Grandioso. E non poteva essere diversamente. Stiamo parlando dell’aspetto coreografico delle Olimpiadi di Sochi (Russia), che ha entusiasmato tantissimi telespettatori rimasti incollati dinanzi gli schermi per ammirare uno spettacolo meraviglioso.
Ben conoscevano l’importanza degli spettacoli gli antichi imperatori romani, che fecero del Colosseo il simbolo di tale filosofia, a tal punto che dell’antico anfiteatro di Roma si diceva: “Quamdiu stabit Colyseus stabit et Roma” (Finché esisterà il Colosseo, esisterà anche Roma).
Ma non solo gli antichi romani furono maestri in quest’arte. In epoca più recente, a curare le coreografie delle più grandi manifestazioni tedesche, prima di diventare “l’architetto di Hitler”, fu Albert Speer. Un grande maestro nello studio delle coreografie da utilizzare per i più importanti eventi pubblici organizzati dal partito nazista.
In quanti si sono soffermati un attimo per tornare con il pensiero alle immagini delle grandi manifestazioni pubbliche organizzate durante le dittature? Uomini come Hitler, Stalin e Mussolini, ben sapevano come l’uso sapiente della coreografia nel corso di tali eventi fosse utile a condizionare il pensiero dell’individuo medio. Se pure non si può dire che tutto il potere sia fondato sull’immagine, non v’è dubbio che la grandiosità di certi spettacoli sia stata uno strumento prezioso utilizzato da molti governi per subordinare i propri cittadini.
Resta dunque da sperare che – a differenza di quanto si diceva a proposito del Colosseo e di Roma – le Olimpiadi possano continuare ad esistere anche dopo che avrà cessato di esistere Valdimir Putin.
Le Olimpiadi di Sochi sono nate all’insegna delle polemiche sui diritti umani su temi quali l’omosessualità. Ma anche sotto la cappa della paura per possibili attentati, e alla luce di una cattiva stella: dei cinque cerchi che devono trasformarsi nel simbolo dell’olimpismo, se ne sono accesi solo quattro.
Come per le grandi parate organizzate da governi totalitari, dietro tanta imponenza si cela un rovescio della medaglia che nessuno vuol vedere. Nel caso dei Giochi Olimpici di Sochi, ci limitiamo a citarne soltanto uno, forse anche il meno drammatico, considerato il fatto che non diverso è stato il trattamento che quel paese ha riservato agli uomini: l’eliminazione dei cani. Già, il potere si vergogna di mostrare agli ospiti delle Olimpiadi questa faccia della medaglia. Così come si vergogna dello stato pietoso dell’autostrada federale dopo Boguchar.
La “vergogna” dei cani è stata eliminata. Verrà forse un giorno nel quale Putin si vergognerà dei poveri?
A noi rimane da vergognarci di quanti in nome di una futura democratizzazione della Russia, hanno accettato che si tenessero lì le Olimpiadi, come se le passate esperienze (Cina) avessero risolto qualcosa.
Gian J. Morici