Dalle prime ore di questa mattina i finanzieri del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria stanno eseguendo 18 ordinanze di custodia cautelare (10 in carcere e 8 ai domiciliari) emesse dal GIP di Roma, dott.ssa Vilma Passamonti, su richiesta dei Pubblici Ministeri Nello Rossi, Paola Filippi e Corrado Fasanelli, nei confronti di altrettanti soggetti responsabili, a vario titolo, di aver riciclato e trasferito all’estero, in particolare nella Repubblica popolare cinese, attraverso sistematiche operazioni illecite di alcune agenzie del circuito dei money transfer, una somma superiore al miliardo di euro (1.001.457.120) frutto, tra l’altro, dei reati di importazione e vendita di prodotti contraffatti, frode in commercio, evasione fiscale.
I reati contestati sono quelli di associazione per delinquere transnazionale e di riciclaggio di denaro derivante da reati.
Sono stati inoltre contestati – in base alla normativa sulla responsabilità delle persone giuridiche – gli illeciti di un istituto di pagamento internazionale in relazione ai reati commessi dai propri responsabili.
Gli arresti giungono al termine di una lunga indagine condotta dal Nucleo Valutario che ha interessato una multinazionale specializzata nella spedizione di denaro in tutto il mondo con sede nel Regno Unito, nonché sette agenzie romane di money transfer operanti nell’ambito del circuito facente capo alla multinazionale stessa.
L’operazione, denominata “Fiume di denaro” ha preso le mosse dallo svolgimento di un’ispezione antiriciclaggio condotta d’iniziativa dalle Fiamme Gialle nei confronti di un’agenzia di money transfer operante a Roma, al termine della quale era stata riscontrata un’anomala operatività caratterizzata da una mole notevole di invii di denaro effettuati in via pressoché esclusiva da parte di clienti extracomunitari verso gli Stati di origine.
Le attività investigative, successivamente estese nei confronti di altre sei agenzie attive nella capitale, della filiale italiana dell’istituto di pagamento britannico e di numerosi operatori commerciali cinesi, hanno consentito di far luce su una diffusa rete criminale che, avvalendosi dei servizi prestati dal circuito di money transfer facente capo alla multinazionale ii questione, sfruttando la sistematica violazione della normativa antiriciclaggio, ha potuto inviare, in particolare verso la Cina, un enorme flusso di denaro contante, riciclando i proventi dell’evasione fiscale e dell’illecita attività connessa al commercio di prodotti con marchi contraffatti.
Violando sistematicamente le norme sul divieto di frazionamento e, soprattutto, quelle sulla corretta identificazione della clientela, il sodalizio indagato è riuscito a riciclare e trasferire in Cina, mediante l’esecuzione di oltre 785 mila operazioni in poco più di due anni, oltre un miliardo di euro.
Attraverso intercettazioni audiovisive, perquisizioni, sequestri, servizi di osservazione e pedinamento e l’esecuzione di ispezioni antiriciclaggio, è stato possibile ricostruire i flussi di denaro e le modalità utilizzate nella fase del riciclaggio e del trasferimento all’estero.
La consegna del contante avveniva presso le agenzie di money transfer oppure a cura di incaricati di queste ultime che si recavano direttamente presso i reali mittenti.
La titolarità degli invii veniva attribuita, di volta in volta, a nominativi di fantasia, a persone defunte, oppure ancora a ignari clienti già registrati nel database gestionale in uso all’istituto di pagamento e reso accessibile a tutte le agenzie operanti all’interno del circuito.
I reali mittenti, invece, sono risultati essere imprenditori e commercianti cinesi operanti in Italia (soprattutto nella capitale), gravati da numerosi precedenti di polizia e/o penali per reati di vario genere (contrabbando, contraffazione, evasione fiscale).
L’invio all’estero dei contanti raccolti avveniva, infine, attraverso la tecnica del frazionamento in importi sottosoglia (euro 2.499,00, euro 1.999,00 e euro 999,00, a seconda del limite imposto dalla normativa vigente al momento del trasferimento).
Il tutto era gestito, organizzato e diretto da soggetti che ricoprivano ruoli di rilievo all’interno dell’istituto di pagamento i quali predisponevano ed indicavano ai sodali, di volta in volta, i descritti sistemi per “aggirare” il corretto tracciamento della provenienza delle somme.
Tra i soggetti colpiti dai provvedimenti restrittivi figurano, infatti, il direttore regionale pro-tempore, la responsabile antiriciclaggio, il responsabile dell’ufficio commerciale ed il responsabile del settore debiti in sofferenza della succursale italiana della multinazionale.
I finanzieri stanno infine eseguendo il sequestro dei beni per un valore di oltre 13 milioni di euro, pari al profitto realizzato dall’istituto di pagamento e dai money transfer attraverso le illecite transazioni.
Comunicato Nucleo Polizia Valutaria