Articoli di Alida Amico, su ‘centonove’ di questa settimana
Ribera – Ormai è guerra aperta contro la centrale a Biomasse. Un’intera città, le forze politiche, i comitati civici, gli agrumicoltori, le scuole, con in testa il sindaco Carmelo Pace, sono scesi in piazza domenica scorsa, per fermare il “mostro”: ovvero, la futura mega centrale a Biomasse di oli vegetali, con potenza elettrica di 9 megawatt, che un privato, la ditta riberese di “Carmelo Palermo Olii srl” – già titolare di uno dei due sansifici in paese (in tutta la Sicilia ce ne sono 3) – vorrebbe realizzare in contrada Castellana. Mentre le arance Navel, Washington, Brasiliane, per cui Ribera è famosa in tutto il mondo, ottengono il “marchio” Dop, a rovinare la “festa” dei riberesi, incombe la minaccia della centrale a Biomasse. Una città contro l‘impianto. Dopo 30 anni di sopportare a Ribera il sansificio, che opera per alcuni mesi, i riberesi dovranno anche sopportare quest’altro impianto di Biomasse, 24 ore su 24 e 365 giorni su trecentosessanta cinque giorni?”
Nuovo Polo nella Bufera
La “ciliegina” sulla torta, che ha scatenato l’ennesimo putiferio, è stata la decisione del capogruppo dell’Udc all’Ars, Giulia Adamo, di firmare il disegno di legge sulle “coppie di fatto”. presentato dal collega del Pd, Pino Apprendi e condiviso anche dal capogruppo del Mpa Francesco Musotto nonché dal finiano Alessandro Aricò (oltre che dal Pdl con Alberto Campagna, poi pentitosi). Un sostegno “trasversale “ alla proposta di legge che ha scatenato le ire del coordinatore regionale dello scudocrociato, il senatore Giampiero D’Alia. Che ne ha preso bruscamente le distanze dall’iniziativa “a titolo del tutto personale”. Che la situazione si sia fatta seria, lo si evince anche dalla nota congiunta, diramata giorni fa dai tre coordinatori del Nuovo Polo: Pippo Scalia del Fli, Giampiero D’Alia dell’Udc e da Mario Bonomo dell’Api, hanno chiesto al presidente della Regione Lombardo un “urgente incontro” per definire la composizione delle giunte provinciali di Agrigento e Caltanissetta e le “candidature comuni” negli enti locali interessati al voto. Un’attenta analisi anche del ‘caso Agrigento’, dove, la nuova giunta provinciale messa in piedi dal presidente Eugenio D’Orsi (Mpa), ha scatenato il putiferio dentro la coalizione dei moderati. Zambuto apre al Pdl? Una bella domanda, in attesa di capire se il “pastrocchio” alla Provincia sia solo una “estemporanea” iniziativa di d’Orsi.
Gela decima Provincia?
La proposta di legge, è già arrivata all’Ars. Dallo scorso mese di ottobre, si trova infatti, alla Commissione Affari istituzionali. E se entro il prossimo 23 marzo non sarà esaminata – come ultima tappa dell’iter previsto dalla normativa regionale del 2004 – approderà a Sala d’Ercole per l’esame del Parlamento regionale. La differenza, sta nel fatto che stavolta il disegno di legge non porta la firma dei soliti deputati regionali, bensì di oltre 18 mila siciliani. Il traguardo, stavolta, sarebbe a portata di mano, a sentire i promotori della battaglia. Un sogno durato mezzo secolo. Già, perché la battaglia per Gela capoluogo di provincia, risale addirittura al periodo fascista. “Quando nel ’36 venne in visita a Gela Mussolini – raccontano al comitato civico – i gelesi gli gridavano: Duce, vogliamo Gela Provincia!”
Il dottor Lillo Ciaccio scrive al direttore Graziella Lombardo.
La Banca del Cordone ombelicale di Sciacca, prima della chiusura, avvenuta il 20 Ottobre 2006 per intervento della magistratura, cedeva un cordone al mese ai centri di trapianto di midollo osseo di tutto il mondo, circostanza che è agli atti e che è stata verificata anche in sede giudiziaria.
Trentanove volte le cellule staminali, sia di midollo che di cordone, sono state spedite dal centro di Sciacca alla volta dei migliori ospedali del mondo: Parigi, Londra , Oxford, Stoccolma, Barcellona, Oslo, Seattle, Gerusalemme, Istambul, New York, Philadelfia, Boston, Toronto etc.
Da tali centri sono sempre pervenuti attestati di merito, mai una protesta, né una lamentela, nonostante l’obbligo di denunciare eventuali difformità al Ministro della Salute del Paese di provenienza delle unità cedute.
Occorre, inoltre, sottolineare che la struttura di Sciacca, quando a dirigerla era il sottoscritto – scrive il dottor Ciaccio -, era sottoposta a certificazione e che l’ente certificatore ogni anno prima di rilasciare l’attestato di certificazione procedeva alle dovute e severissime verifiche delle procedure. Inoltre, il ministero della sanità, di volta in volta, autorizzava, dopo avere controllato tutti gli esami eseguiti sulle unità, la cessione della stesse al centro richiedente e naturalmente vi è stato sempre parere positivo.
Una lettera con la quale il Dottor Ciaccio anticipa che se ad un controllo dovesse risultare che qualche unità non fosse idonea al trapianto, lui stesso vorrebbe sapere a chi imputarne la responsabilità, considerato che sotto la sua gestione la magistratura non ha riscontrato anomalie nella conservazione e nello studio dei prodotti dopo lo svolgimento di un attento processo penale in cui la stessa procura si è avvalsa dell’ausilio dei migliori esperti nel settore.