Con ottocentomila euro in tre anni (a tanto si è arrivati tra fondi comunali e finanziamenti regionali), di più non si poteva fare.
Colpa della legge regionale 17 del 2004 che ha tagliato i fondi per il centro storico, nell’assoluta indifferenza di una classe politica, quella che noi eleggiamo e meritiamo, che non ha speso una parola in difesa di questa miserabile cittaduzza, che a questo punto meriterebbe solo d’esser spianata insieme a tutti i suoi abitanti.
Soluzione, prospettata dal sindaco, la consegna di poteri straordinari al primo cittadino, finanziamenti straordinari e leggi straordinarie.
Di straordinario, c’è solo in fatto che gli abitanti, e non solo loro, non abbiano ancora preso coscienza del fatto che oltre le responsabilità morali e politiche, esistono responsabilità giuridiche che vanno accertate e per le quali oggi più che mai sarebbe necessario chiamare a risponderne chi ha fatto sì che oltre alle macerie strutturali, si rischiasse di produrre ‘macerie umane’.
Dinanzi la domande rivolte al sindaco, se rispondesse a verità che l’edificio fosse nella disponibilità del Comune affinchè potesse esser messo in sicurezza, a seguito di un’intesa raggiunta nel corso di una conferenza di servizi con i proprietari; di voler indicare chi avesse dichiarato cessato il pericolo di crollo, tanto da far ritornare nelle proprie case gli abitanti degli edifici vicini, fatti sgomberare in precedenza; di chi fosse la responsabilità di non aver interdetto il traffico veicolare e pedonale nelle vie che costeggiavano palazzo Lo Jacono (così come fatto nel quartiere a nord di P.zza Ravanusella, nel corso di un ’raid’…); se da tali comportamenti potessero emergere responsabilità penali e civili, un sindaco imbarazzatissimo nel dichiarare che eventuali responsabilità saranno accertate dalla magistratura, ha preferito cedere la parola all’ingegnere capo del Comune di Agrigento, Giuseppe Principato, il quale a sua volta ha spiegato come la penuria di fondi abbia consentito la realizzazione di talune opere, ma non di quelle di consolidamento dell’edificio.
Responsabilità dunque politiche, dettate da mancate erogazioni di finanziamenti, da pachidermica burocrazia, da inefficienza di un sistema, le cui fondamenta sono più marce di quelle degli edifici che ogni giorno vediamo crollare, ma nessuna responsabilità soggettiva.
Chi ha dichiarato il cessato pericolo? Chi ha consentito il rientro degli abitanti nelle case precedentemente fatte evacuare e oggi interessate dal crollo del palazzo? Chi ha permesso che da lì passassero i fedeli durante la processione del Venerdì Santo, facendo rischiare che avvenisse una strage? A queste domande, seguono abili ‘no comment’ aggirando gli interrogativi per rispondere sul nulla…
Presenti, oltre al sindaco, il Presidente del Consiglio, il capo della Protezione Civile Attilio Sciara, l’Assessore Renato Buscaglia.
Eppure, un precedente del quale in molti sembrano essersi dimenticati, dovrebbe indurre a maggiori riflessioni e far porre ulteriori interrogativi.
Poco più di due anni fa – 6 marzo 2009 – un mattino, dopo le 8.30 la via Giovanni XXIII ha ceduto.
Un tratto di strada che da alcuni giorni era stato transennato per un cedimento, era franato su Villa Lizzi, coprendo di macerie anche la parte antistante l’ingresso di un palazzo e distruggendo due automobili. Nessun morto, nessun ferito.
Una serie di coincidenze, aveva evitato il peggio. Anche in quel caso, non erano mancate le polemiche e le urla all’arrivo del primo cittadino. Qualcuno, infatti, dichiarò di aver comunicato al Comune il pericolo imminente, ma, come spiegò il sindaco, sul problema era già stata posta particolare attenzione, tanto che da alcuni giorni la strada era stata transennata.
Chi aveva provveduto a transennare la strada, non aveva pensato che i grossi massi cadessero verso il basso, nello spazio sottostante, mettendo a rischio gli abitanti del palazzo e quanti si fossero trovati per caso a Villa Lizzi. Evidentemente, la fisica è un’opinione e la forza di gravità, stante l’opinione, avrebbe potuto portare i massi a cadere verso l’alto…
Qualcuno venne chiamato a rispondere di tanta leggerezza? Quali provvedimenti vennero presi nei confronti degli eventuali responsabili? I tecnici di allora, sono gli stessi che oggi hanno dichiarato palazzo Lo Jacono messo in sicurezza e non più a rischio di crollo imminente?
Aspetteremo ancora altri crolli preannunciati – senza che si sia provveduto quantomeno a garantire l’incolumità pubblica – e ci si muoverà solo in presenza di fatti luttuosi, prima di accertare possibili responsabilità?
Gian J. Morici