Crolli centro storico. Emergenza o…

“Non lasciateci da soli. Adesso che l’attenzione, lentamente, calerà sul crollo della casa che ha ucciso le mie bambine, non lasciateci da soli”
Era questo l’appello che Giuseppe Bellavia, il papà di Marianna e Chiara Pia, morte nel crollo della palazzina di tre piani in via Del Carmine a Favara, aveva rivolto a tutti.

La tragedia si era compiuta. Era stato sufficiente qualche secondo a distruggere una famiglia. Chiara, di 3 anni, e Marianna, di 14, sono morte, mentre Giovanni, di 12 anni, e i suoi genitori, sono rimasti feriti a seguito del crollo della propria abitazione. Un rumore e poi il nulla.
Il buio. Quel buio diverso dal buio della notte, durante il quale puoi comunque vedere una stella, i fari di un auto o un lampo che solca il cielo.
No, questo è diverso. È il blackout, quello che, come nei film, mette la parola “Fine” in coda ad una vita.
Com’è difficile accettare il “The End”, quando la fine arriva così presto. Quando il nero su cui a termine del film è scritto “Fine”, arriva quando tutto è ancora all’inizio.

Ebbene, sull’altare del menefreghismo, dell’interesse personale, della politica con la “p” minuscola, avevamo immolato queste due giovani vite.

In quel momento, non potei dire a cosa pensassi, perché fra l’avvenimento che definiamo pensiero e la sua traduzione in parole scritte, c’è un abisso che solo la buona educazione e il buonsenso mi indusse a non ignorare.

Seguirono le parole di cordoglio, le vane promesse, i paroloni di politici e rappresentanti istituzionali.
Negli occhi di Chiara e Marianna rimase soltanto il buio.

I recenti crolli nel centro storico di Agrigento, ripropongono il problema in tutta la sua drammatica realtà.
Il susseguirsi di crolli nel centro storico di Agrigento, nella zona di piazza Ravanusella, a sud della via Atenea, è all’origine degli sgombri effettuati giorno uno.

Ad eseguire le ordinanze di sgombero, Vigili del fuoco, protezione civile e polizia municipale, che hanno operato nelle vie Boccerie, Cannameli, Gallo, Caruana e Vallicaldi, ritenute a ”rischio crollo”.

Attraversare il quartiere, dopo i crolli e le demolizioni, da la sensazione di trovarsi in un paese terremotato.
Macerie sparse ovunque; case sventrate al cui interno si vede ancora l’arredamento, gli effetti personali degli – ormai ex – inquilini.
Cumuli di rifiuti agli angoli delle vie. Cavi elettrici che pendono dalle pareti di case semidistrutte. Porte e finestre murate.

Nel vedere gli ingressi murati con conci di tufo, verrebbe da pensare al timore di azioni di sciacallaggio, come ne avvengono sempre in luoghi investiti da calamità naturali.
Ma così non è. Basta scambiare poche parole con gli abitanti del quartiere, per sentirsi raccontare storie che hanno dell’inverosimile.

– Guardi…guardi là… Vede quella porta?

Spostiamo lo sguardo nella direzione che ci viene indicata. Una costruzione all’apparenza integra, ma la cui porta d’ingresso è stata murata con conci di tufo.

– Sono arrivati, hanno iniziato a murare le aperture senza dir nulla a nessuno. Molti degli occupanti delle abitazioni, non erano neppure in casa. Loro hanno sfondato le porte e poi hanno iniziato a murar tutto… Ieri sera, il proprietario di una di queste costruzioni, stava messo lì, appoggiato al muro, e piangeva come un bambino…

Guardiamo un’altra casa. Anche questa ha portone e finestre murate. Ci raccontano che era abitata da un giovane extracomunitario. Anche lui non era in casa quando l’hanno murata, lasciando dentro anche i suoi effetti personali. Anche lui piangeva perché non sapeva dove andare a dormire. Adesso, dorme a bordo della sua auto posteggiata in piazza Ravanusella.

Eppure, gli organi di stampa avevano divulgato la notizia che tutte le persone evacuate, tranne chi ha trovato ospitalità in casa di parenti ed amici, sarebbero state alloggiate negli alberghi della città a spese del Comune.
Il quartiere è in subbuglio. Non si comprende bene secondo quali criteri vengano fatti evacuare gli abitanti, né come si sia stabilito quali case vanno abbattute e quali no. Qualcuno comincia a dubitare che dietro le operazioni di sgombero e le demolizioni, possano esserci interessi diversi.

Ed effettivamente, basta guardare come edifici apparentemente integri siano stati sigillati, mentre case sventrate che da un momento all’altro andranno giù, non siano neppure transennate, per comprendere che qualcosa che non funziona in tutto questo c’è.

Chi sta effettuando i lavori di demolizione? Quali criteri sono stati adottati? Perché vengono fatte evacuare case che non presentano alcun segno di cedimento strutturale? Perché si ‘murano’ gli ingressi di case abitate da cittadini extracomunitari, mentre quelle veramente pericolanti sono ancora lì, senza che nessuno se ne interessi?

Le domande sono tante e potrebbero essere ancora di più, a partire dalle autorizzazioni rilasciate alle demolizioni, alle responsabilità per l’aver lasciato in piedi edifici in parte sventrati dalle ruspe, all’aver lasciato cavi della luce pendenti e macerie, che possono rappresentare un serio pericolo per l’incolumità dei cittadini.

Purtroppo già in passato abbiamo visto come dietro taluni interventi, ci siano interessi ben diversi da quelli della collettività. Bertolaso docet!
Non vogliamo pensare che anche nel nostro caso si possano celare interessi o progetti futuri diversi, ma quel che è certo, che nel quartiere sono in molti a rumoreggiare e le voci si rincorrono.
Un’aria pesante quella che si respira. Abitanti che risiedono nel quartiere da tanti anni, che pagano le tasse regolarmente e che oggi per i media sembrano essersi trasformati in cittadini fantasma.

Un’aria da caccia alle streghe, che, considerata la presenza di molti cittadini extracomunitari, potrebbe dare la stura a vibrate proteste.

Mentre anche in altri quartieri della città, sembra si stia tentando di mettere le mani sulle cosiddette aree a rischio. Recupero del centro storico, o affari storici?

E tutto ciò avviene nel più assoluto silenzio di storici paladini. Chi ha deciso di mettere le mani sulla città? A volte, i silenzi sono più eloquenti di mille parole…
Negli occhi di Chiara e Marianna rimase soltanto il buio. Non vorremmo che la storia si ripetesse, ma neppure che il tutto si trasformasse in un business per i soliti noti…

Gian J. Morici

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