di Alessio Lattuca
Un decreto interassessoriale contenente le direttive per la tutela del patrimonio archeologico subacqueo e’ stato firmato dall’assessore al Territorio e Ambiente, Roberto Di Mauro e dall’assessore dei Beni Culturali e dell’Identita’ Siciliana, Gaetano Armao. Il provvedimento in forma di decalogo, che prende spunto dal dossier “l’arte sotto il mare” curato da Salvalarte Sicilia – Legambiente, viene adottato allo scopo di favorire una corretta tutela e fruizione del patrimonio archeologico sottomarino, da parte di tutti i cittadini, con un’adeguata azione di tutela dell’immenso patrimonio culturale subacqueo, propedeutica alla sua valorizzazione e fruizione. Dal 2004 la Regione Siciliana ha istituito la Soprintendenza del Mare che ha il compito di individuarlo, tutelarlo ed indirizzarlo ad una adeguata valorizzazione.
Il decreto prevede una serie di divieti quali, ad esempio, “raccogliere reperti o staccare parte di mosaici e strutture; asportare i sedimenti che ricoprono i beni culturali sommersi, ma anche raccomandazioni su cosa fare qualora si effettui un avvistamento fortuito di relitti di navi, strutture antiche o reperti archeologici. In questo caso e’ necessario, per consentirne una successiva individuazione, adottare metodi che non danneggino il ritrovamento ma permettano di segnalare con precisione il punto di avvistamento e informare le Autorita’ preposte alla tutela ed alla salvaguardia, la Soprintendenza territorialmente competente e le forze dell’ordine. Dovranno essere segnalate all’Autorita’ competente comportamenti illegali o irregolari o la presenza di rifiuti e materiali pericolosi nei pressi dei reperti archeologici avvistati (reti da pesca abbandonate, lenze, batterie, etc.). Questi materiali non vanno, comunque, rimossi per evitare il pericolo di danneggiare i reperti.
Vi sono raccomandazioni rivolte anche ai pescatori ai quali si chiede di adottare un comportamento il piu’ possibile rispettoso dell’ambiente e del patrimonio archeologico, disponendo che nelle aree marine protette o nelle zone dove si suppone la presenza di evidenze archeologiche sottomarine non si usino reti a strascico o fucili per la pesca subacquea. Il Decreto sara’ trasmesso a tutti gli organi di polizia e militari che, nell’ambito dei loro compiti istituzionali, esercitano un controllo sul mare e sulle attivita’ che vi si svolgono.
A tale proposito è utile ricordare che (come ho già avuto modo di segnalare in un precedente articolo) l’Archeologo Sebastiano Tusa Soprintendente del Mare in Sicilia, ha rilasciati il nulla osta al progetto del rigassificatore “a condizione” che nelle acque antistanti il Kaòs, il porto e dintorni, non vi siano reperti archeologici marini e non solo. Come si concilia adesso, in presenza del predetto decreto, un insediamento così invasivo e pericoloso qual’è il rigassificatore, con un’area così sensibile ed importante sotto il profilo archeologico? Un’area, ovviamente, ricca di reperti archeologici marini che registra già (nel silenzio di quanti hanno responsabilità nella tutela) la presenza dei resti del tempio di Giove, all’interno del porto? A pochi metri dalla colata di milioni di metri cubo di cemento che invaderà il porto e le aree esterne (la cui competenza non è certamente della Regione Siciliana, tantomeno del Comune di porto Empedocle bensì del Ministero Competente).
Purtroppo aldilà delle opportune considerazione di ordine tecnico e giuridico va fatta una riflessione. La realtà che è andata via via configuratasi in questo luogo geografico non è neanche classificabile nella già notevole casistica della “malapolitica”. E’ piuttosto uno di quei sintomi di impazzimento sociale e politico che “turbano” per la loro irriducibilità a qualunque regola. Non sembra quasi vero che ciò stia accadendo proprio qua. Che proprio in questo luogo mistico, nonostante tutto preservato, vi siano tanti soggetti che hanno responsabilità nel volere o nell’autorizzare il “mostro” e, quindi, personaggi della cosidetta classe dirigente a tutti i livelli (casta’) che non siano in grado di accorgersi di quanta violenza stiano riservando al territorio, all’ambiente, al paesaggio, al futuro dei giovani.
Rimane lo sgomento per una scelta (ovviamente opportunistica e lucrosa per pochi) che appare quasi “surreale”, con venature di humor che tracimano nella farsa, se non fosse così grave e annichilente! Il paesaggio nella considerazione diffusa a tutti livelli (tranne che tra i malfattori) è uno di quegli argomenti che sospendono ogni altra esigenza o attività. Mette in secondo piano tutti gli altri interessi, soprattutto, se non sono interessi confessabili. Nel duro scontro tra interessi privati e bene comune dei cittadini è ovvio che la Costituzione abbia individuato con estrema chiarezza nell’interesse pubblico una esclusiva assoluta. Se prevalesse la logica privatistica posta in essere ci aspetterà la rovina definitiva del paesaggio e del patrimonio naturalistico della regione costiera, la sua totale mercificazione (e cementificazione) con il solo fine di favorire una società privata la Nuove Energie con soli 11.000 euro di capitale sociale.
Queste ed altre schizofrenie oggi vive l’area agrigentina. La gravità di quanto accade è incommensurabile! In ogni caso, anche se la sorte infausta del territorio interessato fosse indipendente dall’inconsulta attività politico amministrativa che ad oggi la precede, ci si deve chiedere quali siano, e se esistano ancora, le situazioni e i luoghi nei quali i comportamenti della (cosidetta) classe dirigente (politica e non solo) e, in genere i propri affari, i propri interessi, contano zero rispetto ai doveri pubblici, alle esigenze delle comunità, a priorità quali il diritto alla sicurezza, alla qualità della vita, al futuro, alla democrazia.
Purtroppo bisogna considerare che in storie come quelle che, nostro malgrado, stiamo vivendo, sorge fortissimo il timore che la nostra sia una società in preda a incontenibili pulsioni egoistiche ed individuali, che sfociano in ossessionanti interessi di carriere. E’ come se si trattasse di questioni, ovviamente decise in alto, che hanno a che fare con situazioni personali con gerarchie di partito (di destra e di sinistra) o di poteri. Con la volontà, tutto sommato, di affermare a tutti i costi il principio che tanto qui comando io. Che nessuna debba reagire, contrastare, farsi valere. Tanto poi i danni restano ai soliti. Agli esclusi dai processi decisionali. In genere: ai siciliani, agli agrigentini.
Alessio Lattuca
http://confimpresa.blogspot.com
Ricordo a tutti che domani 31/8 alle ore 18 Consiglio Provinciale dove si discutono 3 interrogazioni riguardanti il Rigassificatore e la ritirata costituzione in giudizio della Provincia con decisione unilaterale di D’Orsi. Presenziamo in tanti, è importante.
Avete costruito il dissalatore e non vi siete posti questo problema, volete dragare il porto per consentire alle navi da crociera l’ingresso al porto per il solo scopo di visitare la valle dei templi, avete permessso a moncada di costruirsi un parco eolico attorno la valle dei templi e non vi siete posti nemmeno questo problema… Allora mi chiedo, ma di cosa state parlando….
articolo bellissimo.si devono vergognare.quando ilpotere è cieco e prepotente.
Analisi condivisibile che si scontra con l’omertà ed il conformismo straccione
dell’attuale classe governante.