“Continuare su una strada definita irragionevole dalla Corte costituzionale, e che ha già provocato danni incalcolabili, e ancora ne provocherà, rappresenta una follia”. Lo ha detto l’on. Tonino Russo, componente della Commissione cultura della Camera, illustrando, nell’Aula di Montecitorio, un’interpellanza urgente al Ministro dell’Istruzione, in relazione alla recente sentenza della Consulta concernente le cosiddette graduatorie scolastiche “in coda”.
“Il Ministero – continua Russo (Pd) – mi pare sia ancora stordito dalla sonora batosta subita e, non sapendo che fare, persevera nell’errore. La norma-vergogna, introdotta con il milleproroghe, rappresenterebbe uno schiaffo alla sentenza: oltre a violare numerose norme costituzionali, viola le più elementari norme di buon senso”.
“La Gelmini – aggiunge il deputato Pd – continua ad assecondare le spinte discriminatorie della Lega, supportata da parlamentari meridionali sempre pronti a svolgere il ruolo di sguattero per un Governo antimeridionalista”.
“Il Ministero non sa che pesci pigliare: per trovare una soluzione si è rivolto all’Avvocatura dello Stato, ai sindacati, al Consiglio di Stato. Di fronte ai danni incalcolabili che la norma provocherebbe è necessario investire il Parlamento”.
“Come è facile prevedere – prosegue il parlamentare democratico – anche alla Camera verrà posta la questione di fiducia, impedendo un esame sereno ed approfondito. È necessario un ripensamento da parte del Governo: il Ministro investa della questione la Camera, e a partire dalla commissione competente, si confronti con le forze parlamentari, per trovare una soluzione ad un pasticcio che rischia di diventare in districabile”.
“Se la norma-vergogna venisse approvata definitivamente – prosegue Russo (Pd) – i ricorsi, ed i docenti da risarcire, perché lesi nei loro elementari diritti, aumenterebbero esponenzialmente. Non vanno sottovalutati – conclude – gli effetti destabilizzanti sul sistema formativo provocati dal lungo contenzioso che si innescherebbe, considerato che i docenti penalizzati avrebbero cinque anni di tempo per citare in giudizio l’amministrazione”.
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