Al Biografilm Festival di Bologna le due autrici presentano il doc Sbagliate sulla prima generazione di donne italiane che hanno potuto scegliere di non fare figli. E subito scatta il dibattito
BOLOGNA – “Scusi, lei è una figliata o una sbagliata? Parte da una domanda tutta da decifrare il bel documentarioSbagliate di Daria Menozzi ed Elisabetta Pandimiglio, le due documentariste che al Biografilm Festival di Bolognahanno ricreato una vivace atmosfera settantasettina. Autocoscienza femminista in gran rispolvero nella piazzetta del festival che accoglie il dibattito post-proiezione. Al centro, le autrici presentano questo lavoro focalizzato su quelle donne, oggi cinquantenni e passa, che hanno deciso più o meno consapevolmente di non fare figli. La prima generazione di italiane che ha potuto scegliere se essere madre o meno. Il perché del tornare a domandarsi su quella scelta, lo chiediamo alle due autrici.
Completamente autoprodotto, Sbagliate è un lavoro a lunga gestazione. Ci avete messo cinque anni per “partorirlo”, concedetemi il termine. Come mai, qualche difficoltà lungo il cammino?
Elisabetta Pandimiglio. Il fatto è che a lungo io e Daria abbiamo pensato di scrivere una sceneggiatura e fare un lavoro di fiction. Ma non veniva fuori nulla di convincente. Del resto, come spesso succede, certi stimoli nascono da un’esigenza personale. La mia, ad esempio, che non ho fatto figli senza una ragione precisa, semplicemente procrastinando il momento, fino a che non è stato più possibile. Vediamo, magari dopo, adesso no, forse il prossimo anno. E fine della storia.
Daria Menozzi. A un certo punto ho acceso la telecamera davanti a un’amica e le ho chiesto se aveva voglia di parlarne. L’idea del documentario è nata così. Solo che a quel punto non abbiamo trovato nessuno che avesse voglia o interesse a produrci. Tutti ci dicevano: ma che tema è? Qual è il problema se una ha deciso o meno di fare figli? Ma è come fare un film su una che sceglie di mettersi gli stivali invece dei mocassini…. Ci siamo trovate davanti a una sorta di rimozione totale, indifferenza, incapacità di vedere quali fossero le implicazioni di quella che per molte donne fu una vera e propria rivoluzione.
Davanti alla vostra telecamera, gruppi di donne che si parlano, si confrontano e ricordano. E’ quasi autocoscienza femminista.
Padimiglio. Sì, è vero, e ne sono anche fiera. La scelta dei gruppi di donne che si incontrano da Ivana la parrucchiera o a casa della Mara è venuta naturale perché aiutava tutte nel parlare di un tema comunque intimo, che ha delle implicazioni profonde. Anche se non sempre, c’è tra noi chi vive la condizione di “sbagliata” senza alcuna pesantezza, anzi.
Menozzi. E non dimentichiamoci che abbiamo fatto quasi tutte riunioni – tra Modena e Roma – intorno a tavoli con roba da mangiare e da bere. Ce la siamo anche goduta, eh!.
Tanto materiale girato e poi le scelte del montaggio. Tra quello che è rimasto e quello che è stato tagliato, cosa viene fuori? Ci sono delle motivazioni specifiche di “non maternità” che ritornano? C’è un tema prevalente?
Pandimiglio. Cercare un perché è stato forse il motore della nostra ricerca, individuale e collettiva. Ma no, non ci sono Leitmotiv veri e propri… Certo, quello che torna è la voglia di scegliere, e anche di entrare in rottura con le proprie madri e il loro modello.
Menozzi. Per il resto, c’è di tutto. Chi aspettava l’uomo giusto, chi l’apparizione messianica dell’istinto materno, chi non sentiva il ticchettio dell’orologio biologico, chi ha procrastinato fino a ritrovarsi in menopausa, chi non c’aveva proprio voglia e si concedeva questa possibilità. Anche se poi arrivava la zia a dirle “Certo, tu sei proprio sbagliata”.
Il dibattito bolognese è pieno di donne che vogliono parlare e che fanno domande. La direttrice della Biblioteca italiana delle donne, Annamaria Tagliavini, mette carne al fuoco ricordando che l’Italia cattolica e familista “è ad oggi il terz’ultimo paese al mondo per natalità, con madri di età media oltre i 35 anni. Non fare figli in questo momento più che una scelta è una costrizione dovuta alla mancanza di welfare e di sostegno sociale. In molte tra le presenti invitano le autrici a continuare a lavorare sul tema. Ora che il vaso è scoperchiato, nessuna ha voglia di riseppellirlo.
Pandimiglio. Abbiamo tutte le intenzioni di proseguire. E già ci frullano per la testa diverse idee.
Menozzi. Certo, se trovassimo un po’ di aiuto economico e qualcuno che ci sostenga nella produzione sarebbe più facile. Anche per Sbagliate stiamo cercando sostegno per poter fare i sottotitoli e mandare il doc in giro per il mondo.