I Sabini sono noti nella tradizione storiografica romana per il ruolo che rivestirono nella storia di Roma primitiva. Tutti ricordano il ratto delle Sabine, origine di una guerra che oppose i Romani e le città latine e sabine della bassa valle del Tevere conclusasi con una pace che sancì la presenza a Roma di due re: Romolo, il fondatore della città e Tito Tazio, duce delle truppe messe in campo dai Sabini. La ricerca archeologica, condotta nell’ultimo trentennio ha permesso di delineare la civiltà e cultura dei Sabini. Un caso fortunato ha voluto che nell’Area di Ricerca del CNR di Roma 1 fosse compresa una delle necropoli della città sabina di Eretum, nota nella storia degli studi come necropoli di Colle del Forno, che l’Istituto di studi sulle civiltà italiche e del mediterraneo antico (ISCIMA) del CNR ha scavato integralmente. Questa situazione privilegiata fa della città di Eretum l’unico insediamento sabino del quale possiamo cogliere interessanti elementi di storia arcaica grazie ai dati archeologici. Agli inizi del VI secolo su una società di omoioi, domina la figura di un principe, sepolto con un ricco corredo con elementi: un calesse decorato da lamine di bronzo, cavalli con ricche bardature in bronzo e vasi di bronzo e di bucchero, spiedi ed alari, che alludono alla ritualità del banchetto. Dopo la metà del secolo appaiono le sepolture monumentali di grandi famiglie gentilizie che detengono cariche politiche e religiose, come testimoniato in alcune deposizioni maschili dalla presenza del lituo, segno del potere sacerdotale dell’augure. Alla fine del VI secolo in una tomba monumentale viene deposto un re come evidenziato dal rituale del seppellimento, che prevede anche il sacrificio dei cavalli e dagli oggetti del corredo tra i quali un trono in terracotta.