggi, si evince come dati significativi d’inquinamento atmosferico, siano stati registrati in orari in cui è inimmaginabile siano attribuibili a fattori diversi dall’emissione di micro polveri dovute alla presenza di opifici industriali. Considerato che gli impianti in questione sono allocati ai confini ad Ovest della città, cosa inquina l’atmosfera e da dove soffiano i venti?
Senza voler mettere in discussione la validità dei modelli previsionali utilizzati per la stesura del piano di zonizzazione, a mio modesto avviso, non si sarebbe dovuto far a meno di considerare i fattori di cui sopra, prima di passare all’approvazione ed alla fase attuativa del piano d’azione.
Con riferimento a quanto affermato dal Dott. Anzà, in merito al fatto che “l’inserimento fra le aree zonizzate comporta più che altro “oneri” e “responsabilità” a carico degli amministratori”, mi sorgono spontanee due domande:
1) “oneri” e “responsabilità” , vanno evitati escludendo da un piano d’interventi territori le cui condizioni negative ne richiederebbero l’inserimento?
2) Seppur “ nessuno vieta al Comune di Agrigento di adottare, in piena autonomia, ogni iniziativa utile alla tutela della qualità dell’aria nel proprio territorio”, l’esclusione dal piano, ha precluso all’Amministrazione comunale di poter usufruire di finanziamenti, agevolazioni o quanto altro, finalizzato al contrasto dell’inquinamento atmosferico?
Cordiali saluti
Per dovere di cronaca:
A Lombardo, Cuffaro e agli assessori si contesta il non avere adottato le misure imposte dalla legge per il contrasto dell’inquinamento atmosferico nonostante fossero a conoscenza «dei risultati delle centraline di rilevamento poste sul territorio regionale, dell’andamento della qualità dell’aria, del persistere dei fenomeni di inquinamento con superamento dei limiti di legge». In particolare gli indagati non hanno mai adottato i programmi per il raggiungimento dei valori limite ai fini della protezione della salute della popolazione, da predisporre entro 18 mesi, e i piani di risanamento della qualità dell’aria. Gli assessori coinvolti sono Mario Parlavecchio, Francesco Cascio, Rossana Interlandi, Giuseppe Sorbello, Mario Milone, Giovanni Di Mauro e Calogero Sparma.
Nell’avviso di conclusione dell’indagine i pm hanno indicato le città in cui, secondo la rilevazione delle centraline, si sono superati, negli anni, i limiti previsti dalla legge per il biossido di azoto e per le cosiddette polveri sottili: Palermo tra il 2002 e il 2009, Caltanissetta e Gela tra il 2007 e il 2009,Catania tra il 2003 e il 2009, Messina nel 2008 e nel 2009 e Siracusa negli anni 2007 e 2009. Negli stessi anni i valori massimi delle polveri sottili sarebbero stati oltrepassati a Palermo, AGRIGENTO, Gela, Caltanissetta, Catania, Messina e Siracusa.
La Procura di Palermo, per gli stessi reati, ha chiesto e ottenuto il processo del sindaco del capoluogo Diego Cammarata e di due assessori comunali imputati di omissione di atti d’ufficio e getto pericoloso di cose. Identiche le condotte: non avere adottato provvedimenti idonei a contrastare l’inquinamento in città. Il dibattimento è in corso e il 20 giugno, dopo una lunga battaglia di perizie, comincerà la requisitoria. I PM ORA STANNO VALUTANDO L’IPOTESI DI INVIARE GLI ATTI DELL’INCHIESTA ALLE PROCURE DELLE CITTA’ IN CUI SI SAREBBERO SUPERATI I VALORI MASSIMI DI INQUINAMENTO PERCHE’ VALUTINO SE PROCEDERE CONTRO GLI AMMINISTRATORI COMUNALI.
(Fonte: http://www.ecodallecitta.it/notizie.php?id=107242 )
Quanto succitato, parrebbe dimostrare come:
1 – Agrigento dovesse essere oggetto di maggiori attenzioni nel campo della lotta all’inquinamento atmosferico;
2 – il non aver inserito Agrigento nel piano di zonizzazione, non salvaguardi gli amministratori dal rischio di dover rispondere di eventuali responsabilità.
C’è da augurarsi, che si voglia anche provvedere a verificare eventuali reati di natura omissiva, commessi da chi potrebbe non aver ottemperato alle disposizioni di legge che imponevano il monitoraggio della qualità dell’aria, e nei confronti di quanti avrebbero avuto il compito di vigilare.
A tal proposito, va evidenziato come anche lo scrivente avesse già provveduto a segnalare da tempo all’Autorità Giudiziaria agrigentina ed ai NOE, gli aspetti succitati.
Scusate, ma questo dott. Anzà, è quello che è stato condannato per diffamazione nei confronti di Giuseppe Messina di Legambiente proprio a proposito del piano dell’aria copiato dal Veneto?
Dal Quotidiano di Sicilia del 24 settembre 2010:
“Nel 2007 Legambiente aveva accusato che il testo regionale era stato copiato dal Veneto. Piano dell’aria finisce in tribunale, condannato direttore del progetto. Riconosciuto il reato di diffamazione nelle risposte di Anzà a Messina.Danni per quasi 15000 euro…” (c’è pure la foto del condannato dott. Anzà).
Mi chiedo, se si tratta della stessa persona, a che titolo parla se per quello che continua ad affermare è già stato riconosciuto colpevole di diffamazione??
L’intervento di “marco” necessita di una risposta. Sarò breve, dato che nel caso in questione non vale la pena di sprecare fiato.
Un giudice molto “distratto” mi ha condannato in sede civile perché avrei replicato con troppa durezza a chi mi accusava di illeciti e reati, e “non” per avere copiato alcunché. La sentenza è già stata appellata, ma probabilmente le gravi anomalie rilevabili nel caso in questione mi costringeranno a presentare anche un esposto al Consiglio Superiore della Magistratura. Aggiungo che in numerose altre cause civili ho personalmente citato in giudizio coloro che hanno tentato di danneggiare la mia immagine e la mia reputazione. Se proprio ci tenete, vi terrò informato dell’evolversi della situazione.
E’ difficile tuttavia comprendere come mai il nostro marco, così attento a banali cause civili, sia invece tanto “distratto” nel caso di procedimenti penali di ben altra rilevanza (che hanno richiesto persino una conferenza stampa dell’Autorità Giudiziaria). Egli infatti “fa finta” di non capire che un pool di magistrati della Procura della Repubblica di Palermo ha investigato sulle vicende sopra descritte, ha spulciato per più di due anni nelle carte della Regione avvalendosi dei Carabinieri dei NOE e di CTU esperti del settore, ed ha infine accertato la correttezza del comportamento dei funzionari degli uffici. Le conclusioni della Procura smentiscono pertanto in modo plateale coloro che, in perfetta malafede, hanno denunciato inesistenti imbrogli ed illeciti, calpestando la reputazione di incolpevoli dipendenti pubblici.
Temo che questa contraddizione risulterà fatale anche per il giudice “distratto” – proprio come qualcuno di nostra conoscenza – che sarà chiamato a spiegare al Consiglio Superiore della Magistratura i motivi del proprio comportamento. Se ne facciano una ragione il nostro marco e i suoi (molto noti) amici.
Le osservazioni e le domande del “cittadino interessato” e del Direttore Morici meritano invece riflessioni serie e puntuali e, per quanto possibile, approfondite. Visto l’orario mi riservo di rispondere nel prossimo intervento.
Cordiali saluti
Salvatore Anzà
La risposta del dott. Anzà al mio commento mi sembra quella di persona non proprio serena. “Un giudice distratto (???) mi ha condannato… mi costringeranno a presentare un esposto al Consiglio Superiore della Magistratura…questa contraddizione risulterà fatale anche per il giudice distratto…”, il tutto quindi tra velati insulti ed incomprensibili minacce. Ma che dice? Straparla? Con queste affermazioni mi sa che il dott. Anzà rischia l’attenzione di qualche giudice nei suoi confronti. Da parte mia nessun’altra aggiunta se non ribadire che mi sono limitato a ricordare solo un dato di fatto ed incontrovertibile: il dott. Anzà è stato condannato per diffamazione ed il risarcimento è dovuto (anche se la sentenza è appellata). Il livello della risposta del dott. Anzà mi spinge ad immaginare che il giudice che l’ha condannato forse tanto “distratto” non deve essere stato.
Mi dispiace che il dibattito si sia spostato sul Dott. Anzà e perdiamo di vista le problematiche dell’inquinamento
L’arch. Lo presti non si deve meravigliare, qualcuno (ed è facile capire chi) ha interesse ad alzare cortine fumogene. Per chi legge, tuttavia, i balbettii sconnessi del nostro marco (chiunque egli sia) costituiscono una eloquente risposta. Non servono altri commenti.
Al Direttore chiedo però di fornirmi in via riservata la mail del nostro misterioso amico (anche se molto probabilmente quella fornita sarà falsa) e il relativo indirizzo IP, per verificare se è il caso di portare anche il nostro marco a raggiungere i suoi amici in tribunale.
Aggiungo infine che non intendo più interloquire con tali elementi (con loro parla solo il mio avvocato), e che se sarà dato ulteriore spazio a interventi di questo tipo, caratterizzati da evidenti finalità poco limpide, sarò costretto (e mi dispiacerebbe molto) a interrompere la mia collaborazione con il vostro sito. Questo tipo di cortile non è utile per nessuno, ed è meglio fare parlare le Procure !
Devo ancora una risposta, su argomentazioni serie, al “cittadino interessato” e al Direttore Morici. Provvederò quanto prima.
Salvatore Anzà
Gentili lettori,
visti gli ultimi interventi, mi corre l’obbligo di ricondurre il confronto su quello che è l’argomento sul quale è incentrato l’articolo, evitando commenti che – anche qualora non risultassero perseguibili a termini di legge – non sono certamente utili al dibattito, nè alla soluzione del problema.
Questo, m’impone anche una maggiore moderazione dei commenti, che d’ora innanzi non verranno più pubblicati in tutti quei casi in cui non siano riferiti esclusivamente all’argomento dell’articolo, o qualora i toni non risultassero adeguati alla natura del dibattito.
Gian J. Morici
Gent.mo Dottor Anzà,
intendo ringraziarLa per l’attenzione rivolta al giornale e per l’impegno assuntosi nel rispondere a quelle che Lei definisce “argomentazioni serie”, proposte oltre che da me, anche da “cittadino interessato”.
Sono certo che solo un confronto sereno e qualificato, può portare alla ricerca della soluzione di determinati problemi, che ritengo stiano a cuore di noi tutti.
Cordiali saluti
gian J. Morici
L’intervento del “cittadino interessato” dimostra che la collettività non può che beneficiare di informazioni e sollecitazioni veicolate in modo corretto, anche se sono frutto di punti di vista diversi. Rispondo alle sue osservazioni, e mi scuso per il ritardo.
1. Nulla questio sugli indicatori naturali, ma tenga presente che forniscono informazioni solo a micro-scala. Allargando un po’ il campo le cose possono cambiare notevolmente.
2. In un contesto di deficit ambientale, dove una causa (opifici) può determinare degli effetti (sforamenti dei limiti di tutela della salute) va da sé che bisogna intervenire prioritariamente sulle sorgenti inquinanti (cementeria, centrale termoelettrica, attività portuali, traffico, ecc.), anche se è chiaro che devono comunque essere controllate le aree di ricaduta (le cosiddette “immissioni”). Se la sua tesi è vera che senso avrebbe intervenire su Agrigento se l’inquinamento viene da lontano ? Per restare nel suo campo (il retroterra culturale non è un optional) la soluzione per un porto che continua ad interrarsi non è l’adozione di un nuovo programma di pulizia e dragaggio (che magari può anche essere utile, ma solo come soluzione tampone), ma una corretta progettazione delle opere di difesa, unica soluzione che garantisca un risultato a lungo termine.
3. Ovviamente siamo d’accordo sui termini della questione oneri/responsabilità, ma tenga presente che la mia osservazione tendeva a mettere in evidenza il fato che la soluzione di un problema così delicato difficilmente è un automatismo (inserimento nella zonizzazione), e che se si opera con superficialità i risultati ottenuti possono essere molto diversi da quelli che ci si aspetta. Si trattava in sostanza solo di un paradosso.
4. Quando ho detto che “nessuno vieta al Comune di Agrigento di adottare, in piena autonomia, ogni iniziativa utile alla tutela della qualità dell’aria nel proprio territorio” si trattava di un eufemismo. In realtà avrei dovuto dire che la legge “impone” al Comune (in particolare nella persona del Sindaco pro-tempore) di adottare ogni iniziativa necessaria a tutela della popolazione, nella qualità di massima autorità sanitaria locale, anche in presenza di omissioni di altri Organi/Amministrazioni. Il caso di Palermo è un esempio paradigmatico: il Sindaco viene processato anche se la stessa Procura ipotizza che a monte ci possano essere state omissioni concorrenti di organi gerarchicamente sovraordinati (Regione).
5. Gli strumenti attuativi di contrasto all’inquinamento atmosferico (i cosiddetti piani d’azione) non sono ancora stati definiti. Nella pianificazione è prevista l’elaborazione del Piano d’Area Urbana (per le zone di risanamento) e del Programma per le zone di mantenimento (per le aree restanti), da definire nell’ambito del Tavolo di settore provinciale di Agrigento, al cui interno un ruolo di primo piano viene sicuramente svolto dal comune capoluogo. In quella sede gli amministratori comunali potranno pertanto portare tutte le proposte che riterranno utili e opportune ai fini della tutela della qualità dell’aria nel loro territorio.
6. La zonizzazione non è un fine ma un mezzo. Si tratta solo di uno strumento che deve aiutare a contrastare gli effetti dell’inquinamento e migliorare la qualità dell’aria. Può fatta per controllare gli effetti dell’inquinamento o per intervenire sulle sue cause strutturali. E’ evidente che non sempre i due percorsi portano a prodotti coincidenti. Consiglio tuttavia al Comune di Agrigento, se ritiene di avere elementi utili ad una modifica dell’assetto definito dalla Regione, di sottoporre con grande urgenza i propri dati al Ministero Ambiente, che in questi giorni sta valutando il lavoro della Sicilia (e può modificarlo/integrarlo). Siate rapidi.
Al Direttore rispondo domani.
Cordiali saluti
Salvatore Anzà
@ dott. anzà
c’è una cosa che non mi convince. al punto 2, lei scrive . forse non sa che tra quelle da lei individuate come sorgenti inquinanti ce nè qualcuna che dista da monserrato (agrigento) appena qualche centinaio di metri. per il resto, non sono un tecnico, ma da residente posso soltanto dire che fino a non molto tempo fa sui davanzali delle nostre finestre, al mattino dovevamo togliere una strana polvere nera che si era accumulata durante la notte. nessuno ha mai saputo o voluto dirci cosa era. per non parlare del fomo maleodorante che quasi tutte le notti invade monserrato. spero solo che finalmente si arrivi a risolvere il problema.
grazie
Quando i cittadini evidenziano un problema, come quello ricordato da Aldo, hanno il “diritto” di avere risposte, certe e puntuali. E la pubblica amministrazione – da chiunque sia rappresentata (Ministero, Regione, Provincia, Comune) – ha “obbligo” di intervenire. Ad Aldo pertanto, ed ai suoi concittadini, non può che andare tutta la mia solidarietà (e, per quello che vale, anche il mio aiuto). Bisogna però mettersi definitivamente d’accordo sugli obiettivi e sugli strumenti per raggiungerli. Quella “strana polvere nera” di cui parla Aldo ha sicuramente una provienienza, e dovrebbe essere facile individuarla. E’ possibile far svolgere specifiche indagini (di tipo mineralogico) all’Arpa, per risalire alla fonte. Discorso analogo per il “fumo maleodorante”. I cittadini hanno la possibilità di organizzarsi, anche in gruppo, per sollecitare chi ha il dovere di intervenire. Esistono adesso nuovi strumenti, introdotti di recente nella nostra legislazione che possono anche essere attivati, se necessario (Class action – Azione Collettiva Pubblica Amministrazione – D. Lgs. 20 dicembre 2009 , n. 198 Attuazione dell’articolo 4 della legge 4 marzo 2009, n. 15, in materia di ricorso per l’efficienza delle amministrazioni e dei concessionari di servizi pubblici).
Detto quanto sopra, e per tornare agli aspetti tecnici, ribadisco che l’unica soluzione di problemi di questo tipo è intervenire in modo strutturale a monte rimuovendo le “cause” dell’inquinamento, ovunque esse siano. Altri interventi sono assolutamente inutili, e possono essere persino controproducenti, quando distolgono l’attenzione dell’opinione pubblica dai “veri” problemi. Non ha alcun senso prevedere interventi su Monserrato (quali potrebbero essere ?) se le polveri vengono da fuori (a meno che le sorgenti inquinanti non siano proprio lì).
Devo sempre un intervento al Direttore. Mi serve un pò di tempo perchè si tratta di un tema delicato.
Cordiali saluti
Salvatore Anzà
Gentile Direttore
Le devo alcune risposte sulla questione centrale che lei ha evidenziato, e cioè il regime delle responsabilità. Nei miei interventi precedenti alcuni temi sono stati già abbondantemente trattati, e mi limito quindi ad alcune osservazioni di carattere generale (non mi è possibile parlare di situazioni specifiche, dato che c’è un procedimento penale in corso).
Il nodo di questa vicenda è la mancanza di specifici strumenti di tutela della qualità dell’aria e contrasto all’inquinamento. Tali strumenti (Piani d’azione a breve termine, Piani per la qualità dell’aria per le zone in cui i livelli sono più alti dei valori limite, Piani di mantenimento, Programmi d’emergenza, ecc.), vanno elaborati con le procedure e i passaggi tecnico-amministrativi previsti dalla normativa, altrimenti si rischia di vanificare il lavoro fatto. L’esempio classico è il caso delle Zone a Traffico Limitato (ZTL) adottate dal Comune di Palermo per contrastare l’inquinamento da traffico, bocciate dal TAR per la mancanza di uno strumento propedeutico espressamente previsto dalla legge (il Piano Urbano del Traffico).
Il problema centrale è che la nostra regione, come abbiamo detto in precedenza, è partita con un handicap di circa 6 anni: mentre le altre regioni lavoravano alla pianificazione già a partire dal 2000 la Sicilia ha cominciato ad operare nel settore soltanto nel 2007 (abbiamo spiegato perché), e le conseguenze di questa partenza ad handicap sono oggi visibili a tutti. La bozza del documento di pianificazione elaborato nel luglio 2010, a conclusione di un lungo (ma inevitabile) percorso che si è sviluppato in circa tre anni, definisce in dettaglio sorgenti inquinanti, norme tecniche (limiti alle emissioni, aggiornamento dei sistemi di abbattimento nei grandi impianti, revisione delle autorizzazioni, ecc.), procedure operative e tempi contingentati per pervenire con urgenza (massimo sei mesi) all’adozione formale degli strumenti necessari per ottemperare agli obblighi discendenti dalla legislazione vigente. Vista la situazione in cui ancora oggi versano alcuni grandi agglomerati urbani, e considerato il rischio che in queste aree può essere associato alla mancanza di strumenti locali di contrasto all’inquinamento ai fini della tutela della salute, l’Ufficio aveva anche previsto l’obbligo dell’elaborazione di un Programma provvisorio di interventi d’emergenza da adottare (a livello comunale) in soli due mesi.
Nel 2010 c’è stato un rallentamento del percorso, anche per via dell’entrata in vigore della nuova normativa di settore, ma è evidente che in assenza dei provvedimenti attuativi, tutta la pianificazione di settore risulta oggi non efficace, in quanto assolutamente monca degli strumenti operativi di contrasto e prevenzione rispetto all’inquinamento atmosferico. E questo è il problema sollevato anche dalla Procura della Repubblica di Palermo. Può darsi che esistano refluenze anche a livello locale, ma tenga presente che eventuali responsabilità (se ci sono) possono essere accertate solo in sede processuale. Vedremo come andrà a finire.
Cordiali saluti
Salvatore Anzà
Gent.mo Dottore Anzà,
la ringrazio per ll’attenzione mostrata verso l’argomento in questione e a sollecitudine con la quale ha risposto ai commenti lasciati dai nostri lettori.
Comprendo benissimo che alcuni aspetti della vicenda non possono essere approfonditi nè in questa sede, nè in questo momento, visto che l’argomento probabilmente sarà oggetto di dibattito nelle aule giudiziarie.
In attesa di nuovi sviluppi, le giungano graditi i miei più cordiali saluti.
Gian J. Morici
Colgo l’opportunità della costante presenza e degli illuminati interventi di un luminare dell’inquinamento atmosferico quale si dimostra il dott. Anzà per chiarirmi una perplessità che mi è sorta dalla lettura, forse superficiale, del piano di coordinamento della qualità dell’aria presente nel sito dell’Assessorato Territorio, laddove tra le misure antinquinamento si prevede la riduzione del numero di giornate di utilizzo del riscaldamento domestico. Chiedo al dott. Anzà chi possa aver previsto questa misura che per la nostra Regione, dove le giornate fredde sono veramente ridotte, mi sembra una ridicolaggine. Nell’ultimo capitolo, poi, non capisco il riferimento alla Calabria per una specie di coordinamento sui problemi della qualità dell’aria. Francamente il collegamento mi sembra più filosofia che altro. Spero che il dott. Anzà possa intervenire sugli autori per correggere queste stranezze.
Un’altra domanda per il nostro esperto dott. Anzà, sempre a proposito del Piano di coordinamento della qualità dell’aria: ma perchè nel Piano non c’è traccia delle industrie e delle zone industriali, p.e. dei poli petrolchimici, della Regione? Ho letto e riletto ma è proprio così. E’ saltato qualche capitolo? La cosa mi sembra davvero madornale. Ma lei non se ne era accorto? Spero che segnali questa lacuna incredibile a chi di dovere.
Nel rileggere la copertina del Piano di coordinamento mi sono accorto che il dott.Anzà è tra gli autori del documento, anzi forse è il responsabile della sua redazione. A questo punto, anche per le domande che avevo poste riguardo alle incongruenze da me rilevate, resto sorpreso, francamente non me l’aspettavo.
Il nostro “Vittorio” (chiunque sia) è distratto come il suo amico “marco”.
Come ho già spiegato fino al 2007 l’ufficio che avrebbe dovuto redigere il piano era guidato da un “ambientalista” di Legambiente, tale Gioacchino Genchi. Il piano di coordinamento fatto nel 2007 non ha l’elenco degli impianti industriali perchè il sopra citato ambientalista dal 2001 al 2006 non è riuscito a trovare il tempo e/o il modo di realizzarlo. Ho dovuto provvedere io nel 2008 (D.A. 94 del 24 luglio 2008). La lacuna è stata segnalata ai vertici dell’amministrazione regionale, che hanno già preso i provvedimenti del caso (sono sicuro che vittorio li conosce).
Se il nostro “vittorio” fosse stato più attento avrebbe trovato l’Inventario delle emissioni nello stesso sito (e persino nella stessa pagina web) dove “casualmente” ha trovato il Piano di coordinamento, ma sempre “casualmente” rileviamo gli è sfuggito. Consiglio a Vittorio di chiedere all’ambientalista di Legambiente Genchi perchè in sei anni non abbia provveduto a fare quello che doveva fare ai sensi di legge. Ci faccia conoscere la risposta … siamo curiosi !
Il riscaldamento domestico è una delle fonti di inquinamento urbano. Anche se incide solo per una quota molto ridotta (3-4%), un intervento di razionalizzazione (anche in questo settore) non può che fare bene all’ambiente nel suo complesso. Lo sanno anche i bambini … !
Per le altre misure contro l’inquinamento consiglio a Vittorio, che sembra molto volenteroso, di visionare il documento “Adempimenti attuativi della legislazione di settore in materia di valutazione e gestione della qualità dell’aria ambiente”, redatto e consegnato da me nel 2010 e pubblicato sul sito dell’assessorato nella sezione “Procedure VAS”. Studiando attentamente quel documento avrà sicuramente molto da imparare. Per le lezioni private (per lui) non sono disponibile.
Commento moderato:
Mi ero semplicemente permesso di fare alcune domande ed alcune osservazioni ad una persona, il dott. Anzà, che dava l’impressione di essere disponibile e cortese. Mi sembravano domande da lettore interessato all’argomento e desideroso di ricevere solo chiarimenti. Dal tono e dal contenuto inspiegabilmente stizzosi della risposta, con cui il dott. Anzà, non so a che titolo, mi definisce “distratto”, lancia insulti e fa strane allusioni a post di altri lettori a suo dire miei “amici”, che in realtà non so chi siano, devo purtroppo dedurre di avere sbagliato sia riguardo la sua disponibilità, sia riguardo la sua cortesia, sia, soprattutto la buona creanza. Non ritengo di essere un “distratto”, le mie domande-perplessità sono rimaste senza risposta e, se devo essere sincero, non credo interessasse più di tanto la storia da primo della classe del dott.Anzà (quanto dice di avere fatto lui e quanto dice di non avere fatto i suoi predecessori). Anzi, a leggere l’articolo di testa sulle vicende giudiziarie che coinvolgono gli Assessori ed i due Presidenti della Regione sulle responsabilità dei mancati interventi sui Piani di risanamento contro l’inquinamento atmosferico, mi pare che la ricostruzione del dott. Anzà diverga del tutto da quella della Procura.
Gent.mo Sig. Vittorio,
ancora una volta, vorrei richiamare l’attenzione su quello che sono gli aspetti che riguardano l’inquinamento atmosferico, mettendo da parte le vicende giudiziarie riferite ad aspetti diversi da quelli indicati nell’articolo.
Purtroppo, fare riferimento ad altre vicende, che hanno trovato o troveranno in altre sedi le giuste risposte, finisce con il distrarre i lettori da quello che è l’argomento centrale del dibattito.
Vi invito dunque, a voler restare in tema, altrimenti, mio malgrado, mi vedrei costretto a censurare i commenti.
Grazie.
Da quello che abbiamo letto si capisce che a partire dal 2007 è stato fatto un lungo lavoro di recupero dei ritardi del passato, che si è concluso nel 2010 con un documento di pianificazione che è stato presentato al pubblico ed alle associazioni ambientaliste. Ho verificato che il documento in effetti è consultabile in rete sul sito dell’assessorato regionale all’ambiente.
Ma allora qualcuno può dirci cosa abbia fatto negli anni precedenti al 2007 il predecessore del dott. Anzà, e cioè il dott. Genchi, che immagino fosse regolarmente stipendiato per questo dalla Regione ? Considerato che Genchi è un dirigente di Legambiente forse sarebbe opportuno un chiarimento su questo aspetto da parte di Mimmo Fontana, che è intervenuto più volte con diverse dichiarazioni pubbliche. Credo che i cittadini abbiano bisogno di risposte chiare sul ruolo di Legambiente in questa storia, dato che la vicenda presenta dei lati abbastanza oscuri. Grazie.
Gentile direttore leggo spesso la sua testata e concordo con lei: fare riferimento ad altre vicende distrae l’attenzione da argomenti molto interessanti come l’inquinamento atmosferico. Ma proprio per il grande interesse che suscita l’argomento mi chiedo come mai un’associazione ambientalista come Legambiente, da cui sempre mi sono sentito difeso,che tante lotte porta avanti a difesa dell’ambiente e dei cittadini, che, giustamente,in tante occasioni ha puntato il mirino sull’inefficienza della pubblica amministrazione, che a difesa dell’interesse pubblico, molte volte, ha invocato il principio della responsabilità, oggi tanto abbia da dire su quello che è stato fatto e nulla sui mancati adempimenti. Se come leggo nel commento di Salvatore Anzà del 4 luglio:”….fino al 2007 l’ufficio che avrebbe dovuto redigere il piano era guidato da un “ambientalista” di Legambiente, tale Gioacchino Genchi…”,considerato il grave danno che la mancata pianificazione ha procurato alla popolazione, perché questo tal Gioacchino Genchi non è tra i responsabili? Ma soprattutto mi chiedo dov’era Legambiente e dove erano Messina e Fontana in tutti questi anni di inadempienze? Perché non parlano di gravi responsabilità di questo Gioacchino Genchi? Leggo che Fontana,coordinatore regionale di Legambiente, scrive di aver “…denunciato il caso clamoroso della copiatura del Piano della Regione Veneto. In quel caso è stato significativo il fatto che la Regione Siciliana, piuttosto che prendere provvedimenti nei confronti di chi aveva gravemente danneggiato l’immagine dell’amministrazione regionale (si ricordino gli articoli ironici su tutti i quotidiani nazionali), ha perseverato nel sottovalutare l’importanza di uno strumento indispensabile per restituire qualità all’aria che respiriamo”. Ma considerato il fatto che il grave danno all’immagine dell’amministrazione regionale si è rivelata una bufala, poiché è stato accertato che il piano non era copiato; ritengo, da cittadino ambientalista, che sarebbe stato più opportuno un intervento di Legambiente che sollecitasse la Regione Siciliana a prendere provvedimenti nei confronti di chi ha gravemente danneggiato la salute dei cittadini.
Grazie.
Gent.mo Sig. Luigi,
credo che l’argomento da approfondire, sia più quello dello stato delle cose e di come s’intenda risolverle, che non la ricerca di eventuali responsabilità pregresse.
A quelle, qualora ci fossero, penserà certamente la Magistratura.
Torno dunque ad invitarvi a lasciar perdere questi aspetti, per seguire un po’ meglio il problema di Agrigento e per capire – visti i discordanti pareri da parte di assessorati, Arpa, Provincia, Procura etc – se il problema dell’inquinamento atmosferico nella nostra città, sussiste, o si tratta di pura invenzione.
Anche su questo, lasciamo che eventuali responsabilità vengano poi individuate da chi di competenza.
Grazie!
Gent.le Direttore,
poichè non è apparso il mio commento, lo riinvio, poichè mi trovo del tutto in sintonia con il suo invito. Infatti, proprio per questo motivo ricordavo che il titolo di testa dell’articolo è: Inquinamnto atmosferico, indagati Cuffaro, Lombardo e Assessori regionali. Tuttavia, mi sia consentito di ricordare (per l’ultima volta) a chi non sembra avere letto l’articolo di testa che in sede penale la Magistratura sta già facendo il suo dovere tanto è vero che ha individuato, allo stato dei fatti, con nomi e cognomi i presunti responsabili,dal 2002 ad oggi, e non mi sembra che abbia tirato in ballo Legambiente, Fontana e Genchi. Secondo dato di fatto: cosa ha fatto la vituperata Legambiente? In sede civile ha denunciato per diffamazione il tal dott. Anzà, il quale è stato condannato al risarcimento danni e, per quel che so di diritto civile, la sentenza è esecutiva anche se appellata. Spero che d’ora innanzi si parli dei problemi agrigentini e non di chiacchiere inutili e fuorvianti come ricordato dal Direttore Morici. Su questi due aspetti da parte mia nessun ulteriore commento.
Gentile Direttore
rispondo a Luigi e Andrea
Dagli accertamenti della Magistratura emerge in modo chiaro (credo che fra non molto sarà pubblica la consulenza del pool di esperti che si è occupato della vicenda) che la Regione Siciliana ha ottemperato al disposto normativo con “ben sei anni di ritardo” (testuale) rispetto al giugno 2004, data alla quale avrebbe dovuto allinearsi alla legislazione vigente. Si tratta di un fatto che non ha bisogno di commenti.
Nel 2004 la struttura regionale che avrebbe dovuto occuparsi della pianificazione e predisporre gli strumenti contrasto all’inquinamento atmosferico (anche per l’area agrigentina, nella quale operava una rete di rilevamento della qualità dell’aria) era guidata dall’ambientalista di Legambiente Genchi. Si tratta di un altro fatto che non necessita di commenti.
I sei anni di ritardo rilevati dalla Procura di Palermo coincidono in modo imbarazzante con la durata dell’incarico del mio predecessore (Genchi), che nel 2007 è stato sollevato dall’incarico per responsabilità dirigenziale e successivamente sanzionato dalla Giunta di Governo (Delibera Giunta Regionale n. 241 del 24/06/2010) . Mi risulta inoltre che sia stato processato dalla Corte dei Conti e che nel 2010 sia stato condannato (Sentenza Corte dei Conti n. 1031/2010). Non so di eventuali ulteriori sviluppi, ma se dovessi avere notizie, in un senso o nell’altro, ve le darò. Soprattutto a Vittorio, che sembra molto interessato.
Registriamo ancora una volta l’assenza imbarazzante di Legambiente e Fontana sulle domande che avete formulato: cosa ha fatto l’ambientalista Genchi per tutelare la salute degli agrigentini ? Dove sono gli strumenti di pianificazione per la tutela della qualità dell’aria a scala provinciale che avrebbe dovuto fare per salvaguardare la loro salute ? Non era pagato per questo ? Il silenzio è assordante. Anche in questo caso non servono commenti.
Basta, non se ne può più della tiritera quotidiana di questo dott. Anzà contro Legambiente e gli altri signori con cui ce l’ha. Ma che ce ne frega delle sue storie? E’ andato da chi di dovere a riferire le sue accuse? Di sicuro lo avrà fatto. Ma se non l’hanno preso in considerazione in Procura e un motivo ci sarà, perché ci dobbiamo sorbire noi ogni giorno questa litania? Ha stufato. Vogliamo tornare a parlare di cose serie e non di fatti personali?
Elisa non ha seguito gli interventi, o è confusa. Questa discussione parte da una dichiarazione di Fontana, Presidente Regionale di Legambiente, che denuncia il “caso clamoroso della copiatura del Piano della Regione Veneto” e chiede “provvedimenti nei confronti di aveva gravemente danneggiato l’immagine dell’amministrazione regionale” (il primo intervento). Non mi sembrano fatti personali ma fatti resi molto “pubblici” proprio da Legambiente. Credo che tutti noi abbiamo il diritto di sapere se qualcuno ha mentito: se ha mentito Anzà, allora sarà incriminato, dato che non è credibile che un pool di magistrati della Procura di Palermo ne occulti le responsabilità. Se invece ha mentito Mimmo Fontana allora la cosa è particolarmente grave, per i motivi che ho spiegato in precedenza. Noi vogliamo essere tutelati dalle associazioni ambientaliste (che per questo prendono dei contributi pubblici), e non vogliamo essere presi per i fondelli.
Si tratta di cose molto serie, e credo che sia un fatto importante anche dal punto di vista giornalistico: vogliamo sapere se il Presidente Regionale di Legambiente nel caso in questione ha detto la verità all’opinione pubblica, o se ha mentito.
Aspettiamo risposte.
Sig. Andrea, secondo lei io non avrei seguito tutti gli interventi del blog e sarei “confusa forse perchè non mi sono associata alla stuffosa tiritera del dott. Anzà? Comprendo una volta, ma cantarsela e suonarsela più volte, capirà che può scocciare anche al lettore più paziente, specie se si tratta di argomenti su cui la Magistratura sembra avere le idee chiare (vedi responsabilità di assessori e presidenti). Comunque, un invito, sia più garbato con le persone che non conosce o che non la pensano come lei e riservi certi giudizi per suoi amici, conoscenti e affini (per dirla con il grande Totò). Spero che il direttore Morici tuteli le forme di rispetto verso chi dissente, specie da certe cordate o scordate.
Incredibile! Elisa si rifiuta testardamente di leggere l’articolo iniziale, che ha fatto partire 33 interventi (compreso il suo). Cosa possiamo farci ? E’ proprio vero che non esiste peggior sordo di chi non vuol sentire …
Sembra chiaro che le domande che abbiamo fatto su Genchi e Fontana, e le informazioni che abbiamo ricevuto, hanno innervosito molto qualche suo amico, ed è facile capire perché !
Ma la questione resta sempre aperta: vogliamo sapere se Legambiente (Fontana, Arnone, Genchi) ha detto la verità su questa storia o se ha mentito in modo vergognoso all’opinione pubblica, dato che gestisce soldi pubblici. Tentare di cambiare continuamente discorso è inutile e puerile.
Ci piacerebbe inoltre che il Direttore facesse qualche verifica sui documenti, da buon giornalista, e ci facesse sapere qualcosa.
Grazie.
Sig.ra Elisa, lei non si deve associare nessuno, deve solo arrendersi all’evidenza. Capisco che per i suoi amici sia spiacevole, ma i fatti sono fatti. Il tema di questa sezione lo ha deciso Legambiente, la invito a rileggersi nuovamente tutti gli interventi. Inoltre io non sono stato sgarbato con nessuno e non uso i suoi termini, molto subdoli. Per dirla con il grande Totò che le piace molto: “ma mi faccia il piacere !”.
Direi che il silenzio contrito di Arnone, Genchi e Fontana vale più di qualunque ammissione pubblica di colpa. A questo punto, considerato che sembrebbe ormai chiaro che Legambiente abbia mentito ai cittadini che dovrebbe invece tutelare (e mi sembra ormai chiaro a tutti), l’ultimo atto dovrebbero essere le dimissioni dei responsabili.
E’ troppo aspettarci almeno un pò di dignità ?
Commento Moderato:
E’ chiaro quale è stato il ruolo di Legambiente (Arnone, Fontana) in questa storia, ed è altrettanto chiaro che non si dimetteranno mai. Troppi interessi in ballo.
Omissis. Sarebbe interessante capire come sia stato scelto il direttore di questa riserva, quali capacità abbia Fontana, e soprattutto le modalità di informazione al pubblico e selezione dei candidati. Vizi privati e pubbliche virtù !
E ovvio che questi soggetti, quando è il momento, “scendono in campo” per sostenere che le chiazze schiumose marroni e maleodoranti sono acqua da bere – omissis – o che la Sicilia ha il Piano del Veneto. Li trovi in prima fila quando si tratta di fare la morale agli altri, e li vedi rampognare severamente il prossimo, e discettare in pubblico di ambiente, regole, correttezza, trasparenza, conflitti di interesse, ecc. ecc.
Poveri noi !
1 ANNO E 8 MESI DI RECLLUSIONE A SALVATORE ANZA’ EX DIRIGENTE ASSESSORATO AMBIENTE
http://isolapulita.blogspot.it/2013/02/1anno-e-8-mesi-di-reclusione-salvatore.html
Sentenza n. 5455/2012,ANZA’,TOLOMEO,INTERLANDI,ZUCCARELLO,GENCHI,PELLERITO,MESSINA,CAVALLARO,CIAMPOLILLO,CIRINCIONE,SANSONE,FONTANA,LEGAMBIENTE,TRIZZINO,MOVIMENTO 5 STELLE,SMOG MAZZARA,PAINO AEROLOGICO PADANO
A NOI AMBIENTALISTI L’idea di realizzare le “piste ciclabili sfruttando argini di fiumi e canali” ci aveva insospettito NON POCO e quindi……….
“PUO’ RITENERSI ACCERTATO CHE IL PIANO CONTENEVA SE NON ERRORI, COMUNQUE VISTOSE COPIATURE DI UN PIANO DI ALTRA REGIONE “
La teste Interlandi Rosanna, all’epoca dei fatti Assessore Regionale per il territorio ed Ambiente, la quale ha spiegato che all’Anzà era stata affidata la redazione del “Piano regionale per la tutela della qualità dell’aria” che era stato pubblicato ad agosto 2007 sul sito dell’Assessorato.
Il piano era stato elaborato con ritardo rispetto ai tempi dovuti, ritardo per il quale era stata attivata un procedura comunitaria per infrazione.
Era però emerso che il “Piano regionale per la tutela della qualità dell’aria” oltre a contenere ERRORI DI SINTASSI vari, era una COPIATURA di un precedente piano redatto per la regione Veneto e tale circostanza risultava da una serie di INDICAZIONI e RIFERIMENTI che erano del tutto ILLOGICI ed INCONGRUI ove riferiti al territorio siciliano.
In particolare si faceva riferimento alle immissioni atmosferiche derivanti dall’uso dei riscaldamenti domestici dovuti al CLIMA RIGIDO, si indicava quale soluzioni dell’inquinamento da traffico il potenziamento delle PISTE CICLABILI da realizzare sugli ARGINI DEI FIUMI CHE ATTRAVERSANO I CENTRI STORICI e, in alcuni casi si trovava addirittura il link della Regione Veneto (pag 14 verbale del 24.11.2011).
Appare quindi evidente che non possono ritenersi credibili i testi Barbaro e Tolomeo che hanno parlato di correzioni effettuate dalla segreteria e nel tempo di ventiminuti – mezz’ora; ma soprattutto appare evidente che gli errori del “Piano regionale per la tutela della qualità dell’aria”, non potevano essere semplici “refusi”, giacchè non potrebbe logicamente giustificarsi la creazione ad hoc di una commissione composta da tre soggetti che ha lavorato per quattro mesi, per la correzione di un elaborato di appena 385 pagine, compresi gli allegati.
….lungi da essere meri refusi come dichiarato eufemisticamente da testi interessati anche ad escludere ovvero attenuare proprie responsabilità amministrative, erano vere e proprie COPIATURE.
Peraltro, nello stesso “decreto di correzione relativo al piano regionale per la tutela della qualità dell’aria” si legge di “comunità montane”, “argini di fiumi e vcanali”, “intero territorio pianeggiante della regione”, “bacino aerologico padano” eccc..
….il “Piano regionale per la tutela della qualità dell’aria” conteneva effettivamente degli errori che per la loro evidenza e natura erano tali da rendere legittime le critiche…..
Per quanto riguarda la commisurazione della pena, rileva questo Giudice che NON si ravvisano motivi per la concessione delle circostanze ATTENUANTI e ciò sia per motivi processuali che per motivi sostanziali.
…Infatti la vicenda presenta profili di indubbia gravità……….per formulare offese personali connotate da una fortissima violenza verbale, violenza di cui l’IMPUTATO non è sembrato neppure rendersi conto nel corso del suo esame dibattimentale.
DICHIARA Anzà Salvatore responsabile del REATO continuato a lui ascrittoi e lo CONDANNA ALLA PENA di UNO ANNO e MESI OTTO di RECLUSIONE, oltre che al pagamento delle spese processuali………….
Sentenza n. 5455/2012 emessa dal Tribunale penale di Palermo, Giudice Monocratico, sez. quarta penale, nel proc. n. 4863/2010, all’udienza del 18.10.2012, di condanna a un anno e otto mesi di reclusione, nei confronti di Anzà Salvatore EX DIRIGENTE ASSESSORATO TERRTORIO AMBIENTE DELLA REGIONE. L’accusa: diffamazione in relazione alle posizioni assunte dall’associazione sul Piano Regionale di Coordinamento per la tutela della Qualità dell’aria .
Scarica l’intera sentenza in pdf
DOTTORE SALVATORE ANZA’ DIRIGENTE ASSESSORATO TERRITORIO AMBIENTE DELLA REGIONE SICILIA CONDANNATO AD UN ANNO E 8 MESI REG SENT 5455 2012 UDIENZA 18 10 2012 RGT 4863 2010 RG NR 7076 2009
http://lagazzettadiisola.files.wordpress.com/2013/02/dottore-salvatore-anza-condannato-a-18-mesi-reg-sent-5455-2012-udienza-18-10-2012-rgt-4863-2010-rg-nr-7076-20093.pdf