L‘Italia rischia di diventare il fanalino di coda delle democrazie occidentali e di farsi ridere dietro dal resto del mondo.
Una politica oscurantista e che si avvicina sempre più ai regimi totalitari sudamericani, ha suscitato le critiche e l‘ironia di parecchi giornali stranieri che hanno stigmatizzato le affermazioni del ministro della Cultura Sandro Bondi (v. foto).
“Dal prossimo anno sarò io a presiedere la giuria alla Biennale di Venezia”.
Queste le parole pronunciate dal ministro in occasione della 67esima Mostra del Cinema di Venezia.
Il festival del cinema di Venezia, la più antica e una delle cerimonie più glamour dei premi del cinema nel mondo, è stato oscurato quest’anno da accuse di nepotismo e di elitarismo nei confronti della giuria.
In un’intervista a una rivista pubblicata ieri, il ministro della cultura ha lanciato un attacco pungente sul regista americano Quentin Tarantino, che ha guidato la giuria di quest’anno, chiamandolo “l’espressione di una cultura elitaria, relativista e snobistica. “.
Sandro Bondi anche contestato la scelta operata dai giudici, che non hanno assegnato alcun premio ai film italiani.
Da qui la frase del ministro, riportata dai mass media di tutto il mondo: “Sarò io a presiedere la giuria della prossima Biennale, non a caso i finanziamenti sono dello Stato”.
Quindi, se a pagare è lo Stato, a decidere chi premiare – secondo il ministro – dovrebbe essere il padrone di casa, quindi il governo.
Il noto tabloid inglese “The Guardian”, pur avendo riportato come le accuse di nepotismo mosse a Tarantino, trovino fondamento nel premio assegnato a Sofia Coppola, ex fidanzata di Tarantino, al regista spagnolo Alex de la Iglesia, un amico di vecchia data di Tarantino, nel premio alla carriera al maestro di Tarantino, Monte Hellman, ha evidenziato come permettere al governo di selezionare la giuria di un festival non accade in nessun paese del mondo, così come affermato da Riccardo Tozzi, dell’associazione dei produttori cinematografici italiani ‘ANICA.
Bondi – riporta il noto giornale inglese – che è stato nominato ministro della cultura da Berlusconi nel 2008, è un ex comunista che nel 1994 ha fatto un passaggio drammatico per sostenere il primo ministro, arrivando perfino a dedicare poesie a Berlusconi e dichiarando che sarebbe stato disposto ad andare in carcere per lui.
Scrisse anche un libretto dal titolo “Storia di un italiano” confezionato con le foto che documentano l’ascesa di Berlusconi e dei suoi incontri con i leader mondiali, che fu spedito agli elettori italiani.
Si è poi rifiutato di partecipare quest’anno del festival di Cannes quando ha scoperto che stava mostrando Draquila, un documentario italiano che critica la gestione di Berlusconi nel dopo terremoto dello scorso anno in Abruzzo.
Il film, ha detto, “offende la verità e tutta la popolazione d’Italia”.
Poco dopo la sua nomina a ministro, Bondi ha ammesso di non capire l’arte moderna e di fare solo finta di apprezzarla quando visita le gallerie.
Uno dei motivi della collera di Bondi era stato suggerito dal produttore italiano Domenico Procacci. “è stata motivata dal fatto che lui voleva fosse un film italiano a vincere”.
Bondi ha invece sostenuto che stava cercando di portare la cultura più vicina alla gente “, anche se per certi intellettuali di sinistra, il ‘popolo’ è qualcosa di fastidioso e sofisticato”.
The Guardian cita il film 11 settembre 1683, un poema epico storico ora in pre-produzione che ha appena ricevuto 5,7 milioni dalla rete italiana di stato RAI TV.
Il film rievoca la sanguinosa lotta da parte dei soldati cristiani per respingere le truppe musulmane dalle porte di Vienna, alla data che dà il titolo al film.
Secondo la leggenda, i cristiani sono stati guidati dal frate cappuccino Marco d’Aviano.
“Il titolo è un riferimento intenzionale a 9 / 11», ha detto il direttore Renzo Martinelli, che annuncia che Harvey Keitel avrebbe firmato per apparire come il re di Polonia e spera di avere nel cast Joseph Fiennes nei panni di d’Aviano.
Ma il Corriere della Sera ha avvertito che il film e il suo titolo “anti-islamico” potrebbe promuovere la violenza, aggiungendo che il suo finanziamento statale era stato sostenuto dal partito anti-immigrati della Lega Nord.
La lega avrebbe anche fatto pressioni affinchè il film precedente di Martinelli, Barbarossa, ottenesse i finanziamenti statali.
Il film narra di come venne respinto l’esercito del Sacro Romano Impero nel 12 ° secolo.
Nonostante la partecipazione alla prima di ministri del governo, la pellicola “Barbarossa” è andata male ai botteghini…
Se i ministri sono così ansiosi e sicuri di saper vestire i panni dei registi, condizionando anche il cinema, non potrebbero lasciar libere le loro dorate poltrone ai registi, che potrebbero forse mostrare di saper governare meglio di taluni politici?
Gian J. Morici