Grandangolo ve lo aveva abbondantemente anticipato nel numero 5 del febbraio 2011: a comandare Cosa nostra in provincia di Agrigento c’era Leo Sutera. E nell’edizione 46 in edicola domani riprendiamo quelle intuizioni, peraltro già messe nere su bianco nell’ottobre del 2010, ed approfondiamo l’argomento. L’anno scorso vi raccontavamo della mafia della Valle del Belice, dei presunti nuovi capi e delle nuove alleanze. Matteo Messina Denaro – si affermava nell’articolo di prima pagina – ha un occhio di riguardo per i paesi della Valle del Belice e grandi rapporti e il classico “rispetto” con Pietro Campo e Leo Sutera. Riportavamo in esclusiva le dichiarazioni di Calogero Rizzuto, detto “cavigliuni”, il pentito della Valle del Belice, già capo mandamento di Sambuca di Sicilia, che aveva rassegnato ai Pm della Direzione distrettuale antimafia di Palermo e che ridisegnavano i nuovi organigrammi mafiosi in provincia di Agrigento, soprattutto dopo la cattura degli ultimi boss latitanti: Gerlandino Messina e Giuseppe Falsone. Infatti, non si può non tenere conto dell’influenza del boss di Castelvetrano che esercita in quei comuni così come non si può non tenere in considerazione il rapporto personale e privilegiato con Leo Sutera, già a capo della mafia della zona, già condannato per mafia e libero in quel periodo. Rizzuto risponde così alle domande dei giudici della Dda di Palermo: P.M.: Quanta influenza aveva allora Messina Denaro su Agrigento? Rizzuto: Eh, ce l’ha, poi proprio per questi paesi Matteo ha un occhio di riguardo, per Santa Margherita, Sambuca, è attaccato a questi paesi. Con Campo, con mio cugino (Leo Sutera ndr), almeno dai tempi di suo padre… Adesso il giornale diretto da Franco Castaldo, pubblica, in una pagina intera, le ultime novità condensate in alcuni recenti rapporti giudiziari che danno Leo Sutera ambasciatore, nuncius dice il pentito Nino Giuffrè, di Matteo Messina Denaro ed alle prese con la ricostruzione di Cosa nostra in tutta la Sicilia. Le indagini, le foto e i filmati della Polizia sembrano confermare questa ipotesi. Così come resta viva la rabbia del procuratore aggiunto Teresa Principato, sempre più convinta che senza l’operazione “Nuova cupola” oggi per Messina Denaro le ore sarebbero contate.