La conferenza dei servizi sarà riaggiornata? L’Assessore uscente Pippo Gianni non ha firmato alcuna autorizzazione! E’ bene interrogarsi sul perché non abbia firmato, nonostante il colpo di teatro appositamente organizzato e svoltosi a Palermo con un gran parterre: alla presenza del Ministro Scajola del Viceministro Gianfranco Miccichè con delega al CIPE i quali che promettevano di liberare le risorse FAS per le aree sottoutilizzate (4 mld di euro) destinate alla Sicilia e alla presenza del potente amministratore delegato di Enel Fulvio Conti, il quale poneva chiare condizioni. Restano sul tavolo irrisolti i nodi sulla compatibilità del progetto con il tracciato del gasdotto SNAM ancora da presentare (del quale nessuno sa nulla) e sulla effettiva compatibilità con il Piano Regolatore del Porto. E, soprattutto, sulla compatibilità del progetto con le vere vocazioni del territorio alla luce del recente ritrovamento – nel mare di Maddalusa, a ridosso del Kaòs e di Porto Empedocle – di due ancore romane che evidenzia, ove fosse stato necessario, la straordinaria ricchezza di reperti presente negli inesplorati fondali agrigentini ed empedoclini (il che dovrebbe fare riflettere chi ha la responsabilità della tutela, della conservazione e della valorizzazione del patrimonio culturale e della memoria. Inoltre, è opportuno ricordare che la decisione ultima, in sede di conferenza dei servizi, circa il progetto del rigassificatore da collocare nell’area Kaòs, limitrofa al porto di Porto Empedocle, in discussione risulta essere molto complessa e pericolosa per chi dovrà assumere decisioni così significative.Infatti per quanto attiene alle opere a mare e con riferimento alla nave gasiera in posizione di stazionamento al molo, non può considerarsi sostanzialmente rispettata la normativa, poiché, la distanza dalle banchine del molo di levante attuale è di circa 600/700 metri e la distanza dall’ingresso del porto è di pochi metri. Dalle attente valutazioni effettuate da tecnici qualificati emerge che: solo apparentemente la realizzazione del molo risulterebbe conforme alla previsione del PRP. Nella sostanza, il molo, nella predetta previsione: deve costituire parte della banchina, ovverosia tutto il tratto tra l’attuale molo di levante ed il nuovo molo avrebbe dovuto essere colmato per consentire nuovi spazi di attracco per le navi e nuovi grandi spazi a terra per il carico e scarico di passeggeri e merci e per lo stoccaggio a terra. E’ evidente che in assenza di nuove banchine non potrà esservi sviluppo delle attività portuali. Dunque, non può sottrarsi alle dovute osservazioni la sostanziale modifica che sarà imposta al Porto, con la variante da esitare “implicitamente” con il provvedimento di autorizzazione definitivo alla realizzazione del terminale. Di fatto, con l’eventuale variante, il porto muterà le proprie caratteristiche, non svilupperà più le potenzialità promesse per l’attracco di molte navi, non avrà altro retroporto per lo stoccaggio a terra delle merci e per gli ulteriori servizi a terra per naviganti e passeggeri. Si tratta, indiscutibilmente di una variante al programma di sviluppo del P.R.P. che potrebbe incidere definitivamente sulle possibilità di attracco delle navi da crociera, nonché sulla stessa qualificazione di porto di rilevanza economica nazionale di II° Categoria – II° livello. Non è un caso che la Commissione per le Valutazioni dell’impatto ambientale, con i pareri n. 774 e 797 del 2006, abbia ritenuto che … “la realizzazione del bacino per l’accosto delle navi metaniere e dei relativi dragaggi avrebbe impedito nel futuro il completamento del Piano Regolatore Portuale vigente in ordine alla realizzazione delle ulteriori banchine d’accosto delle navi”. E’ evidente la difficoltà per i proponenti di proseguire con tutto ciò che servirà per acquisire i parere definitivo, alla luce delle questioni poste con una interrogazione parlamentare dall’on. Ignazio Messina in merito alle problematiche di imbatto ambientale connesse al decreto di VIA rilasciato sul progetto del rigassificatore rispetto alla Valle dei Templi di Agrigento. Alle quali l’On Roberto Menia, Sottosegretario del Ministero dell’Ambiente, in data 6 maggio 2009 ha fornito le seguenti precisazioni: “Comunque in relazione alla problematica sopra detta, è stato richiesto alla Regione Siciliana di voler integrare il provvedimento autorizzativo con alcune prescrizioni aggiuntive del parere già espresso in data 19/3/2008 dal Ministero per i beni e le attività culturali- recepito nel decreto di VIA- indicate dall’Ufficio di Gabinetto dello stesso Ministero per i beni e le attività culturali. In particolare detto Gabinetto ha chiesto che i progetti di compensazione e mitigazione ambientale, posti in essere anche al fine di migliorare l’accoglienza turistica, siano valutati preventivamente dalla Regione Siciliana e dallo stesso Ministero anche al fine di “individuare le migliori soluzioni progettuali volte a mitigare il possibile impatto visivo dell’intervento dal sito tutelato dall’UNESCO e dal “Parco Letterario” Luigi Pirandello”. Il predetto documento rappresenta una significativa novità: poiché per la prima volta viene evidenziato dal Ministero dell’Ambiente un problema di impatto visivo a carico della Valle dei Templi e del parco letterario Luigi Pirandello con la prescrizione per la Regione Siciliana di valutare preventivamente le migliori soluzioni progettuali…”. In ogni caso è indispensabile il confronto tra ciò che la società Nuove Energie ha progettato (in assoluta solitudine) con il percorso che l’amministrazione attiva di Porto Empedocle porta avanti e che conduce giocoforza al Piano Regolatore del Porto approvato dal lontano 1965. Con l’idea progettuale che vede la realizzazione, nello specchio acqueo a ponente del porticciolo turistico nel quale andrebbero tempestivamente collocati alcuni pontili che possano creare, anche all’interno, degli approdi utili soprattutto per attrarre le imbarcazioni in transito. Ciò consentirà di vedere Porto Empedocle e Agrigento non più come un punto di passaggio, ma come un vero luogo di arrivo dove poter sostare alcuni giorni godendosi le città e i servizi che devono caratterizzare il progetto complessivo di sviluppo e che ovviamente renderanno più accogliente il porto.D’altronde, già in quest’ottica, sono stati redatti alcuni progetti, taluni già in fase di cantierizzazione: per l’escavazione dei fondali e per i necessari servizi a terra che prevedono la realizzazione di alcuni spazi da destinare a servizi portuali in genere e uno spazio importante destinato ad ospitare diurni certamente necessari per un porto che voglia qualificarsi come “turistico”. Tenuto conto peraltro che esiste una notevole destinazione a infrastrutture e porti di fondi FAS (esclusivamente per le aree sottoutilizzate) e che tra breve si riapriranno i termini risulterebbe utile promuovere la procedura di redazione del nuovo POT. Non è escluso che una marina – ben organizzata ed accogliente in quel sito – possa consentire a tutti i soggetti interessati di reimmaginare urbanisticamente le aree a terra che si localizzerebbero alle spalle del porto. Un altro stimolo per le città per interrogarsi e per pensare a nuovi sviluppi da realizzarsi, per esempio, su quelle aree retrostanti il porto e le aree dimesse da riconvertire. A tale proposito risulta estremamente interessante l’idea progettuale integrata di sviluppo “Le vie dello Zolfo” basata su un preciso itinerario culturale centrato sul tema delle risorse minerarie come focalizzazione di un’offerta turistica alternativa e complementare a quella conosciuta a livello mondiale della Valle dei Templi. L’itinerario, in piena coerenza con il PRG della Città di Agrigento, tocca tutti comuni del piano strategico di Favara e comprende anche il coinvolgimento della zona di Villaggio Mosè ad Agrigento e l’accessibilità alla Valle dei Templi.L’ offerta turistica è centrata sul tema dei percorsi nella memoria, punta alla valorizzazione delle risorse locali sottoutilizzate e su cui sono state già attivate alcune iniziative di recupero e riutilizzazione fini turistici e culturali che attendono un loro completamento e nuove ipotesi di gestione. Politiche innovative di razionalizzazione dell’accessibilità territoriale e di connessione dei territori compresi dal piano rispetto al resto delle centralità regionali, nazionali e internazionali. In questa linea di azione emerge la necessità di utilizzare il porto empedoclino come punto di input/output dell’intero sistema delle aree interne e come terminale del sistema urbano di Caltanissetta, di Enna e dei loro domini funzionali territoriali. Al tema progettuale dell’accessibilità trasportistica è strettamente connesso quello della logistica integrata (fare produzione industriale e gestione dei flussi di trasporto e stoccaggio delle merci) e della dotazione delle grandi centralità dei servizi urbani e delle concentrazioni commerciali della grande distribuzione. D’altrocanto la valorizzazione dell’impresa locale mediante politiche di internazionalizzazione e l’adozione di protocolli di sviluppo in raccordo con Camera di Commercio, Università, ASI, Associazioni Datoriali, Sindacati, Banche (che possono giocare un ruolo attivo nell’infrastrutturazione del patrimonio edilizio della sponda sud del Mediterraneo e, tramite una piena integrazione con le altre aree industriali della Sicilia orientale e di partnership con Malta, Tunisia, Libia) potrebbe costruire un percoso virtuoso e risultare una straordinaria occasione per fornire supporti di know how (soprattutto per l’impresa edile e gli altri settori dell’impiantistica civile) alle grandi aree urbane del Medio Oriente. E’ opportuno intanto rilevare che il progetto per il consolidamento e il restauro della Torre Carlo V e la sua destinazione a Museo del Mare, risulta perfettamente in linea con i principi su enunciati. E se coniugato con: progetti integrati di sviluppo agricolo unitamente al potenziamento dell’offerta turistica dei territori rurali, con politiche di sviluppo e ricerca nei settori: nanotecnologie, restauro navi puniche e romane, energia, rifiuti, acqua per uso civile e industriale ed agricolo, unitamente alle politiche di tutela delle risorse naturalistiche locali e della gestione preventiva del rischio idrogeologico e sismico, sarà possibile liberare molte delle ingenti risorse (con ristoro per l’occupazione soprattutto intellettuale) contenute nei fondi FAS e nel Por Sicilia 2007-2013 che, altrimenti come accaduto prevalentemente, saranno spesi altrove.
Alessio Lattuca