24 Giugno 2025
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3 thoughts on “Lettera aperta di Roberto Gallo sul rigassificatore

  1. Non ho mai capito perchè a Rovigo il rigassificatore è offhore e a porto Empedocle non è possibile,non parliamo poi del Presidente della Provincia che essendo un dittatore può ignorare il deliberato del consiglio,anzi farebbe bene, anche per motivi economici, ad elinimare il consiglio e fare tutto lui a suo piacimento.

  2. Quattro giorni fa il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso dell’Enel: il rigassificatore a Porto Empedocle si farà. Contenti in tantissimi. A parte Legambiente e il sindaco di Agrigento Marco Zambuto che, a BlogSicilia, ha detto: “Rimango convinto del fatto che la destinazione di quell’area non può essere industriale. Tra l’altro, abbiamo già lì i resti di una strategia simile, che ha lasciato sulla zona effetti negativi“.

    Un ‘area, quella prescelta per l’impianto, a due passi dalla Valle dei Templi , praticamente attiguo al centro abitato di Porto Empedocle . Nemmeno fatto ad una distanza di 20 km dalla costa (offshore) per motivi di sicurezza , come oramai sono orientati la stragrande maggioranza dei protocolli scientifici internazionali.

    Ora, la domanda da farsi è: il rigassificatore è sicuro? Parrebbe di no. Per cominciare sono inseriti nella direttiva di Seveso, quella cioè che classifica gli impianti industriali ad alta rischiosità. Quindi è una bugia dire che non sono pericolosi. Particolare che tutta la stampa pare ignorare o scordare.

    Prendiamo ad esempio Il Corriere della Sera: nell’edizione del 30 marzo del 2006, raccontava di un comitato scientifico che, riunito a Livorno, aveva tratto queste conclusioni: se un rigassificatore dovesse esplodere, svilupperebbe un’energia pari a 50 ordigni atomici e distruggerebbe ogni cosa nel raggio di 55 chilometri. Ripetiamo: 50 volte Hiroshima. Tradotto: se a Porto Empedocle dovesse verificarsi un’incidente sparirebbe tutta la provincia di Agrigento. Ma la prima area a saltare sarebbe quella archeologica della Valle dei Templi. Ci dispiace, ovviamente, anche per gli agrigenti, ma loro, a differenza dell’area archeologica, non sono ancora Patrimonio mondiale dell’Unesco.

    Cosa sia successo al Corriere della Sera, qualche anno dopo, non è dato sapere. All’improvviso nel 2009 (14 febbraio) Gian Antonio Stella, firma prestigiosa, di quelle sempre pronte ad occuparsi delle malefatte meridionali, folgorato sulla via di Damasco o “illuminato” da qualche improvvisa “apparizione” contraddice in toto quello che il suo giornale aveva sostenuto- E ci regala (lo abbiamo mai rngraziato per questo?) una apologia dei rigassificatori, presentandoli come impianti sicurissimi e schernendo quei siciliani che si sono preoccupati di porsi qualche domanda in nome dellla slvaguardia del proprio territorio. Tipo: Ma è sicuro? Ma è il caso di farlo in quel luogo? Non è troppo vicino al centro abitato e ai Templi? E le metaniere che arriveranno a flotte nel mare agrigentino? Ma a chi serve?

    Due progetti per la Sicilia e pure la scelta del secondo luogo non è da meno: Priolo. Qualcuno si ricorda che quella è una zona sismica? Ve lo racconta BlogSicilia in questo articolo scritto da un giovane giornalista convinto che obiettivo di questa professione resti raccontare i fatti, senza nascondere nulla, anche se questo può dispiacere i grandi gruppi industriali e i loro satelliti.

    In quest’altro articolo si elencano invece i pro e i contro di questi impianti. Sostenitori e contrari non dovrebbero però eludere due questioni fondamentali: la prima riguarda la scelta del luogo.

    La seconda è una domanda ancora aperta: a chi servono? Alla Sicilia? Un centinaio di posti di lavoro (forse) ? Sperando di suscitare un dibattitto costruttivo, giriamo ai nostri lettori i quesiti.
    tratto d sudmagazine.it

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