Dall’ altro, si desidera invitare la società a rivedere le proprie scelte recenti, stralciando con massima urgenza una variante troppo onerosa per le genti salentine e destinata a introdurre elementi di forte conflittualità territoriale che ne rallenterà e ostacoleranno l’iter progettuale.
Le associazioni invitano tutti i Comuni salentini coinvolti e non, il Governo italiano, la Regione Puglia, e la Provincia di Lecce a esprimere un preventivo urgente diniego all’ipotesi di variante al progetto che comporta il passaggio lungo la terraferma del basso Salento, Provincia di Lecce, del pericoloso impattante gasdotto, Italia-Albania, a danno enorme del territorio, per motivi che non paiono tecnici o geologici, né di business-plan, né tanto meno ambientali, e per tutte le ragioni sotto-esposte.
Si invita la Camera di Commercio di Lecce ad un’urgente forte levata di scudi contro ogni ipotesi di approdo lungo le vergini coste salentine di tale gas-dotto, così come fatto da quella di Brindisi nel marzo 2010, quando si era paventato lo sbarco del gas-dotto, non direttamente nella zona industriale costiera Brindisina a sud della città, ma bensì a nord di Brindisi, in una zona, Punta Penne, non industrializzata e dunque non già fisiologicamente predisposta, (anche in termini di norme di pianificazione per la sicurezza pubblica, come invece può essere una zona industriale), ad accogliere una tale pericolosa infrastruttura. Inoltre, nel caso dello sbarco del gasdotto a Punta Penne (Br), il tracciato avrebbe interessato un’area di certamente non superiore valenza turistica, agricola ed insediativa di quel territorio che si vuole oggi sventrare e porre in imperituro stato di pericolo nella Provincia di Lecce!
La società Trans-Adriatic-Pipeline (TAP) ha comunicato nelle settimane e nei mesi scorsi, anche attraverso incontri informali con le associazioni locali, ambientaliste e per la difesa del territorio, di voler procedere alla costruzione di un gasdotto che dall’Albania dovrebbe attraccare a San Foca (LE), per poi proseguire con un ulteriore scavo (on-shore) di circa ben 20 km sulla terraferma, fino a raggiungere il territorio di San Donato, dove si allaccerebbe alla rete Snam.
Si è specificato, da parte della stessa società, che il progetto originario prevedeva di portare in Italia il gas dal Caucaso, conducendo l’infrastruttura energetica direttamente a Brindisi e direttamente nella zona industriale costiera, attraverso la realizzazione di un tracciato completamente via mare (off-shore). Tuttavia oggi, a causa di motivazioni per la gran parte ignote, la TAP ha inteso proporre una variante atta a realizzare un infelicissimo percorso combinato off-shore/on-shore che, oltre al tratto marino, comporta anche la realizzazione di un enorme disastroso serpentone di gas-dotto sulla terraferma, che comporta lo sventramento, danneggiamento e messa in stato di pericolo, di aree di altissima valenza insediativa, turistica, agricola, ambientale e culturale, assolutamente non industrializzate e vergini del basso Salento!
Sebbene le associazioni desiderino ringraziare vivamente la disponibilità della TAP nel fornire una parte della documentazione relativa al progetto, tengono tuttavia a precisare che dallo studio effettuato sulle cartografie, dalle ricognizioni operate sul territorio e dalle valutazioni che ne sono seguite, sono emerse decisive preoccupazioni in direzione di un significativo impatto dell’opera sui valori ambientali, culturali e paesaggistici dei territori di Melendugno, Vernole, Castrì, Lizzanello, Cavallino e San Donato.
Notevoli preoccupazioni si evidenziano, pertanto, per ciò che concerne il tracciato su terra, che dovrà snodarsi sul territorio della provincia per ben 20 km, un’enormità, superando con una trivellazione orizzontale (circa 800 mt) una falesia già interessata da fenomeni di erosione, e quindi tagliando trasversalmente una buona metà della penisola salentina, con un cantiere che avrà un’ampiezza compresa tra i 23 e i 30 mt e una profondità di 4 mt. Il tutto comporterà inevitabilmente una notevole movimentazione di terra, suolo e vegetazione, con l’interessamento di una fascia di territorio della costa e dell’entroterra massimamente protetta dai vincoli di carattere ambientale e paesaggistico previsti dal Piano urbanistico Territoriale Tematico (PUTT), nonché caratterizzata da elementi archeologici di cui l’Ecomuseo dei Paesaggi di Pietra di Acquarica di Lecce è testimonianza.
In seguito alla chiusura dei lavori – continua il comunicato -, la fascia di rispetto (servitù) del gasdotto consisterebbe in 4 mt a destra e 4 mt a sinistra della conduttura (per 8 metri complessivi) che si dovrebbe mantenere scevra da qualsiasi opera o presenza arborea (in primo luogo ulivi), al fine di consentire le necessarie operazioni di manutenzione, di controllo e di intervento in caso d’emergenza. Simili condizioni preoccupano per l’accensione di fenomeni aggiuntivi di inaccettabile consumo di suolo agricolo, in un’area, caratterizzata da piccoli insediamenti diffusi, con una infrastrutturazione contenuta, e che va dunque conservata alla sua attuale vocazione rurale, turistica e balneare.
In tal senso, le associazioni Save Salento, Tramontana e Forum Ambiente e Salute, chiariscono la loro indisponibilità ad incontri di natura operativa finalizzati ad individuare soluzioni di compromesso o mitigazioni di sorta, esplicitando come univoca posizione la richiesta di revoca della variante.
Non crediamo di poterci impegnare in soluzioni di mitigazione in un territorio simile, dove lo scavo per la posa del gasdotto porterà alla luce la ricchezza archeologica di quell’area costiera del Salento, retaggio di antichissimi insediamenti.
Di assai improbabile mitigazione pare inoltre il forte impatto determinato dal passaggio del cantiere nella porzione di territorio interessata dalla presenza di boschi di uliveto secolare “ogliarola” presenti nelle contrade Campana e Filandra, tra Castrì, Pisignano e Vernole, ulivi tutelati da un forte quadro normativo in materia. Si tratta di un’area già interessata da un oneroso progetto di impianto di 11 mega-torri eoliche, per la cui difesa i cittadini e le associazioni del Salento hanno dato vita ad un’ intensissima mobilitazione proprio a partire dall’inizio del 2011. L’effetto combinato delle due opere di infrastrutturazione porterebbe ad uno sconvolgimento intollerabile dell’attuale cifra ambientale e paesaggistica dell’area e a preoccupanti ripercussioni sulla praticabilità quotidiana e sulla fruibilità di quei luoghi da parte di cittadini, agricoltori, proprietari, turisti e studiosi.
Le contrade Campana e Filandra si avvierebbero così a rappresentare il caso esemplare della menzogna e del paradosso energetico vissuto dal Salento: contrade attraversate da un gasdotto per il trasporto di combustibile fossile e contemporaneamente interessate da torri eoliche che dovrebbero scongiurare, menzogna su menzogna, l’utilizzo di combustibile fossile. Insomma oltre l’inganno la beffa per i cittadini! Si aggiungano poi il grave impatto e consumo di nuovo suolo agricolo per la realizzazione di tutte le necessarie infrastrutture industriali-impiantistiche e di servizio al gas-dotto lungo il suo percorso!
Intendiamo inoltre sottrarci con tutte le forze al rischio che il passaggio del gasdotto dal tratto on-shore costituisca un supporto logistico valido a stimolare la realizzazione, in un secondo tempo di una famelica corsa all’infrastrutturazione energetica ed industriale, di industrie termoelettriche alimentate a gas, di depositi di gas, rigassificatori, ecc., contribuendo così a stravolgere con processi di infrastrutturazione e industrializzazione aree che devono invece seguire modelli economici di crescita sostenibile sulla base della loro valenza rurale e naturale.
Il Salento deve rimanere “Parco naturale e culturale”, come disposto dal Piano di Coordinamento Territoriale della Provincia di Lecce (PCTP), adottato all’unanimità di tutte le forze politiche nel 2008, e che si inserisce in un percorso politico-strategico di preservazione del basso Salento dall’industria, già stabilito 40 ani fa, dalla locale classe dirigente, ai tempi della Prima Repubblica, e che oggi le forze civiche del territorio, unite in comunione d’intenti al di là dei colori politici, stanno portando avanti per la sua massima concretizzazione, attuazione ed istituzionalizzazione, alla volta del riconoscimento del Salento quale grande unico Parco naturale e culturale d’Italia. Mire speculative ai danni del territorio Salentino, di qualsiasi natura, iperinfrastrutturazione, ipercementificazione, industrializzazione, ecc., che paiono essersi concentrate tutte insieme ai danni del futuro del Salento in questi ultimi mesi, stanno incontrando una eccezionale e virtuosissima resistenza da parte dei cittadini salentini, di ogni colore politico e cultura, della Provincia di Lecce in particolar modo. Una coscienza, ed una partecipazione politica diffusa alla difesa del territorio insospettabile fino a pochi mesi, e che con efficacia, portando orgogliosamente a schizzare ai massimi livelli nazionali, il locale “indice di Nimby”, sta efficacemente preservando l’integrità del territorio, portando all’apertura di inchieste, blocco e sequestro dei cantieri, sta modificando politiche regionali, locali o nazionali in tal senso, e assicurando quel trend di sviluppo virtuoso del Salento come esteso salubre e sicuro Parco Naturale dai notevoli valori paesaggistici, culturali ed ambientali!
Ma a queste considerazioni già importantissime relative ai seri danni paesaggistici, e ai beni archeologici e ambientali, si devono aggiungere quelle tenute quasi dietro le quinte in questo vasto impattante progetto, e che in qualità di comitati e associazioni del territorio e pertanto per nostra missione portatori e difensori di interessi diffusi, non possiamo tacere.
Sorge il dovere di informare i cittadini dei forti rischi intrinseci connessi al passaggio di un tale gasdotto: a causa di incidente casuale. Tantissimi sono e sono stati in tutto il mondo, in anni recenti, un ultimo ad esempio in Egitto, del 5 febbraio scorso, gli incidenti mortali già avvenuti, che han visto coinvolti gasdotti, alcuni con esplosioni singole, già di per se devastanti, incendi per ore di vaste aree, e fiammate alte decine e decine di metri visibili nel raggio anche di 70 chilometri, (come nel recente caso egiziano), altri ancor più gravi e devastanti con decine di morti, caratterizzati invece da esplosioni a catena lungo le condutture, e che han coinvolto devastandole ampissime aree con numerosissimi morti anche tra i civili, in Nigeria, come nei tecnicamente più evoluti ed accorti Stati Uniti, ecc. ecc.
Una rischiosità che oggi si incrementa alla luce del pericolo di attentati terroristici di matrice interna come esterna. Ma non solo, si incrementa anche alla luce della vicinanza di tanti centri abitati al percorso del gas-dotto, vicinanza inevitabile data l’alta densità abitativa del basso Salento, anche nelle aree rurali.
Ma non solo occorre considerare che tutte le aree di passaggio on-shore, sulla terraferma, di un gas-dotto, rendono tale suo percorso un obiettivo strategico dal punto di vista militare, sia per la difesa nazionale, sia di offesa nel caso di conflitti bellici, che nell’incertezza ed instabilità del quadro internazionale, che viviamo, non possono purtroppo, con la dovuta saggezza e conoscenza della storia, essere esclusi!
I territori di Melendugno, Vernole, Castrì, Lizzanello, Cavallino e San Donato, attraversati dal gasdotto, con le sue relative intersezioni con la strada provinciale Lecce-Vernole (sp 1) e la statale Lecce-Maglie (ss 16), diventerebbero aree strategiche da bombardare in caso di conflitto da parte di forze straniere, tanto più alla luce del fatto che, bombardando il gasdotto nel primo luogo di approdo, di emersione dal mare, della linea pipeline di erogazione del gas all’Italia, si interromperebbe il flusso di gas all’intera nazione sotto attacco militare, privandola di un importante fonte di approvvigionamento energetico per la sua autodifesa e resistenza! La pace e la sicurezza del Salento verrebbero così del tutto sacrificate per una variante al progetto di cui non se ne comprendono proprio le necessità!
In considerazioni di quanto evidenziato, le associazioni Save Salento, Tramontana e Forum Ambiente e Salute invitano tutti i comuni salentini coinvolti, il Governo italiano, la Regione Puglia, e la Provincia di Lecce ad esprimere ferma opposizione alla variante progettuale inerente il passaggio lungo la terraferma, nel cuore del territorio salentino, del pericoloso e impattante gasdotto, variante determinata da motivazioni che a tutt’oggi paiono indefinite e indecifrabili, e che fatichiamo a ricondurre in una logica di opportunità tecnica o geologica, o di economicità, e men che meno ambientali.
Senza entrar qui nel merito dell’importanza di una simile opera, le associazioni sollecitano tuttavia la società-ditta interessata ad abbandonare la variante progettuale con la massima urgenza, solerzia e lungimiranza, ritenendo tale abbandono, in un’ottica territoriale sistemica, l’unica vera opera di mitigazione dell’ingerenza del manufatto sulla penisola salentina. Nell’ ipotesi che si ritenga altamente necessaria per il paese tale opera, la sua realizzabilità, con il perseguimento di tale infelice variante, verrebbe procrastinata a tempi biblici, data l’evidente disattesa delle ragioni di una popolazione intera, protagonista nel passato e nel presente di intense battaglie per la salvaguardia dell’ambiente, dell’identità e della dignità territoriale. Orgogliose e giustificabilissime resistenze che si ripresenterebbero accendendo una forte conflittualità alimentata da ricorsi, dalla pretesa del rispetto dei vincoli previsti dai piani, dalle funzioni della Soprintendenza e della Protezione Civile, dalle mobilitazioni di base, ecc. ecc.
Associazioni Save Salento, Tramontana e Forum Ambiente e Salute