L’artista agrigentino di recente scomparso, ha lasciato testimonianze in molte città italiane.
Di lui hanno detto
Renato Civello:
A considerare affrettatamente l’opera multiforme dell’agrigentino Pino Cirami, che va dall’olio e dalla tecnica mista su carta d’artigiano all’acquaforte e alla xilografia, dall’acquarello alla scultura monumentale, si potrebbe correre il rischio di equivocare per eclettico florilegio quello che è invece il frutto di una singolare attitudine al sincretismo positivo; e se si volesse ricondurre, poi, la pluralità delle esperienze – non del linguaggio, che è tenacemente unitario – alla genesi parallela e diversificata di una ricchissima informazione, si dovrebbe concludere, ad avere un minimo di dimestichezza con le cose dell’arte, che la polimatìa cara ai sofisti, il disinvolto e sterile enciclopedismo, non si adatta alla fisionomia di Cirami. I suoi “prodotti” si accampano su una piattaforma di cultura che è proprio agli antipodi del cultismo.
Non si può parlare, dunque, nemmeno di un flusso “europeistico”, che è un mosaico di maniere e di incostruttivi adeguamenti, non di una neofilia vuota di stimoli, che è ancora piú rischiosa della codificazione misoneista, ma di una disponibilità vigile ai piú alti umori del “contemporaneo”, filtrata fra i suggerimenti di certe persistenze indeformabili. Solo in tal senso potrebbe accettarsi la qualificazione di una modernità classica di Pino Cirami; e capire come egli possa guardare, da un lato, alla tradizione latina preromantica e, dall’altro, alla stagione dialettica, tutta impeto e fratture e ricerca, del post-impressionismo…….
……Cirami si è guardato attorno, ansioso di conoscenza e di evoluzione responsabile, ma è cresciuto, senza scompensi ed ipoteche devianti, sulle proprie sicure intimazioni…….
…Si tratta di una condizione creativa che sfugge parallelamente al casualismo – e potrebbero essere le frottages di Max Ernst – e alla intenzione programmata – e potremmo chiamare in causa, passando al campo della letteratura, le “idee metafisiche del bello” preannunciate dal Foscolo al Monti, in vista de Le Grazie, nel dicembre del 1808. Ciò significa che il noto artista siciliano, dipinga, incida o scolpisca, opera solo sulla base di spontanee e irrinunciabili sollecitazioni……. Le sue vibrazioni emotive, persino quelle piú misteriose ed inquiete, vengono decantate in un’assidua disciplina del mezzo; e l’impianto strutturale, il tessuto di cromìa, l’atmosfera non sono mai abbandonati alla istintualità pura, ma riflettono sempre, senza tuttavia umiliare la immediatezza del linguaggio, una castigata filologia dell’immagine.
Si può davvero parlare di un caldo equilibrio……. Artista di tutto rispetto, allora, Cirami; degno di occupare un ruolo gratificante nella problematica figurativa del nostro tempo.
Dante Bernini:
La pittura di Pino Cirami consuma il mito della Sicilia, quella degli impeti dai climi infuocati e dai sentimenti gridati. Solo in lontananza, sperduto e contorto affiora talvolta il ricordo dell’altra Sicilia, quella della geometria e della misura che proviene dagli sconvolgenti avanzi dell’Agrigento classica, rimasta sulla cresta del colle ad esibire la perfezione degli antichi templi. Poco o nulla di quella misura è rimasto nella pittura di Cirami che invece, come si è detto, ha preferito affidarsi tutto alla forza violenta (lei sentimenti, che si esprime attraverso un segno tormentato e libero e un colore slargato sulla superficie, in modo che le varie chiazze, sempre composte con gusto sorvegliato, possano esprimere il massimo della suggestione in un mondo inventato e non più controllato, bensì lasciato crescere per sua propria virtù in una nuova etnia degli oggetti e delle anime. Anime tutte nude, in una rinnovata antropologia che per l’uomo di oggi, secondo Cirami, prevede tormenti ed estasi, non diversamente da quanto la storia ha finora riservato agli umani…….. Con questa piena affermazione del segno e del colore Cirami non potrà mai essere definito un pittore di scarso colorismo o, peggio, un pittore senza disegno: piuttosto, i due fattori convivono senza mai praticamente fondersi, per una sorta di libera espansione, che rifiuta una disciplina a priori, lasciando invece che i moti dell’anima abbiano il loro corso, toccando così il vertice dell’autonomia……. La geografia di Cirami dunque è una geografia inventata, coerente perché simile a se stessa, secondo le norme del mito ricorrente; d’altra parte, ce ne fa certi la stessa versatilità dell’artista che ha cercato apprendimenti adeguati per praticare l’incisione e per modellare anche la creta e i metalli, dimostrando che per lui le tecnologie sono di facile conquista rispetto all’urgere del sentimento, insieme alla forza dell’istinto e alla naturalità del gesto.
Marius Carol:
Pino Cirami, quando lo si conosce sorprende la passione per la vita da cui non si distaccano i suoi quadri.
Con i suoi occhi neri, piccoli ma penetranti, sa captare la forza di ciò che gli sta intorno all’interno della quale si muove agevolmente…..
….. Potrebbe essere l’ultimo rinascimentale quantomeno si deve considerare un’innamorato del suo tempo, affascinato dalla scienza, estasiato per gli elementi della natura.
se io fossi portato per la critica, mi piacerebbe scrivere ciò che disse Felicien Fagus sul giovane Picasso nella Gazzette d’Art: “è un pittore assoluto e bello; la sua capacità di cogliere la sostanza delle cose deve bastare a dimostrarlo”. aggiungerei soltanto: “e, per di più, è un’eccellente persona”.
Bruno Caruso:
….. da un’evento catastrofico, da un tremendo bombardamento ideologico nel quale ogni animale, quasi guidato da un suo istinto, ha cercato riparo e salvezza allontanandosi dall’epicentro dello scontro per rifugiarsi in antiche grotte nella penombra preistorica…..
…… i cavalli di questo artista sembra vogliano percorrere e anticipare i vari momenti della storia dell’arte per collocarsi con una operazione di rifiuto, andando all’indietro nei secoli e nei millenni nei territori della preistoria…….
…… e lo ha fatto per arrivare all’essenziale che è poi, in ultima analisi, una delle aspirazioni dell’arte moderna, come più di ogni altro fece Picasso.
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31 Agosto 2024