La Scala Reale all’interno dell’edificio ottocentesco della Provincia Regionale di Agrigento, oggetto di recente di lavori di manutenzione straordinaria per i quali è stata bandita una apposita gara dell’importo complessivo € 39.981,48, è gremita di giornalisti, cameraman, fotografi.
Operatori del mondo dell’informazione, di cui sono gran parte quelli che sanno fare bene il proprio lavoro e che si trovano a dover attendere che inizi la conferenza stampa indetta oggi dal Presidente della Provincia Eugenio D’Orsi per inaugurare l’esposizione della riproduzione d’autore della “Natività dei Santi Lorenzo e Francesco” del Caravaggio.
Giornalisti, cameraman e fotografi, che ben altro avrebbero – e vorrebbero – da scrivere, riprendere, fotografare. Eppure, volenti o nolenti, son qui per l’ennesima sfilata. La quotidiana passerella politico/istituzionale.
Del resto, chi pubblicherebbe ciò che vorrebbero scrivere e far conoscere all’opinione pubblica?
Oggi s’inaugura l’esposizione della riproduzione d’autore. Una copia di un’opera del Caravaggio, realizzata dal pittore saccense Calogero Termine.
Nulla da obiettare sulla qualità della riproduzione, sulle luci, sui colori, che il bravo artista ha saputo riportare fedelmente.
L’unica obiezione, riguarda la passerella quotidiana di chi, vivendo forse in uno dei tanti palazzacci cittadini, lontani dalla realtà quotidiana, come Cartesio sembra rendersi conto della necessità di “rimetter tutte le vecchie opinioni in discussione” e iniziando a porre sotto critica la testimonianza dei sensi, si culla nell’esatto opposto.
Dato che i sensi talvolta ci ingannano, chi può garantirci anche dell’evidenza più lampante, “che io sono qui seduto accanto al fuoco, con indosso una vestaglia, con in mano dei fogli di carta e altre cose del genere […] quante volte infatti nel riposo notturno ho creduto di trovarmi qui vestito, seduto accanto al fuoco, quando invece ero svestito e mi trovavo a letto sotto le coperte?.
Perché dunque percorrere le vie cittadine, per vedere i negozi semivuoti, i disperati senza lavoro, i precari, i mendicanti, la microcriminalità il cui incremento è esponenziale, i tanti disservizi ai quali nessuno sembra saper dare risposte concrete?
Se i sensi ingannano, perché non rifugiarsi nel palazzo, con la sua bella Scala Reale all’interno, dove godermi una riproduzione d’autore del Caravaggio?
Scendere le scale e sentirmi anch’io un Re?
E come Cartesio, mentre rifletto con maggiore attenzione, constato con grande chiarezza che non ci sono indizi sicuri per distinguere il sonno dalla veglia, che ne rimango stupito; e questo mio stupore è tale che quasi mi convinco di dormire. Sogno e nel sogno vedo l’aeroporto di Agrigento e il Caravaggio. Falso l’uno, e falso l’altro. Ma tanto che importa? I negozi vuoti, i mendicanti, i disoccupati e i tanti che con lo stipendio non arrivano alla fine del mese, sono lì, fuori dall’immenso portone di ferro che tutela la mia Scala Reale e con essa i miei sogni di Re.”
Il “mondo reale” non esiste e nel mondo della politica agrigentina e dei suoi palazzacci, tutto diviene sogno, finzione, incertezza e il sogno, la finzione, l’incertezza, diventano realtà.
La mia fredda ragione, la ricerca dell’incrollabile certezza, il disincanto, nei Palazzi dei Re vengono irrisi e rispediti in un labirinto di specchi ingannevoli.
Lì diventa vero l’aeroporto con i suoi aeroplani di plastica, dinanzi ai quali se chiudi gli occhi e ascolti con le orecchie del politico, del potentino di turno, ti pare quasi di udire il rombo degli aerei, il gracchiare degli altoparlanti di bordo: “Signore e Signori, il comandante vi dà il ben venuto a bordo del volo n° vattelappesca, diretto a rocca cannuccia. La durata del volo prevista è di ore e minuti quanti ne volete, tanto non cambia nulla. Il comandante e l’equipaggio vi augurano buon viaggio…”
Sarei pronto a giurare che in questa città tutto è falso. Falso l’aeroporto, il Caravaggio, le prospettive di sviluppo, le tante promesse dei politici. Eppure, sbaglierei.
Tante cose son vere. Vera è la miseria che vedo in giro, le strade indegne persino dei villaggi più sperduti del terzo mondo, i disservizi, i disoccupati, i precari e i mendicanti. Ma soprattutto, veri sono i soldi che questa gente che ci amministra, ogni mese si porta a casa…
Non potremmo pagarli con moneta tanto reale quanto reale è ciò che producono per noi?
Gian J. Morici