Nel gran caos della mia biblioteca, mentre rovistavo faticosamente alla ricerca di un libro, mi sono trovato tra le mani una corposa raccolta in grosso formato di fotocopie di articoli dal titolo: “Magistratura Democratica – Estratti della rivista “Magistratura Democratica” dal 1973 al 1979” per un totale di trentatré tra articoli e relazioni.
Purtroppo la grafia delle fotocopie è così minuta da apporre grosse difficoltà alla lettura anche di chi abbia la vista più valida. Occorrerà un lavoro di ingrandimento, se ne varrà la pena, per utilizzare compiutamente una documentazione estremamente interessante e oramai trascurata, se non dimenticata.
Tuttavia già quanto è possibile ricavarne senza ricorrere ad una complessa e non facile trascrizione, tale scritto fornisce a chi voglia approfondire l’analisi della attuale condizione patologica istituzionale e giudiziaria, preziosi elementi per comprendere fatti e situazioni attuali.
Anzitutto l’indice, fortunatamente assai meglio leggibile, dei testi, con i titoli degli articoli ed i nomi degli autori.
Sono nomi di persone scomparse dalla scena politica e giudiziaria e molti, non più viventi. Molti di essi li ho conosciuti ed ho avuto con loro rapporti cordiali e, malgrado tutto, di stima.
Sono i nomi di Accattatis, Palomnarini, Ramat, Onorato, Pulitanò, Saraceni, Cerami, Senese, Risicato, Vaglietta, Amendola, Lupo. Un articolo è dell’unica che credo sia ancora in carriera: Ilda Boccassini.
Alla difficoltà della grafia si aggiunge, quale ostacolo alla lettura, una lunghezza impressionante di ciascuno di quegli scritti, che rende difficile anche la classica “occhiata” ed il più sommario dei giudizi.
Ci sono i titoli. Sono quasi tutti assai significativi dell’indirizzo culturale di quella corrente e della magistratura in generale in quegli anni.
“La scalata repressiva”, “Magistratura e lotte sociali”, ed ancora “Movimento, emarginazione e ruolo di M.D.”, “Chi ha parlato di chi?”, “L’uso alternativo del diritto – prospettive e metodi”, “M.D. contro la germanizzazione” (??), “Un Pretore che fa scandalo”, “Democrazia socialista e ruolo di M.D.”, “M.D., il terrorismo ed il quadro politico”, “Per una analisi sullo Stato e sulle Istituzioni”, “La parità tra uomo e donna e la legge”.
Ho già detto che particolarmente disagevole è la lettura per la grafia.
A ciò si aggiunge che le pagine non sono numerate ed è estremamente difficile la stessa ricerca degli articoli che risultano nell’indice.
Ma una semplice occhiata consente di ritenere che la lunghezza dei “pezzi” è dovuta essenzialmente ad una prolissità insopportabile.
E questa è sintomo di un bizantinismo che si aggiunge al lessico ed al frasario che è quello che era allora di moda nelle assemblee studentesche, del “movimento”, in quelle sindacali e nei partiti di Sinistra. Con una maggiore ridondanza e senza traccia di una qualche maggiore concretezza.
Non voglio dire altro. Spero di poter superare almeno alcune delle difficoltà di utilizzazione di un documento altrimenti prezioso per la storia e per l’analisi del presente e di poter ritornare al più presto sull’argomento.
Ma già quel che ho potuto ricavarne, conferma molti miei ricordi e molte mie attuali valutazioni della patologia istituzionale-giudiziaria e della sua origine e natura.
Mauro Mellini