Ci sono stati molti momenti delicati in questi due anni e mezzo, un’esperienza esaltante, quanto faticosa. Ho avuto una sola guida, quella dell’autonomia speciale, dell’interesse costante della Sicilia che mi sono sforzato, tra limiti ed errori , di perseguire. L’autonomia dalle nostre parti è una formula abusata, in quest’Aula e nei dibattiti. Si tratta di un’autonomia che quasi mai è stata a pieno sperimentata ed attuata, per essere sacrificata invece sull’altare romano. Il divario nord-sud è merito dell’impostazione centralista. Penso sia necessario pensare a un decentramento verso il basso con competenze, risorse e poteri assegnati a Comuni e alla Regione la capacità strategica di programmazione e controllo. Non so che federalismo avremo. Ma la secessione si realizzerà affidando al governo centrale la parte restante del Paese. Quindi le regioni del nord che si autogovernano in tante materie avranno molti benefici, mentre per le regioni del sud queste competenze continuano a restare in mano al governo centrale. Dobbiamo impegnarci perché non sia così. Il mio sarà un programma per la legislatura, ma anche per il tempo che servirà per realizzare le riforme. Le condizioni di salute sono buone. Il tempo è lungo, non ci sono dubbi, siamo pronti a correzioni, se serviranno, ma la stagione delle riforme va avanti. E stavolta si collabora a tutto campo senza timore e prudenza. Ci si imbarca se si vuole per un viaggio senza ritorno, oltre questa legislatura. Se saremo bocciati dai siciliani, va bene lo stesso, ma non li avremo traditi. Il nuovo governo dovrà puntare ad alcune riforme essenziali e radicali, a partire da noi stessi. Vale a dire la Regione , che è un immenso motore immobile che pretende di regolare, autorizzare o negare tutto. Piena zeppa di leggi e regolamenti, circolari e decreti. Dobbiamo dimagrire questa regione, dobbiamo decentrare sul serio. Un decentramento effettivo perché non si sostituisca a un centralismo statale un centralismo regionale. Si tratta quindi di esaltare le nuove responsabilità dei Comuni. Poi l’altra grande riforma di una risorsa preziosa, enorme e costosa: quella del personale per una migliore efficienza. Governando anche il nodo del precariato. E ancora la riforma delle tante aree industriali e degli innumerevoli enti, riducendo anche i componenti dei consigli di amministrazione. Basta enti in rosso con troppo personale. E poi l’agricoltura, anche qui c’è da disboscare enti che dilapidano risorse che devono essere reindirizzate verso la qualità, la ricerca, la tracciabilità, i controlli, la promozione e la conquista dei mercati, intaccando lo strapotere della grande distribuzione. Spazio anche alle energie alternative, puntando in particolare sul fotovoltaico. Raffaele Lombardo ha poi letto la lista degli assessori: Massimo Russo, Piercamelo Russo, Mario Centorrino, Marco Venturi, Caterina Chinnici, Gaetano Armao, Gianmaria Sparma, Andrea Piraino, Letizia Diliberti, Sebastiano Messineo, Elio D’Antrassi, Giosué Marino