Non ancora stufi di far ridere il mondo, continuiamo con le farse all’italiana, i falsi moralismi e il nostro coraggio di esser forti con i deboli e deboli con i forti.
Il Pdl si rivolta contro Roberto Lassini, candidato al consiglio comunale di Milano, reo di aver fatto affiggere dei manifesti con la scritta “Fuori le BR dalle Procure”.
Persino la Moratti, candidata sindaco, si scaglia contro un poveraccio che si è solo limitato a tradurre e far stampare sui manifesti quanto affermato dal presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, che del Pdl è il leader.
Un povero disgraziato, per il quale sarà il ministro di giustizia Alfano, a decidere se potrà essere indagato per vilipendio per la campagna di affissioni anti-toghe e per aver dunque emulato il suo leader, dal quale, secondo quanto dichiarato a Porta a Porta, avrebbe incassato una telefonata di solidarietà dal premier.
Ma se Alfano dovesse ricevere una richiesta a poter indagare il premier, per le stesse motivazioni con le quali si vorrebbe indagare contro Lassini, cosa farebbe?
E la Moratti, tanto scandalizzata dai manifesti voluti da un poveraccio, non si scandalizza dinanzi le parole di un presidente del Consiglio?
E il coordinatore del Pdl lombardo, Mario Mantovani, così pronto a venire incontro al buon Lassini, affermando che a decidere dovrebbero essere gli elettori, perché mai adesso auspica che nel caso venisse eletto al consiglio comunale di Milano, rinunci alla carica?
Di serio in Italia, resta solo il bunga bunga…
gjm