Sui rimborsi delle spese di giustizia la nota del Dipartimento “Organizzazione giudiziaria” del Ministero della giustizia del 24/07/2010 stupisce non poco.
Il Sindaco di Agrigento ha mosso delle critiche alla legge n. 392/1941, approvata in piena era fascista, perché farraginosa, ingiusta e penalizzante per tutti i comuni soggetti al funzionamento degli uffici giudiziari collocati sui rispettivi territori, primo fra tutti Agrigento.
Di fatto lo Stato si è costituto, in base a tale normativa, un fondo di rotazione per il funzionamento degli apparati giudiziari con i soldi dei comuni interessati. I comuni, infatti, anticipano le spese di giustizia e lo Stato, dopo tre-cinque anni, rimborsa solo parte di tali spese anticipate. Per il comune di Agrigento tale “fondo di rotazione” è pari a circa quattro milioni di euro, somme che il Comune tiene impegnate per conto dello Stato sottraendole ai doverosi interventi sui servizi essenziali ai cittadini: nelle attuali ristrettezze di bilancio tenere a disposizione del Ministero della giustizia quattro milioni di euro è di grande pesantezza ed ingiustizia.
Il meccanismo posto in essere dalla legge fascista n. 392/1941 obbliga i comuni ad anticipare le spese di giustizia mentre poi, con i meccanismi infernali dei pareri, delle richieste, dei controlli, dei visti, delle firme di ben tre organismi ministeriali diversi (Economia, Interni, Ufficio centrale del bilancio) i rimborsi, se tutto va bene, saranno in parte effettuati e con grande ritardo.
Tenere in piedi un meccanismo tanto complicato e penalizzante per delle competenze esclusive dello Stato è un fatto assolutamente non condivisibile.
Il ministro Alfano più che tentare di razionalizzare un meccanismo assurdo ed ingovernabile fatto di rinvii e di competenze frazionate, avrebbe dovuto proporre l’abrogazione della citata normativa fascista per assumere in testa al suo ministero le spese di giustizia che interessano la totalità dei cittadini. Se infatti vogliamo limitare l’indagine alla sola città di Agrigento il comune capoluogo tiene impegnati a disposizione dello Stato per spese di giustizia circa quattro milioni di euro per una popolazione di circa trecentomila abitanti, quanti sono i cittadini presenti nell’area di competenza degli organi giudiziari che hanno sede ad Agrigento.
Si rileva infine che il Ministero della giustizia afferma cose non vere sulla composizione della Commissione di manutenzione del Tribunale di Agrigento. Per la normativa vigente su tale commissione, istituita con decreto del Presidente della Repubblica 4 maggio 1998 n. 187, l’articolo 3 stabilisce che i componenti di diritto sono i capi degli uffici, il funzionario di cancelleria di qualifica più elevata ed il presidente del locale consiglio dell’ordine degli avvocati. Il comune di Agrigento non figura, come erroneamente sostenuto dal Ministero della giustizia, tra i membri di diritto, ma può soltanto essere invitato a partecipare come ospite e senza nessuna voce in capitolo.
Ora la “ratio” di tale normativa fascista che, nel suo spirito accentratore, impone ai comuni di pagare per conto dello stato il servizio giustizia ledendo gravemente l’autonomia dei comuni è palesemente contro il dettato della Costituzione.
Le riportate osservazioni sono conseguenti al problema vero e scottante sollevato dal Sindaco di Agrigento.
Il Ministro della giustizia che ha proposto in due anni, a volte con successo ed a volte meno, “lodi” e modifiche legislative varie si vorrà far carico di eliminare tale normativa che, ingiusta, incostituzionale e vessatoria nei confronti degli enti locali, strangola di fatto, insieme a tanti comuni italiani, la sua città.
Ben motivata la richiesta del Sindaco Zambuto per la modifica di una legge vecchia ed ingiusta del periodo fascista.Zambuto deve difendere gli interessi della città e lo sta facendo con forza e determinazione.