Non me ne vogliano gli altri Santi, né il nero Santo agrigentino, ma se può sembrar blasfemo quanto ho affermato, mi chiedo se non risultino ancor più offensivi per i Santi e per tutti coloro che si definiscono “credenti”, i comportamenti e le frasi ad effetto utilizzate dai nostri politici per far presa sul popolino sempre pronto ad accogliere a braccia aperte “sti bravi picciotti ca sunnu tutti casa e chiesa”.
Iniziò Cuffaro, votando la Sicilia alla Santa Vergine Maria.
Sui risultati, preferisco stendere un velo ancor più lungo di quello della Santa Madre.
Se è pur vero che l’evangelista Marco non fu un discepolo del Signore e probabilmente non lo conobbe neppure, è innegabile che oggi a rimediare alla lacuna, ha provveduto il nostro Marco, che del Salvatore (Cuffaro) è stato innegabilmente discepolo.
Dopo esser stato votato dagli agrigentini, ha ben pensato di demandare l’arduo compito di governare questa miserabile città a qualcuno che, più in alto di lui, potesse fare un miracolo: la Madonna.
Marco non si era reso conto che il miracolo lo aveva già ottenuto lui. Non so se per intercessione della Santa Vergine; per intervento di una classe politica che ben poco ha a che spartire con la santità o per la stupidità di un popolo che scambia promesse elettorali e slogan, per Bibbie e Vangeli, ma fatto sta che oggi è sindaco. Ditemi voi se non è un miracolo questo.
Altri miracoli non ve ne furono e il buon Marco, scendendo parecchi gradini della scala gerarchica celeste, e cambiando casacca politica, si votò all’Angelino.
Ancora una volta, sui risultati è preferibile stendere un lunghissimo velo.
L’ultima trovata, che prelude all’ennesimo cambio di casacca e con la stessa di Santo, è il pellegrinaggio di Marco a San Giovanni Rotondo.
La “notizia” data con enfasi, ci narra ancora una volta di un sindaco che per amore della sua città, cerca il Santo a cui votarsi.
Ma che bisogno avevano gli agrigentini di eleggere un sindaco che le uniche cose pare sappia fare sono il chiedere miracoli e mandare gli “assessori viaggiatori” a far la questua dai propri leader politici?
Non sarebbe stata sufficiente una bella processione con la banda in testa e chiedere il miracolo?
Se avessimo solo ipotizzato che le cose potessero andare a questo modo, avremmo chiesto a qualche porporato, o comunque ministro di culto, che almeno in teoria dovrebbe rappresentare una via più diretta, di chiedere per noi tutti un miracolo.
Tutto ciò, senza considerare che atei, agnostici e fedeli di altre religioni, avrebbero preferito un sindaco che sapesse programmare ed amministrare la città, senza dover ricorrere all’aiuto divino.
Ma visto e considerato che l’ultima via per risolvere i nostri problemi pare quella dell’evento straordinario anche per amministrare l’ordinario, perché non candidare direttamente un Santo?
E poiché gli agrigentini amano San Calogero – per il quale veramente hanno devozione -, forse è giunto il momento di non cercare intermediari dediti a processioni e pellegrinaggi ed affidare a Chi può le sorti della città.
Sarà anche nero, ma io non sono razzista e poi mi è anche simpatico.
Nelle more, un miracolo potrebbe farlo direttamente il sindaco: dimettersi!!!
E questo sì, sarebbe un miracolo.
Gian J. Morici
…….e io San Gerlando!!