Agrigento – Questa mattina, conferenza stampa indetta dal consigliere comunale Giuseppe Arnone, per presentare il suo libro dal titolo“ Romanzo Criminale: Parla Maurizio Di Gati”.
Presenti all’incontro con i giornalisti, le due emittenti cittadine Tva e Teleacras e, direttamente ed esplicitamente invitati dall’Arnone stesso tramite l’emittente Teleacras, i giornalisti Franco Castaldo, Diego Romeo, Elio Di Bella e l’editore Gian J. Morici.
Oltre ai giornalisti, l’omonimo dell’autore del libro, Giuseppe Arnone, attuale Vice Sindaco di Licata, citato nel libro a seguito delle dichiarazioni del pentito Di Gati, il quale, oltre a difendere il proprio operato, ha annunciato di aver dato mandato al proprio legale per querelare il Di Gati per calunnia.
Una conferenza stampa quella della presentazione del libro di Arnone, che senza la presenza di coloro che il consigliere aveva invitato direttamente dai microfoni di Teleacras, sarebbe andata quasi deserta, potendo contare soltanto sui giornalisti di Tva, Teleacras, Sicilia24h e AgrigentoOggi, il cui direttore di quest’ultimo giornale, è sembrato trovarsi lì più per caso, che non per partecipare alla conferenza.
Una conferenza fiume, che ha visto Arnone parlare ininterrottamente, illustrando le quasi 300 pagine del libro, prevalentemente rappresentate dai verbali d’interrogatori dell’ex capo di Cosa Nostra agrigentina, Maurizio Di Gati.
Non sono mancate affermazioni su rapporti mafia/politica. A partire da Forza Italia, agli ex presidenti della Regione Capodicasa e Cuffaro, all’ex senatore Sodano, per finire con apprezzamenti nei riguardi di ex sindaci, in maniera più o meno colorita.
Stoccate anche nei riguardi della stampa, che, a giudizio di Arnone, sarebbe omertosa riguardo le accuse mosse dai pentiti a soggetti politici di primo piano, quando addirittura non finirebbe con il tutelare gli interessi di politici collusi con la mafia.
Arnone, ha poi spiegato ai presenti, per quale motivo gli “imprenditori coraggiosi” che hanno rotto con il sistema mafioso, vanno protetti, riabilitati ed elogiati per le scelte effettuate, senza dover più ricordare i loro trascorsi.
Purtroppo, la scelta del termine di paragone, non è stata delle più felici: “è come se una donna, dopo aver fatto la puttana, tornasse a condurre una vita più decorosa e qualcuno le volesse sempre ricordare i propri trascorsi”. L’esempio, viene calzato sulla figura della D’Addario, che, sempre a giudizio di Arnone, smettendo di fare la escort, potrebbe tornare a riacquisire una sua verginità.
A tal proposito, è opportuno riportare la diversa opinione in merito espressa dall’omonimo Giuseppe Arnone, secondo il quale uomini come Di Gati, o chi ha sciolto bambini nell’acido, restano dei criminali.
Terminata la presentazione del libro (raccolta di verbali? Ndr), viene data parola ai giornalisti presenti, affinchè possano porre le domande.
Elio Di Bella, nel tracciare anni di politica arnoniana e relativi trasformismi, chiede come mai dopo un periodo durante il quale il sindaco Zambuto veniva definito dall’Arnone “un pupo” nelle mani di un “puparo”, lo stesso divenne il miglior sindaco di Agrigento, salvo poi tornare a ritrovarsi nel mirino di Arnone, che oggi lo accusa di tutto ciò da cui ieri lo difendeva. Nel corso del suo intervento, Di Bella ha anche chiesto se non vi fosse il rischio come già avvenuto in passato, che Arnone dovesse cambiare opinione in merito a qualche imprenditore.
Strano a dirsi, ma la stessa persona (Arnone) che non più tardi di alcuni giorni addietro accusava l’assessore Rosalda Passarello di tentare di colpire la libera stampa querelando i giornalisti, come Lelio Castaldo, in risposta a Di Bella dichiarava che le sue domande avrebbero potuto condurlo a doverne rispondere dinanzi ai giudici.
A porre domande in merito l’ informazione televisiva, ed in particolare quella fatta dall’emittente Teleacras, il giornalista Diego Romeo.
Arnone, ha precisato che Teleacras sarebbe una delle poche fonti di libera informazione (insieme al giornale online Sicilia24h, che nel libro viene definito come “il migliore dei siti giornalistici online agrigentini), tanto da dare spazio a soggetti che grazie alle dichiarazioni rese all’emittente, hanno dato a lui modo di querelarli.
Tra questi, cita il giornalista Franco Castaldo, presente alla conferenza e da lui esplicitamente invitato dai microfoni di Teleacras, nonché indicato nel libro, per aspetti che riguardano la sua figura professionale e il suo ruolo di padre.
“Concessa” la parola a Franco Castaldo, questi ricorda come ad avvalorare quanto dichiarato nel corso dell’intervista rilasciata a Teleacras – dietro richiesta di un giornalista della stessa emittente, alla quale Castaldo aveva chiesto un comportamento professionale equilibrato, concedendo pari spazi alle repliche – e cioè la lunga serie di grane giudiziarie alle quali l’Arnone era soggetto, vi fossero documenti inoppugnabili.
Dinanzi le smorfie e i sorrisini del consigliere Arnone, Castaldo, nel replicare con garbo e con toni pacati, iniziava a tirar fuori da una valigetta portadocumenti alcuni atti giudiziari che avrebbero dovuto confermare i procedimenti penali in danno dell’Arnone, accennando nel contempo ad un contratto tra l’Arnone e Teleacras – del quale avrebbe voluto mostrar copia(v. foto in basso) -, grazie al quale avrebbe dimostrato un rapporto ben diverso da quello che un organo stampa dovrebbe mantenere al fine di assicurare una corretta informazione.
La presenza di Teleacras a questa conferenza, ma anche ad altre imprese arnoniane, non rientrerebbe dunque nella normale attività giornalistica, ma sarebbe riconducibile ad un contratto sottoscritto tra Arnone e Giovanni Miccichè, padrone di Teleacras, stipulato affinchè Arnone risparmiasse all’emittente televisiva aggressioni giudiziarie.
Documenti, quelli dei quali era in possesso Franco Castaldo, che avrebbero potuto mettere in difficoltà l’autore del libro, sia in merito alle noie giudiziarie, che ai rapporti con l’emittente agrigentina, ma anche alle stesse dichiarazioni rese dai pentiti.
Un Arnone vistosamente infastidito, ha a quel punto abbandonato la conferenza, per concedere un’intervista all’emittente agrigentina Tva. A nulla è valso l’invito di Castaldo ad ascoltare quanto avesse da dire ed eventualmente rispondere alle domande che avrebbe voluto porre, visto che Arnone, forse per timore d’esser smentito da prove documentali, preferiva allontanarsi con la scusa dell’intervista.
Un comportamento scorretto, poichè aveva chiesto lui ai presenti di partecipare alla conferenza stampa per poi porre eventuali domande. A nostra memoria, non ricordiamo casi analoghi, laddove l’autore di un libro abbandona la conferenza stampa per rilasciare un’intervista.
Purtroppo, non possiamo neppure ignorare il fatto che i giornalisti dell’emittente televisiva hanno avuto poco riguardo per i presenti, permettendo nel contempo ad Arnone di sfuggire alle domande, oltre che di Franco Castaldo, anche di quanti altri avrebbero voluto conoscere l’opinione di Arnone sugli aspetti morali che riguardano pentiti ed imprenditori che con la mafia hanno a vario titolo intrattenuto rapporti, salvo poi essersi ravveduti.
Come avevamo già scritto in precedenza, a nostro modestissimo avviso, occorre prima di tutto sottolineare la differenza che intercorre tra testimoni di giustizia e pentiti, così come la stessa distinzione, andrebbe anche fatta per tutti quegli imprenditori che decidono più o meno coraggiosamente di dire ‘NO’ alla mafia, distinguendo fra coloro che si ribellano al pizzo, senza aver mai avuto o chiesto favori a Cosa Nostra, e coloro che, pur denunciando in ultimo gli estorsori, con la mafia e la politica corrotta, ci sono prima andati a braccetto facendo affari, dividendo appalti, chiedendo o ricevendo favori, salvo poi divenire ‘imprenditori coraggiosi’.
Anche questi ultimi, potrebbero essere annoverati fra quelli che abitualmente usiamo definire ‘pentiti’. Non dobbiamo inoltre dimenticare, come fra questi, ce ne sono stati che pur avvalendosi di tutti i benefici di legge e pur rientrando nei programmi di protezione o tutela, se da un lato trattavano con lo Stato, dall’altro, continuavano a dialogare e fare affari con i mafiosi.
Dopo aver osservato una performance di onanismo mentale compulsivo di notevole durata, al momento del pēnitus, si è assistito ad un coitus interruptus, e non certo per impotentia erigendi, vista la dose massiccia di citrato di sildenafil alla quale i presenti sono stati sottoposti.
Tanti preliminari, per poi non arrivare neppure ad un piccolo orgasmo…
Abbandonato l’Arnone a sé stesso – con l’unica compagnia degli operatori di un’emittente “contrattualizzata” (tutti gli altri operatori dell’informazione sono usciti indignati subito dopo Franco Castaldo) -, all’autore di libri antimafia, che secondo i pentiti non avrebbe fatto chissà che, non sarà rimasto altro da fare che dedicarsi ad un’altra performance di onanismo mentale. Ma questa volta, senza nessuno che lo stesse ad ascoltare…
Gian J. Morici