Se manca lImpresa crolla lo Stato.
Tutti i partiti politici italiani hanno genericamente liquidato largomento inserendo nei loro programmi la riduzione delle Tasse ma guardandosi bene dal quantificarla e soprattutto spiegare come realizzarla. Parole quindi, vuote e senza significato.
E ora che capiamo, una volta per tutte, che come primo passo, per rendere nuovamente competitivo questo Paese, non basta ridurre le aliquote di un paio di punti percentuali, bisogna portarle ad un valore medio del 35% del reddito lordo e questo, per lo Stato, significa una riduzione di entrate fiscali pari a 192 miliardi lanno.
Vuol dire che per rilanciare lItalia, lo Stato dovrebbe fare con 608 miliardi quello che oggi fa con 800, in sostanza, DOVREBBERO FARSELI BASTARE. Ecco perché, nei programmi dei Partiti, nessuno parla di numeri; perché nessuno sa più che pesci pigliare.
Iniziamo dal Debito Pubblico che oggi supera i 2000 miliardi di Euro. Tutti i Partiti si propongono di ridurlo ma in realtà è una grandissima stupidaggine. Questi 2000 miliardi sono in realtà un prestito perenne che mai nessuno, richiederà indietro, almeno fino a quando il Paese resterà credibile e solido finanziariamente (ma in caso contrario sarebbe default e il problema non si porrebbe comunque). Oggi linteresse che paghiamo su questo debito è pari a circa 100 miliardi annui. Decidere, per ipotesi, di ridurre il debito pubblico di 100 miliardi (il 5%) sarebbe per lItalia uno sforzo immane e penalizzerebbe tutto il Paese, uno sforzo fatto per risparmiare solo 5 miliardi di Euro di interessi annui (una cifra, tutto sommato, ridicola). Anche un idiota comprende che una simile operazione non converrebbe a nessuno e tanto meno al Paese.
Quindi: il debito pubblico è un falso problema ma è chiaro che deve essere stabilizzato e non deve aumentare ulteriormente.
Resta ora il problema più grande: come ridurre il fabbisogno dello Stato di 192 miliardi lanno in modo da portare le Tasse al 35%. Dal libro I conti non tornano del Centro Studi APSE, si dimostra come una riorganizzazione radicale del Sistema delle Regioni permetta di risparmiare immediatamente 60 miliardi lanno ai quali vanno aggiunti 100 miliardi (calcolati per difetto) che vengono dati ai parassiti e boiardi di Stato, vale a dire a quella pletora di persone (1 milioni di individui) che vivono o hanno vissuto di politica senza mai lavorare veramente un solo giorno in vota loro. Tra questo mettiamoci ovviamente i rimborsi elettorali ai partiti (cavallo di battaglia degli antagonisti) ma anche tutti i collaboratori dei politici pagati con i soldi della collettività, gli Amministratori e i Consiglieri strapagati dei CDA delle aziende pubbliche o partecipate, i fantasiosi incarichi amministrativi dispensati agli amici trombati dei politici e non ultima, una corposa riforma delle rappresentanze istituzionali.
Agendo su questi soli elementi improduttivi riusciamo a risparmiare la bellezza di 160 miliardi di Euro mal contati e tutto questo senza intaccare minimamente il funzionamento della comunque disastrata macchina statale.
Ci mancano ancora 32 miliardi. Se però riduciamo le tasse, mediamente di 12 punti è logico pensare che avremo maggiore disponibilità di denaro sul mercato e questo si tradurrà in una ripresa dei consumi, delloccupazione e degli investimenti quindi, in un iniziale, repentino aumento del PIL che in simili condizioni è ipotizzabile nellordine di un 6% di picco. Questo significa che il PIL crescerà immediatamente di 96 miliardi e 33,6 di questi ritorneranno nelle casse del Fisco dandoci i soldi che ci mancano.
Va poi detto che negli anni a venire, in un sistema più competitivo, il PIL continuerà a crescere, anche se in misura molto minore, portando allo Stato sempre più risorse.
Ovviamente però, non ci si può fermare qui; presi questi semplici ed immediati provvedimenti si potrà passare ad esaminare attentamente tutta la macchina statale apportando le riforme necessarie ad ottimizzarla, non tanto per risparmiare ulteriormente denaro ma per farla funzionare al meglio e ridurre quelle carenze nei servizi pubblici che ai cittadini e alle imprese costano il 15% del loro reddito.
Se poi a questi semplici provvedimenti aggiungiamo una seria lotta allevasione fiscale (andando a recuperare il maltolto laddove effettivamente cè e non dai poveri diavoli) e il ripristino dellinviolabilità del segreto bancario con norma costituzionale, riusciremo anche ad attrarre capitali dallestero, rafforzare il nostro sistema bancario e dare ulteriori risorse finanziarie alle imprese sul nostro territorio.
Così facendo acquisiremo immediatamente nuova credibilità sui mercati e lo spread calerebbe facilmente sotto i 200 punti permettendoci di risparmiare 50 miliardi di Euro lanno in interessi sul debito, 10 volte di più di quello che si otterrebbe dannandoci lanima per ridurre del 5% il nostro debito pubblico e con questi 50 miliardi ci potremmo finanziare un bel po di iniziative sociali compreso, se proprio si vuole, quel reddito di cittadinanza che sta tanto a cuore ai partiti antagonisti ma che nessuno spiega come realizzare.
Tutto il resto: stato sociale, politica estera, legge elettorale e quanto altro lo lascio a Grillo e agli altri partiti.
Marco Corrini – Segretario Nazionale di UFI Unione Federalista Italiana