1. L’infinitizzazione dei pensieri specifici che insorgono ad ogni intensa esperienza emotiva, con tutta la refrattarietà dei canoni della ragione abituata a muoversi nei confini dello spazio e del tempo, anche se restano in dimensioni distinte, in Mattè Blanco inconscio ed emozione sono in buona parte sovrapponibili, rovesciati i presupposti su cui il nostro pensiero è abituato a poggiare.
2. Primo tra tutti l’incompatibilità dei contrari.
3. Se per Freud l’inconscio è innanzitutto rimosso, guidato dalle censure e dai conflitti, per Mattè Blanco invece è simmetrico con l’abolizione di ogni differenza tra le reazioni che diventano tutte ugualmente reversibili (il principio di simmetria), seguono le stesse regole di funzionamento dell’inconscio, le esperienze che caratterizzano il versante conoscitivo dell’emozione.
4. Mattè Blanco rivisita dunque il sistema del cuore freudiano. Amplia notevolmente la nozione di inconscio, non è più solo oscura cantina della nostra psiche ad illuminare con sapiente lavoro di scavo e di ricostruzione di un passato remoto, ed in più riscatta l’emozione spesso confinata nell’irrazionale.
5. La sua concezione della bilogica significa che abbiamo bisogno della ragione assolutista degli affetti quando in quel pensiero razionale che Aristotele ha vincolato al principio di non contraddizione.
6. L’inconscio, come le emozioni, diventa allora un sostegno strutturale della coscienza e dello stesso pensiero logico.
7. Ed è proprio dalla loro costante interazione che scongiuriamo il malessere mentale.
8. Ciò che sappiamo non corrisponde affatto, in moltissimi casi, a ciò che sentiamo. E pure è proprio questo abisso apparentemente incolmabile a determinare la ricchezza dell’esperienza umana.
9. E’ l’immersione in questa profondità a veicolare una molteplicità di diversi e nuovi significanti per la nostra vita.
10. La definirei una rivoluzione concettuale!
11. Riccardo Lombardi, allievo del maestro Cileno, per molti anni in analisi con la moglie di Mattè Blanco, Lunciana Bondemat al cui libro è dedicato con gratitudine, non a caso ha voluto intitolare “IL MIO TEMPO VERRA’”, il suo saggio di apertura, citando Gustav Mahler le cui sinfonie hanno dovuto attendere 50 anni dalla morte del compositore viennese per essere riconosciute.
12. L’opera di Mattè Blanco ha bisogno di tempo per essere assunta dal pensiero psicanalitico generale. Appartiene ancora all’ambito dei cantieri sperimentali anche se, con sempre maggior numero di laboratori, diversi luoghi, da parte di analisti della più diversa estrazione.
13. Le antinomie all’interno della mente umana come nei paradossi dei presocratici, o nel concetto stesso di infinito, sono una scoperta postuma di Freud, perché come spiega lo stesso di Mattè Blanco, nessuno si è accorto di questa importante osservazione del maestro. L’inconscio contempla assieme ragione ed emozione, tempo e non tempo, gli stessi concetti di bene e male, buono e cattivo, osservabili a pieno attraverso il modello kleiniano: una madre buona e una cattiva che inizialmente sono sentite come due entità separate, che appaiono a seconda della modalità affettiva del bambino, per poi in un secondo momento dello sviluppo arrivare a fondersi assieme.
14. Tutte queste antinomie compaiono spesso e passano quasi inosservate. C’è chi sostiene, con questo sono pienamente d’accordo, che all’aumentare di esperienze i messaggi contradditori percepiti, aumenti anche la possibilità di sviluppare una psicosi.
15. La psicopatologia può essere quindi scongiurata solo grazie all’oscillazione tra il razionale e l’irrazionale, un sano rapporto tra eros e psiche, tra sacro e profano, cosi come l’odio non è possibile senza l’amore e viceversa (un’altra antinomia, lo stesso Freud non l’aveva mai notato) cosi la coscienza inconcepibile senza l’incoscienza.
16. E’ questa l’essenza della bilogica di Mattè Blanco.
17. E’ l’emozione a diventare la madre del pensiero, a generarlo ed a sovrastarlo.
18. In assenza di emozioni, il pensiero è sterile, controllante una forma di razionalità che coglie solo la superficie della realtà interna. Del resto, non siamo computer, siamo esseri bilogici (bilogici – prima ancora del pensiero siamo carne) e molto spesso all’origine del pensiero c’è una turbolenza che nasce come disordine.
il Professore
Francesco Pesce