C’è un “caso Romania” in Europa che dovrebbe indurre Bruxelles ad un’attenta analisi della situazione politica di un paese membro dell’Unione Europea le cui ultime elezioni nazionali dimostrano come si sia tentato di instaurare un regime dittatoriale impedendo ai cittadini di poter esprimere liberamente le proprie preferenze elettorali.
Il 2 novembre si è tenuto il primo turno delle elezioni nazionali, con migliaia di cittadini romeni residenti all’estero ai quali è stato impedito di poter votare , visto che nonostante l’affluenza alle urne fosse stata in generale molto bassa, molti elettori sono stati costretti ad aspettare ore, qualcuno sostiene di aver fatto un turno anche di dieci ore, prima di poter accedere ai seggi elettorali.
La causa, i pochi seggi che il governo ha previsto per più di tre milioni e mezzo di elettori , con il risultato che dopo ore di attesa e code chilometriche molti cittadini una volta arrivati al momento del voto si sono visti negato l’accesso al seggio a causa dell’orario di chiusura dello stesso.
che hanno visto come conseguenza le manifestazioni di protesta da parte di migliaia di cittadini che in Romania hanno chiesto il diritto al voto per i romeni che vivono all’estero e che grazie all’incapacità, o forse alla malafede, di chi rappresenta il Paese, ha reso quasi impossibile l’espletamento delle operazioni elettorali.
Code chilometriche dinanzi consolati ed ambasciate che hanno impedito a migliaia di cittadini residenti all’estero di poter esprimere le proprie preferenze.
Una deriva totalitaria per quello che sembrava un Paese che dopo una lunga dittatura aveva finalmente raggiunto un livello di democrazia tale da consentirne l’ingresso nell’Unione Europea. Quello che è grave è che il governo romeno abbia utilizzato le sue sedi diplomatiche europee per tentare di portare a termine il suo intento golpista, il tutto avallato dai vergognosi silenzi, se non dalla complicità di governi che anziché denunciare nelle opportune sedi le palesi violazioni al sistema democratico, hanno “prestato” le proprie forze dell’ordine a diplomatici che hanno voluto impedire la partecipazione al voto e reprimere ogni forma di civile protesta.
Un “abbraccio” di cui alcuni governi dovrebbero vergognarsi come vergognoso fu il bacio tra Breznev e Honecker. È questo il caso della Francia, dove dopo ore e ore di attesa, ai cittadini romeni è stato impedito l’accesso ai seggi elettorali e grazie all’Ambasciatore Bogdan Mazuru che, anziché in tempo utile provvedere a far sì che ci fosse un numero di seggi adeguato al numero dei votanti, ha chiesto l’intervento della forza pubblica francese.
E che il numero dei seggi fosse inadeguato lo dimostrano le dichiarazioni del deputato Sebastian Ghiţă, che ha gestito la campagna presidenziale del primo ministro uscente, Victor Ponta, il quale ha candidamente affermato che non sapeva che così tante persone all’estero sarebbero state interessate al voto nel proprio paese.
Parigi – Scontri dinanzi l’ambasciata romena tra la polizia e gli elettori ai quali è stato impedito di poter esercitare il diritto al voto
Una dichiarazione vergognosa visto che, come ammette lo stesso politico, a fronte di circa 5milioni di romeni residenti all’estero il governo aveva previsto la possibilità di voto per un numero di elettori compresi tra i 150.000 e i 250.000. Un errore di valutazione? Difficile poterlo credere, tanto più che boatos sempre più frequenti riguardano “regolamenti di conti” ad opera del governo uscente che non avrebbe gradito l’opinione di chi chiedeva rispetto per un principio fondamentale per ogni democrazia, qual è la libertà di voto.
“Regolamenti di conti” che vedono coinvolti quei politici e quei diplomatici che in maniera silente hanno tentato portare a termine un golpe sul quale dovrebbe allungarsi l’occhio di una magistratura indipendente di un paese democratico. Ma la Romania, è un paese democratico? Questo andremo ad appurarlo visto che quanto è accaduto non è passato inosservato e il gruppo “Sunt cetatean roman si am dreptul sa votez” che ha una propria pagina su Facebook si è immediatamente attivato per denunciare all’opinione pubblica i vergognosi fatti che hanno caratterizzato le elezioni romene, chiedendo ai cittadini di raccogliere ed inviare ogni prova (immagini, registrazioni e ogni altro documento) che possa dimostrare le irregolarità commesse da quanti hanno impedito che si svolgessero democratiche elezioni, affinchè chi se ne è reso responsabile sia chiamato a risponderne dinanzi la legge.
Se la Romania è un paese democratico che merita di far parte dell’Unione Europea, non può permettersi di far finta di nulla e lasciare che il governo uscente, dopo aver tentato un golpe silente, possa portare a termine le proprie vendette contro cittadini colpevoli di non voler tornare ad un regime dittatoriale.
Gian J. Morici
Presentazione del gruppo Facebook “Sunt cetatean roman si am dreptul sa votez” in romeno:
Votul meu este un drept constitutional.
Nimeni nu are dreptul sa-mi ingradeasca dreptul la vot.
Ingradirea dreptului la vot datorita faptului ca o anumita comunitate are o alta afinitate politica este ilegala si incalca constitutia!
Prin aceasta initiativa noi va invitam sa luati atitudine indiferent de afinitatile dumneavoastra politice si sa fim uniti pentru a ne proteja dreptul nostru constitutional.
Pe data de 2 si 16 noiembrie s-a facut o mare NEDREPTATE Diasporei.
Va invit sa luam atitudine aici si sa ne organizam pentru demersuri si eventual proteste
Cerem de asemeni implementarea votul prin corespondenta si/sau electronic pe viitor!
Drumul spre democratie inseamna facilitarea dreptului la vot, iar atunci cand apar piedici legile trebuie sa evolueze, asa cum se intampla de fiecare data cand apar orice alte schimbari sociale, economice sau tehnologice.
Argumentele noastre sunt urmatoarele:
1. APROXIMATIV 4-6 milioane de romani locuiesc in strainatate.
2. Marea majoritate nu locuiesc in acelasi oras cu ambasada din tara lor iar multi SUNT STABILITI IN DIFERITE REGIUNI din tara respectiva si la sute de kilometri departare de cel mai apropiat punct de vot!
3. Cozile, aglomeratia si orele grele de asteptat la ambasade pentru vot .
Prin toate aceste argumente noi practic nu avem dreptul nostru CONSTITUTIONAL de a vota iar noi cerem facilitarea lui
Un exemplu in S.UAsi in alte tari votul prin corespondenta exista iar in S.U.A la ultimele alegeri s-a ales presedintele la o diferenta foarte mica de voturi.
Votul electronic exista si in alte tari!
http://en.wikipedia.org/wiki/Absentee_ballot
Cu stima,
Echipa de voluntari
Invito pubblicato in romeno a raccogliere le prove e denunciare quanto accaduto:
FADERE strânge probe pentru soluționarea dosarelor cu privire la votul românilor din Diaspora, de pe datele de 2 și 16 noiembrie 2014. Vă rugăm să ne trimiteți orice dovezi aveți la dispoziție – imagini, înregistrări, înscrisuri, plângeri, relatări despre închiderea înainte de data prevăzută a secțiilor de vot, mesaje ale șefilor de secții sau ale altor persoane din/de pe lângă secții, cu caracter nepotrivit, insulte sau îndemnuri de a pleca acasă, activități și demersuri suspecte, nereguli în componența și/sau activitatea membrilor din comisii, informații privitoare la acele secții/orașe unde a fost chemată poliția, de către cine, folosirea sprayurilor lacrimogene sau orice alt incident demn de semnalat, pe parcursul respectivelor zile, la:
votcurat@gmail.com
Vă rugăm să distribuiți mesajul nostru în toate comunitățile online de români din afara granițelor pe care le cunoașteți. Contăm pe voi! Nu-i lăsați să doarmă liniștiți, ca și cum nimic nu s-ar fi întâmplat. E dreptul nostru și trebuie să răspundă în fața legii!
(Le immagini pubblicate sono prese dalla pagina Facebook “Sunt cetatean roman si am dreptul sa votez” e ritraggono la coda chilometrica dinanzi l’Ambasciata romena di Parigi, dove, dopo diverse ore di attesa, gli elettori si sono visti negare il diritto al voto. L’ambasciatore, anzichè provvedere in tempo utile a verificare che tutti i cittadini potessero votare, ha chiesto l’intervento delle forze dell’ordine perchè venisse dispersa la lunghissima fila dei votanti, calpestando così i loro diritti fondamentali tipici di ogni democrazia che si possa dir tale).