Volere è potere. Peccato che non sempre si vuole. Torno a parlare di scuola. Il diritto allo studio delle persone portatrici di handicap nel nostro paese è garantito dalla nostra Costituzione: basti pensare all’art. 2, all’art. 3, che sancisce che “ è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini , impediscono il pieno sviluppo della persona umana”, all’art. 34 che afferma che “la scuola è aperta a tutti” e all’art. 38 che dispone che gli inabili hanno “diritto all’educazione”. Ma poi succede qualcosa di veramente deprecabile ed incostituzionale: Il comune non ha i soldi e quindi non può “programmare”. Non passa giorno senza che non giungano telefonate disperate di genitori, che chiedono giustizia per i loro figli diversamente abili che, sebbene affetti da patologie gravissime e con certificazione di handicap in situazione di gravità, sono rimasti privi di insegnante di sostegno. Giustamente non sanno spiegarselo e la prima annotazione che fanno è del tipo: ”ma mio figlio non è stato miracolato in questo nuovo anno scolastico!! purtroppo non può guarire e la grave patologia diagnosticata necessita di un docente di sostegno, altrimenti che lo portiamo a fare a scuola!!! Rimarrà isolato, ignorato handicappato e basta”. Non la pensa così Franco Gangemi, papà disperato per avere appreso che per la piccola figliola non ci sono maestre di sostegno. ”come dire alla propria figlia: devi rimanere a casa perché il comune non ha soldi”. Non si può “morire” tra l’indifferenza delle istituzioni, non si può “morire” perché non ci sono abbastanza soldi nelle “tasche” comunali. Bisogna affrontare questo tipo di discriminazione e lottare per un sistema di educazione inclusiva è oggi più che mai un’urgenza da affrontare in una città sempre indifferente, senza anima, come la nostra.
Questi bambini a cui oggi viene negato il diritto all’istruzione, avranno negata anche la possibilità di un futuro nel mercato del lavoro, la partecipazione attiva alla vita sociale. Questo significa un destino segnato, in cui sempre più forte sarà il senso di esclusione. Stamattina ho assistito all’ennesimo dramma di un genitore che è passato dalle parole ai fatti, incatenandosi davanti la prefettura per protestare nei confronti della commissario Giammanco la quale ha preferito non affrontare la “questione”. Solo la sensibilità del Prefetto Nicola Diomede, ha portato un po’ di serenità al papà disperato. Il Prefetto, avvicinandosi, lo ha confortato chiamando immediatamente il dirigente comunale.
Questa storia mi fa ricordare alcune frasi di Gladys Rovini, scrittice : “La vera disabilità è quella dell’anima che non comprende. . . Quella dell’occhio che non vede i sentimenti. . . Quella dell’orecchio che non sente le richieste d’aiuto. . . Solitamente, il vero disabile è colui che, additando gli altri, ignora di esserlo”.
Aldo Mucci