Capolavori del disegno dal Musée de Grenoble
5 ottobre 2024 – 12 gennaio 2025
Padova, Palazzo Zabarella
Mostra organizzata dal Musée de Grenoble e dalla Fondazione Bano, in collaborazione col Comune di Padova – Assessorato alla Cultura e la Ville de Grenoble
Nell’ambito di una programmazione coerente, attenta alla qualità delle scelte e all’impegno scientifico, Palazzo Zabarella prosegue il dialogo internazionale con importanti istituzioni museali di fama mondiale. È ora la volta della prestigiosa collaborazione con la Città di Grenoble che attraverso il suo Museo, tra i più importanti in Europa, ha messo a disposizione una significativa selezione della sua ricca raccolta di disegni, svelando una parte della collezione finora inesplorata.
“Con questa mostra affascinante, su cui puntiamo molto e che sorprenderà il nostro pubblico – afferma Federico Bano, Presidente Fondazione Bano – abbiamo voluto proporre un approccio diverso, molto originale, per comprendere le sperimentazioni dei movimenti e dei protagonisti che hanno profondamente rinnovato la visione e la rappresentazione della realtà nella prima metà del Novecento”.
“In mostra i grandi protagonisti delle avanguardie post-impressioniste sviluppatesi prima e dopo la guerra, passando dalle ardite sperimentazioni del cubismo alle provocazioni del dadaismo, alle proiezioni oniriche del surrealismo, all’astrazione, ma tenendo sempre conto della longevità e validità della figurazione prepotentemente riemersa tra gli anni venti e trenta, a ridosso delle istanze del cosiddetto ritorno all’ordine – aggiunge Fernando Mazzocca, Direttore scientifico di Palazzo Zabarella.
Creato nel 1798, il museo di Grenoble ha continuato ad arricchire le sue raccolte di arte antica, moderna e contemporanea fino a giungere oggi ad un patrimonio complessivo di più di 900 opere tra dipinti, sculture e oggetti, e oltre 5000 disegni di epoche diverse. Agli inizi del XX secolo grazie alla ricchezza e alla qualità della sua collezione di arte antica, era già considerato uno dei grandi musei di Francia. Con l’arrivo di Pierre-André Farcy (1882-1950), detto Andry-Farcy, quale direttore dal 1919 al 1949, diventerà il primo museo d’arte moderna francese. Critico, pittore e grafico pubblicitario, Andry-Farcy inserì nelle collezioni i grandi artisti del suo tempo, da Matisse a Picasso, da Bonnard a Léger grazie ad acquisti mirati e importanti donazioni. Nel 1923, in particolare, con il lascito di Agutte-Sembat entrò un insieme unico e considerevole di opere neo-impressioniste (Signac, Cross, Van Rysselberghe) e fauves (Matisse, Derain, Marquet, Vlaminck). I direttori successivi completarono e aggiornarono ulteriormente questo prestigioso ensemble.
Lo spazio privilegiato dato al disegno fin dalla sua fondazione ha fatto sì che il gabinetto d’arte grafica del museo di Grenoble diventasse, per l’arte moderna e contemporanea, il più importante di Francia dopo quello del Museo nazionale d’arte moderna – Centre Pompidou, grazie alle opere di grandi protagonisti delle avanguardie del XX secolo.
La straordinaria selezione proposta a Palazzo Zabarella curata da Guy Tosatto, già alla direzione del museo di Grenoble, riunisce 47 artisti e più di 130 opere, offrendo l’opportunità di scoprire le diverse tecniche e i differenti linguaggi che hanno caratterizzato la scena artistica contemporanea a Parigi, che è stato il grande laboratorio della modernità. Dalla matita al carboncino, dalla tempera all’acquerello, alla gouache o al collage, dalla figurazione all’astrazione, i protagonisti delle avanguardie sperimentano su carta composizioni, forme, figure, talvolta accostamenti cromatici, con la libertà espressiva e l’immediatezza creativa proprie di queste tecniche.
L’esposizione si articola in cinque sezioni abbracciando un arco temporale compreso tra il 1900 ed il 1960. Vengono indagati i principali movimenti artistici che hanno segnato la prima metà del XX secolo: dal neoimpressionismo all’espressionismo d’impronta fauve, dal cubismo al ritorno all’ordine, dalla ribellione dadaista al sogno surrealista fino all’astrazione. Emergono attraverso una serie di capolavori le personalità di Matisse, Picasso, Chagall, Miró, Signac, Bonnard, Vuillard, Modigliani, Rouault, Delaunay, Arp, Balthus, Calder, Tobey. Vengono pure esplorate le contaminazioni tra poesia, letteratura e arti visive come nel caso dei disegni sperimentali di Artaud, Klossowski, Cocteau e Michaux.
Considerando che solitamente le opere su carta non sono facilmente visibili al pubblico per ragioni legate alla loro conservazione, la mostra di Palazzo Zabarella costituisce senza dubbio una preziosa occasione per confrontarsi con la dimensione più immediata e spontanea della creazione, con il lato più intimo e privato di ciascun artista.
“Il mio disegno al tratto è la traduzione diretta e più pura della mia emozione” affermava Henri Matisse.
LE CINQUE SEZIONI DELLA MOSTRA
PREMESSE DELL’AVANGUARDIA – MATISSE, LINEA E COLORE
Se già nella seconda metà dell’Ottocento gli impressionisti francesi avevano scandalizzato il pubblico e la critica con la loro nuova pittura basata sulla sensazione e la resa della luce, è sullo scorcio del secolo e ancor più nei primi anni del Novecento che si gettano le basi per le nuove ricerche che verranno a caratterizzare l’arte più propriamente contemporanea. Dai disegni neoimpressionisti di Paul Signac (compresi quelli che compaiono nelle lettere indirizzate ai collezionisti Georgette Agutte e Marcel Sembat), si passa così ai fogli dai tratti più evocativi di Pierre Bonnard e di Edouard Vuillard, per giungere quindi al segno più provocatorio e già espressionista di Georges Rouault.
Diverse sono le invenzioni grafiche di Henri Matisse: dagli studi di nudi femminili realizzati a cavallo tra i due secoli ad un carboncino con il tema de “La danza”, ad alcune straordinarie sperimentazioni degli anni Quaranta come la serie di tavole intitolate “Jazz” in cui compare la celebre figura di Icaro e la tecnica del decoupage .
L’ESPLOSIONE DELLE FORME – PICASSO E IL CUBISMO
La scomposizione della forma legata alla moltiplicazione dei punti di vista inaugurata da Pablo Picasso nel 1907 ha rappresentato una vera rivoluzione nel mondo dell’arte a lui contemporaneo e non solo. L’artista catalano mostra una diversa maniera di rappresentare la realtà che non è mai un punto di arrivo ma sempre un nuovo punto di partenza: ai suoi disegni del periodo cubista si affiancano quelli che mostrano un ritorno alla figurazione e a una dimensione classica come nel magnifico “Ritratto di Olga” del 1921 – uno dei fogli più grandi presenti in mostra-, per arrivare ancora ad ulteriori sperimentazioni. Le opere di Sonia e Robert Delaunay, Fernand Léger, Juan Gris, Ossip Zadkine propongono nuove possibilità di scomporre e ricomporre l’immagine in fogli spesso anche più colorati, vivaci, caratterizzati da un dinamismo puramente lirico.
INTORNO A DADA E SURREALISMO: UN MONDO REINVENTATO
Quando nel 1916 a Zurigo un gruppo di scrittori, intellettuali, artisti di diversa formazione e provenienza fonda il Cabaret Voltaire inaugurando l’avanguardia dadaista, il caso e la totale libertà espressiva sono le uniche “regole” che l’artista si impone. La coppia Jean Arp e Sophie Taeuber-Arp manterrà anche negli anni successivi una felicità creativa caratterizzata da forme libere, prevalentemente astratte, laddove Francis Picabia o Marius de Zayas inventano figure meccanomorfe a irridere la moderna società delle macchine.
Qualche anno dopo, dalle premesse di Dada nascerà il surrealismo, il movimento a cui si legarono, tra gli altri, i pittori Joan Miró e André Masson o lo scrittore Jean Cocteau dando forma ed espressione alle loro visioni interiori e al mondo dell’inconscio.
SOPRAVVIVENZA DELLA FIGURA: PARIGI CAPITALE DELLE ARTI
Ancor prima dello scoppio della Prima guerra mondiale un gruppo di artisti trasferitesi a Parigi da altri paesi europei come Amedeo Modigliani, Léonard Foujita, Jules Pascin, si mantiene sostanzialmente estraneo ai movimenti d’avanguardia senza tuttavia rimanere indifferente all’influenza dell’arte africana o alla lezione di Cézanne. Negli anni Venti un po’ in tutta Europa ed anche nella capitale francese ci fu un generale ripensamento delle avanguardie con il recupero della figura e della composizione: André Derain e Raoul Dufy si allontanano dalle esperienze del periodo fauve per ritrovare un diverso rapporto con la figura umana e con lo spazio; mentre Aristide Maillol rimane sempre fedele, nelle sue sculture come nei suoi disegni, ad un ideale plastico legato alla costruzione di una forma pura e senza tempo.
ASTRAZIONE, PRIMA E DOPO LA GUERRA
Il nuovo linguaggio dell’astrazione sperimentato inizialmente da Kandinskij e Mondrian, tra lirismo e geometria, viene ripreso e reinterpretato in vari modi nel corso del Novecento. Prediligono una grammatica geometrica Jean Gorin, legato alle teorie del Neoplasticismo applicate sia in pittura che nella progettazione architettonica, e Auguste Herbin, tra i fondatori del movimento Abstraction-Création, attento tanto alla giustapposizione di colori e forme quanto al ritmo compositivo. Lo scultore Etienne Béöthy sceglie la fluidità delle linee e delle forme allusive al corpo umano; mentre Alexander Calder, unendo cultura scientifica a suggestioni surrealiste, giunge ad evocare poeticamente l’energia dell’universo.
Nel periodo successivo alla seconda guerra mondiale Mark Tobey, Bram van Velde e Henri Michaux si ricollegano ad un’astrazione libera e spontanea, accomunati da una dimensione calligrafica, da un segno inteso come scrittura, che in Tobey si ispira alle filosofie e alle arti orientali, in Van Velde alla ricerca di un equilibrio del gesto, in Michaux alla sua attività di poeta e scrittore.