“Il problema dell’affollamento delle carceri italiane è legato anche alla difficoltà di trasferire i detenuti stranieri“. Intervenendo ad un convegno sull’attività internazionale del Csm, il ministro della giustizia Angelino Alfano dice di giudicare negativamente ”il fatto che occorra ancora il consenso del detenuto per il suo trasferimento e perché sconti in patria la pena. Il fatto che in Italia ci siano tanti detenuti stranieri che si rifiutano di firmare significa che nonostante i disagi delle nostre carceri, queste vengono considerate un approdo sicuro“.
Per un eritreo fuggito dal suo Paese, non c’è dubbio che la scelta tra un carcere italiano e l’impiccagione nella sua nazione, non sia poi così difficile.
Il ministro ha mai chiesto ai tanti politici processati, condannati o in attesa di condanna per episodi di corruzione, se preferirebbero essere giudicati in Cina, dove per questo genere di reati esiste ancora la pena di morte?
Faccia la prova e poi ci dica il nome di un solo politico che opti per la Cina.
O vista la recente – ma ormai consueta – figuraccia del premier quale promotore turistico – che ha sollevato le proteste degli albergatori trentini -, vuol promuovere un altro tipo di accoglienza con spot sui penitenziari a cinque stelle?
Siamo certi che un “escort-tour”, studiato dal premier, darebbe migliori risultati…