“Alla marcia per salvare la Cattedrale ed il centro storico- scrive la Amico -, ha sfilato anche il sindaco Marco Zambuto con la sua squadra di assessori. La manifestazione – organizzata dal Consiglio pastorale e dall’Osservatorio permanente per il centro storico – è stata indetta per sensibilizzare le istituzioni pubbliche e tutte le forze politiche, a fare fronte comune. Ed a mobilitarsi per chiedere “interventi immediati, concreti e duraturi” idonei a salvare la zona più antica della città ed il suo simbolo: la vecchia Cattedrale, dedicata al protettore San Gerlando ed a rischio crollo.
L’appello del sindaco Zambuto. “La Cattedrale rappresenta l’identità e la storia della città, ed ha un valore simbolico per Agrigento” osserva il primo cittadino Zambuto, che nei giorni scorsi aveva sollecitato a nome della comunità agrigentina, un “incontro urgente” con il presidente della Regione ed il Presidente del Consiglio.
Come ha scritto nell’editoriale del periodico della Curia “L’Amico del Popolo” il suo direttore, don Carmelo Petrone, talvolta la colpa per ciò che accade, è anche della “memoria” corta degli uomini. “Agrigento frana! La storia è vecchia e si ripete” ha bacchettato.
La sfilza di interventi. Già nel 2005, la Cattedrale venne chiusa per interventi di messa in sicurezza della navata sinistra – dopo l’ennesimo dissesto geologico della collina su cui sorge il Duomo – e fu riaperta al culto dopo 3 anni , nel 2008, con l’inaugurazione del segretario di Stato Vaticano, il Cardinale Tarcisio Bertone. L’errore, fu di intervenire sul tetto, senza capire quali fossero le cause: cioè il dissesto. Un evento franoso che si conosce dalla notte dei tempi, e che ha sempre interessato la collina su cui sorge la Cattedrale”.
Il j’accuse di don Petrone. Anche 3 anni fa, intervenne per i lavori di messa in sicurezza della struttura, la Protezione civile nazionale (ingoiò la bella cifra di 8 milioni di euro). Ed effettuò contestualmente anche un primo monitoraggio dell’area, il cui esito rimane ai più sconosciuto. Adesso la storia della frana, si ripete daccapo. “E nel frattempo, mentre i tecnici continueranno a studiare e ristudiare, acquisire dati, la collina continua la sua inesorabile discesa a valle” paventa don Petrone. E rischia di essere cancellato anche un pezzo di storia, quasi millenaria, della città e della chiesa agrigentina. ”Ma anche se per l’immediato, si tratterà di mettere in sicurezza gli archi della navata sinistra della Cattedrale – sostiene il direttore dell’Ufficio Beni culturali della Curia – a breve periodo occorre intervenire sulla collina”.
E mancato il monitoraggio. Il “problema”, infatti, è la frana, che ormai da anni investe l’intera collina di San Gerlando, su cui sorge il Duomo stesso, il Seminario, il Palazzo Vescovile, la Biblioteca Lucchesiana, il convento dei Liguorini ed a valle il quartiere San Michele. “Ad oggi – sottolinea don Pontillo – non si è a conoscenza delle cause che provocano lo scivolamento della collina a valle, né quale sia lo stato di avanzamento, considerato che, in atto, non risulta alcun monitoraggio”.
Interpellanza di Capodicasa. ”Per salvare la Cattedrale di Agrigento sono necessari interventi strutturali e di consolidamento urgenti” aveva lanciato lo scorso mese di gennaio l’Sos anche il parlamentare del Pd Angelo Capodicasa, con una interpellanza al Ministro dei Beni Culturali Bondi.
L’anno scorso, il capo della Protezione civile Bertolaso, aveva incontrato l’arcivescovo di Agrigento, Francesco Montenegro, promettendo una serie di interventi mai concretizzatisi.
“Siamo in attesa, di ricevere dalla Protezione civile nazionale, i risultati del monitoraggio che è stato effettuato negli ultimi anni. E che ancora, non ci ha purtroppo inviato…” Pietro Meli, dirigente della Soprintendenza ai Beni culturali ed Ambientali di Agrigento, sta seguendo i lavori di messa in sicurezza della Cattedrale.
La Soprintendenza, ha ritenuto di “sostanziale inefficacia” i vari interventi di consolidamento eseguiti nei decenni passati. Nonché quelli “emergenziali” condotti a seguito dell’ordinanza della Protezione civile nazionale, numero 3450 del 16/7/2005. Costati all’erario circa 10 milioni di euro. Pur essendo nota la diagnosi, nessuno ha mai pensato alla cura. Anziché fermare il movimento franoso della collina – magari cominciando a rimuovere l’obbrobrio in cemento armato, realizzato in cima al colle e che appesantisce ulteriormente la zona – si è scelto di sperperare per anni denaro pubblico (di cui qualcuno dovrebbe rendere conto), intervenendo esclusivamente sulla Cattedrale.
Un articolo da leggere, che mette a nudo i tanti aspetti di un dissesto che non è solo geologico…