“Da oggi niente è più come prima!
Nel giorno in cui il Tar del Lazio si esprime sull’impatto che il rigassificatore ( impianto che Nuove Energie Enel pretende di collocare in area Kaòs a ridosso della valle dei templi), potrebbe avere sul paesaggio dell’area vasta ed, evidentemente, sulle comunità: giocoforza dovrebbe emergere una profonda vergogna per “ l’affaire”, rispetto al quale non è più possibile girare lo sguardo altrove e fare finta di niente.
Le motivazioni presenti nel dispositivo: che si aggiungono alle inascoltate proteste e denuncie di tanti cittadini ed associazioni, sono estremamente carichi di significato. Descrivono, ove fosse necessario, uno scenario inquietante: la definitiva rovina di uno dei luoghi più affascinanti al mondo, il degrado ambientale, la evidente impossibilità a progettare una idea di futuro per i giovani degna di questo nome.
Tutto ciò rimanda ad una gravissima considerazione: nessuna proposta o ipotesi alternativa da parte del ceto politico ma, soltanto, un silenzio assordante!
E riporta alla mente una frase dell’illustre economista J.M. Keynes: “Distruggiamo la bellezza del paesaggio perché gli splendori della natura non hanno alcun valore economico. Saremmo capaci di spegnere il sole e le stelle perché non pagano un dividendo.”
Dimostra, purtroppo, quanto poco peso e significato abbiano la storia culturale e il portato simbolico dei luoghi. Quanto di questi luoghi, di luoghi così particolari come il Kaòs, la Valle dei Templi patrimonio dell’umanità ( la più celebrata del mondo), quanto della loro “anima” importi al ceto politico e a noi agrigentini abituati oramai a considerare la devastazione del paesaggio come un dazio da pagare alla presunta modernità.
Tanto da riuscire ad accettare come buono qualsiasi progetto visibilmente demenziale: rigassificatore, centrale nucleare, discariche, termovalorizzatore (al posto della centrale Enel), parco eolico a mare, trivellazioni a ridosso delle coste, barattati quali opportunità occupazionali o branditi come bastoni per convincere pochissimi delle migliaia di disoccupati o inoccupati (in procinto di andare via) ad accettare iniqui compromessi.
E certo, sembra esercizio di anime belle il parlare di amenità sottili come i luoghi dell’anima a fronte dell’emergenza occupazione e della fame di appalti (o subappalti) che soffoca il territorio. Ma se l’esito cui sono giunti taluni sedicenti “spiriti pratici” che affollano la scena politica, e non solo, è l’impianto di rigassificazione del Kaòs, certo una riflessione critica sulla frattura tra politica e bellezza non produrrà danni maggiori di quelli che oggi stiamo constatando.
Ammesso naturalmente che si tratti di esercizi così sterili. E già perché sarà un caso ma là dove i luoghi hanno, ancora, un’anima, là dove le classi dirigenti – politici, ingegneri, architetti, urbanisti, creativi – hanno ancora una cultura e, in particolare, una cultura ancorata ai luoghi, al paesaggio, alla tradizione ebbene in quei luoghi esiste una tenuta diversa sui fronti più pratici del vivere associato. Purtroppo adesso dalle nostre parti solamente: incertezza. Un prezzo che un territorio che registra un numero così elevato di disoccupati o meglio di inoccupati (circa 140 mila) non può permettersi di sopportare. L’analisi svolta e le deliberazioni adottate dal Tar del Lazio richiedono, tuttavia, uno sforzo di onestà intellettuale da parte di tutti gli attori in campo. Le riflessioni non possono che essere gravi, lo scenario così come viene dipinto risulta quasi grottesco: rimanda a logiche che vedono in prospettiva speculazione finanziaria nel settore del gas e strategie di ingegneria finanziaria a discapito di un territorio falcidiato da errori commessi in passato e da anni di colpevole abbandono. Comunità che hanno vissuto e vivono tempi di insicurezza e di evidenti difficoltà per il loro destino. Che non hanno, certamente, bisogno di annunci e di ulteriori promesse non mantenute. Ma di atti e programmi concreti. Per comprendere chi sono “effettivamente” i soggetti talmente incoscienti da partorire una idea di sviluppo così incoerente con le evidenze economiche e con la realtà ambientale presenti nel territorio.
Non si tratta soltanto di esprimere un giudizio politico. Si tratta di correre tempestivamente al riparo. Per contrastare non già un programma di sviluppo: che potrebbe non essere gradito! Si tratta di contrastare una organizzazione finalizzata alla più triste delle speculazioni che avrà come logica conseguenza un’azione di killeraggio verso il patrimonio archeologico, i beni ambientali e culturali.
Una organizzazione che utilizza mezzi pubblici sproporzionati: boiardi di stato, personale, televisioni, giornali, apparati e strutture pubblici per trarne profitto e vantaggi di vario genere a discapito di comunità notoriamente fragili. E poi parliamo di etica e di responsabilità sociale dell’ impresa!
Non si può, pertanto, non negare che vi sia in corso un nuova frizione tra etica ed estetica!
Immaginiamo per un momento che le comunità (fragili si ma sottovalutate) avessero deciso di non reagire:
- Nuove Energie – Enel avrebbe già dato inizio ai lavori piuttosto che far finta di iniziare (formalmente sic!) con la recinzione del sito. Appunto sul sito andrebbe aperta una concreta discussione sulla concessione di un’area che ad avviso di chi scrive risulta demaniale e, in ogni caso, non risulta essere ancora nella disponibilità della Regione Siciliana che l’avrebbe, pertanto, ceduta illegittimamente a Nuove energie – Enel;
- Con le ruspe già sul posto, (bloccate temporaneamente dal provvedimento del TAR), il business sarebbe andato avanti;
- Nuove Energie avrebbe continuato tranquillamente a fare affari. Una società con soli 10 mila euro di capitale sociale, costituita ad hoc da “cosiddetti facilitatori” per istruire la “pratica” ottenere i permessi ungendo i passaggi burocratici e “rivendere il pacchetto” che permette di lucrare prima la nota, significativa, plusvalenza e, soprattutto, di lucrare gli incentivi più alti al mondo attraverso la Delibera n. 178 del 2005 dell’Autorità Nazionale per l’Energia, la quale stabilisce che lo Stato rimborserà (vuoto pieno) i gestori degli impianti di rigassificazione qualora essi producano poco per mancanza di metano da rigassificare, annullando di fatto il rischio d’impresa. A tale proposito risulta opportuno sottolineare che il Commissario Europeo per la Concorrenza ha posto in essere il procedimento per infrazione. E, inoltre, l’Unione Europea ha negato i contributi previsti ritenendo l’impianto di Porto Empedocle non strategico.
Che gli impianti di rigassificazione oggi siano inutili lo dimostrano i fatti più recenti (è la Nemesi?). Le difficoltà in cui versa l’ENI alla ricerca di ridefinire i contratti sottoscritti nel 2007 con il gestore del gas russo, che allora sembravano un successo ed oggi risultano un boomerang. La formula” take or pay”, che impone di pagare i volumi non ritirati, costerà ai contribuenti italiani l’enorme cifra di 1,2 mld di dollari all’anno. Da quanto emerge appare evidente che il paese ha a disposizione molto più gas di quanto ne possa consumare.
Se tutto ciò fosse accaduto lo scenario sarebbe allarmante. Il danno sarebbe già compiuto e le Comunità non avrebbero mai potuto sperimentare che era possibile un altro film. E che esiste una moderna, seria e compatibile idea di sviluppo a partire dal porticciolo turistico in via di definizione con la collocazione dei pontili e delle attrezzature ad uso diporti stico e la creazione di circa 800 posti barca. Che risulta possibile attrarre investimenti nell’area dismessa e nell’area ASI da parte di imprese innovative, green economy, nautica da diporto, agroalimentare. Che per l’accelerazione di detti processi risulterebbe estremamente significativo l’applicazione di Accordo di Programma sulla scorta di quanto realizzato a Termini Imerese. Che il rilancio economico dell’area potrebbe passare attraverso la creazione della Zona Franca Urbana, una riconosciuta opportunità che, mediante la leva della defiscalizzazione, può determinare le condizioni per la creazione e l’insediamento d’imprese. Che esiste una possibilità occupazionale, anche, con la riconversione della centrale da parte di enel. Ciò costituirebbe oltre che una occasione di sviluppo economico una scelta eticamente responsabile perché metterebbe in sicurezza il territorio dai riconosciuti rischi ambientali, piuttosto che ineffabile offerta in compensazione dei danni che nuove energie – enel intende arrecare ai cittadini agrigentini.
Immaginiamo, inoltre, che la Procura di Roma dovesse accertare che oltre ai noti vizi di natura procedurale e sostanziale (come da più parti sostenuto, non sono state osservate la Direttiva Seveso prevista per gli impianti a rischio di incidente rilevante, non è stata osservata la norma derivante dall’affermazione di un principio irrinunciabile: che delle questioni che si riferiscono alla qualità della vita e al futuro delle comunità debbano decidere liberamente i cittadini, attraverso gli strumenti di consultazione che le moderne democrazie prevedono e che ha reso obbligatoria la convenzione di Aaharus (Danimarca) sottoscritta da tutti i Paesi europei “ sull’accesso alle informazioni, la partecipazione del pubblico ai processi decisionali e l’accesso alla giustizia in materia ambientale”, ratificata dallo Stato italiano con Legge n°108 del 16/03/2001 e non la mera asfittica informazione sull’albo pretorio del comune di porto empedocle – delle Comunità presenti nell’area vasta a partire da quelle di Porto Empedocle e di Agrigento ma anche di quelle di Realmonte, Siculiana, Montallegro, Palma di Montechiaro, Favara, Aragona, Raffadali), rilevasse, anche, che la procedura sia stata viziata secondo altri profili che potrebbero integrare una rilevanza penale, ne risponderanno, certamente, gli eventuali indagati e la loro reputazione.
Ma in tale eventualità chi risarcirebbe effettivamente il territorio, i cittadini, le imprese, i giovani per i danni morali e materiali già arrecati? Queste domande interpellano la coscienza civile e morale e conducono alle categorie della politica democratica. In particolare il diffuso rinvio alla vergogna richiama il sentimento di umiliazione che emerge tra i cittadini per il comportamento riservato loro. Per scelte che li riguardano direttamente, che li toccano da vicino. Scelte e comportamenti che hanno a che fare con il conculca mento dei diritti di tanti cittadini che lasciano impregiudicata la questione della lesione della legalità Perché la sistematica disattesa delle norme che regolano l’insediamento di ordigni pericolosi mortifica la democrazia. Perché le scelte di una società pubblica – che si comporta con metodi e modi privatistici e mercantili – nel momento in cui producono effetti così clamorosi sulla collettività, diventano atti che interessano e mettono in discussione i diritti e, pertanto, diventano intrinsecamente pubblici.
Perché nel ledere la vita di ogni cittadino trascinano tutti nello stesso stato di disagio e mettono in gioco l’immagine del potere politico, della forza che regola il vivere civile. Tante volte lo sconforto ha consigliato e, talvolta, quasi costretto a rinunciare alla partita! Tuttavia la partita si chiama democrazia e diritti. E’, dunque, indispensabile lottare per la risoluzione definitiva.
Per tutte le superiori considerazioni risulterebbe estremamente significativo e prioritariamente risolutivo se:
- L’ attuale Soprintendente ai BB.CC. – nel prendere atto della insensata decisione di rilasciare il N.O. sul rigassificatore da 8 miliardi di mc. sotto la Valle dei Templi, ritenuto dalla comunità culturale il “peccato originale” e che ha reso necessario per alcune associazioni, compresa quella da me presieduta, richiedere alla Regione Siciliana il trasferimento per oggettivi motivi di incompatibilità ambientale della Soprintendente ai BB.CC. e del suo collaboratore e consapevole del fatto che nessun soprintendente al mondo che abbia funzioni di tutela del patrimonio archeologico avrebbe mai rilasciato l’ ignobile via libera – decidesse di revocare in autotutela il predetto N.O.
- Gli organismi dell’Unesco (che si sono mossi per molto meno in riferimento al porticciolo turistico di Siracusa) facessero la loro parte intervenendo con il proposito di salvare la Valle dei Templi, ricordandosi che l’ecomostro dovrà sorgere in Buffer zone (zona di rispetto) di un bene archeologico riconosciuta dal protocollo siglato proprio dall’Unesco.
- L’Onorevole Raffaele Lombardo Presidente della Regione Siciliana dovesse dare seguito alle parole e alle dichiarazioni rilasciate liberamente ad Agrigento “mai il rigassificatore nella valle dei templi” ed essere garante della democrazia.
- Dovesse, cioè, dare dimostrazione di ciò che dice di essere il garante delle comunità della sicilia e della loro autonomia. Comunità vessate da sempre da politiche colonialiste e da scelte svolte nell’interesse di un sistema economico che, evidentemente, non si occupa di diritti ma fa affari.
Ovviamente un coraggio enorme, straordinario. Perché le accuse e le evidenze lo sono. Ci sono confini che la politica non deve superare mai. Il confine tra imbarazzo e disgusto. Il primo è stato abbondantemente superato. Il secondo, estremamente pericoloso, non deve essere superato mai! Poiché questo territorio: affascinante per tutto il mondo merita di meglio, il Presidente della Regione siciliana revochi tempestivamente in autotutela le autorizzazioni rilasciate a Nuove Energie srl, per la costruzione di un ecomostro da 8 mld di mc da collocare sulle argille azzurre del Kaòs di Pirandello, a ridosso della Valle degli Dei”.
Alessio Lattuca Presidente Confimpresa Euromed