Come tradizione a mezzogiorno in punto portata a spalla dai portatori la statua di San Calogero è uscita dal Santuario. E’ stato come sempre un bagno di folla con migliaia di fedeli e devoti a stringersi attorno al Santo più amato dagli agrigentini. Momenti di paura poco l’uscita della statua, in quanto uno dei portatori storici del Santo è stato centrato in pieno stomaco dallo spigolo della vara. Sul posto è stata fatta arrivare un’ambulanza, e l’uomo è stato portato al pronto soccorso dell’ospedale San Giovanni di Dio, per le cure del caso. Il tracciato è sempre lo stesso: il simulacro percorre la via Atenea fino alla porta dell’Addolorata. Poi la sistemazione del Santo nel carro trionfale e la processione serale alla presenza delle autorità comunali. A tarda serata i suggestivi giochi pirotecnici completano la prima domenica di festa del Santo. Questa l’omelia del arcivescovo di Agrigento,mons. Montenegro, nel giorno della festa di San Calogero: “Oggi ci sentiamo tutti in festa perché è la festa di S. Calogero, un Santo che sentiamo amico e presente in questa città, anzi in tutta la Diocesi. Siamo venuti da Lui per chiedere di inter-cedere presso il Signore le grazie di cui abbiamo bisogno o per dire la nostra gratitudine per ciò che dal Cielo ci è concesso.
Ci fermiamo ai Suoi piedi perché, grazie a Lui, sentiamo il cuore aprirsi alla speranza: infatti il Dio che egli testimonia è amore. Egli fu talmente innamorato di Gesù Cristo, da dedicargli l’esistenza vivendola nella contemplazione, nella preghiera e nel servizio ai fratelli. Ma siamo qui anche per ascoltare ciò che il nostro Santo vuol dirci. S. Calogero, infatti, ci parla con la Sua vita più che con le parole e ci dice che Dio è il vero bene dell’uomo. L’uomo si realizza solo in Lui. E ciò che vale per ognuno di noi è valido anche sul piano sociale: voler costruire il mondo senza Dio, o contro Dio, è rischiare di costruirlo contro l’uomo. Ci dice di ripartire da Cristo, di respirare Cristo, di vivere come Cristo, di fidarci di Dio e di fare sempre ciò che ci chiede, di vivere così, in modo straordinario, l’ordinarietà della vita! Credere è dire ‘sì’ con amore a Colui che ci ama e ci è vicino. Questa è la santità che piace al Signore e di cui il mondo ha bisogno. Una santità nascosta, silenziosa, feriale, vissuta col grembiule ai fianchi (come Maria), o con la tuta di lavoro (come Giuseppe). L’amore non solo cambia i cuori, ma li dilata. Così che chi ama Dio non può non amare i Suoi amici e le altre creature. S. Calogero, innamorato di Dio, amò i Suoi fratelli e le creature tutte con un amore totale, concreto, tenero, gratuito. Solo l’amore può guidare il mondo verso il meglio, può ri-velare il senso delle cose e degli eventi, può aprire la soglia della speranza. Ognuno perciò faccia la sua parte: la chiesa e la città han-no bisogno di testimoni che sanno vivere con amore, con dignità, con fierezza umile e gioiosa. Quante mamme coraggio e quanti padri esemplari incrociamo ogni giorno, – e in questa chiesa senz’altro ce ne siete tanti – e quanti uomini e donne conosciamo che vivono con una fede intrisa di amore situazioni critiche e dolorose, quanti volontari dell’amore ci sfiorano ogni giorno. Lo ripeto, San Calogero ci dice che una persona vale se ha il cuore mosso dell’amore: chi si lascia amare da Cristo può farsi dono e testimone di amore. Ci chiede di vivere da cristiani, di fare qualcosa di diverso in questa nostra società individualista, frammentata, che ricerca spesso disordinatamente l’effimero e l’apparenza ma che poi si ritrova sempre più delusa e scontenta. In una società che, pur avendo tanti bei valori da offrire, sembra libera e che ci fa liberi, ma poi ci rendiamo conto che non riu-sciamo a pensare con la nostra testa. Ci hanno rubato l’anima attraverso la televisione (non sono poche le trasmissioni in cui si gioca con i sentimenti delle persone), attraverso le mode, il potere e la ricchezza. È come se ci volessero addormentare. Anche nella fede sta succedendo questo: siamo fedeli e soddisfatti delle tradizioni e delle devozioni religiose ma non sempre teniamo conto del Vangelo. È significativo il fatto che anche la maggior parte dei mafiosi si dichiarano religiosi, forse troppo religiosi, vivono circondati da santini, statue, addirittura Bibbie e poi non si fanno scrupolo di decidere della vita degli uomini e delle loro cose, di mostrarsi forti del loro potere e violenti. San Calogero ci chiede di ridiventare padroni della nostra anima, del nostro cuore, della nostra vita. Di rimettere al centro di essa il Vangelo. Di fare diventare la Parola di Dio norma della nostra vita.
Ci ricorda i valori dell’eternità e del cielo, della giustizia e della solidarietà, dell’onestà e della verità, della preghiera e del servizio. È necessario dare una testimonianza di fede più robusta e convinta, più visibile e incisiva, più coerente e fattiva: in casa, in ufficio, a scuola, sul posto di lavoro. Senza vergognarsi del Vangelo. E tutto questo non solo perché è in gioco il paradiso, ma, come dicevo, perché è in gioco anche la convivenza tra noi, il nostro essere città. S. Calogero ci aiuti a tenere sempre vivi i valori umani. Mettiamoci insieme tutti, credenti, uomini di buona volontà, amministratori, istituzioni, collaboriamo in questa direzione, mettiamo da parte ciò che potrebbe rallentare o dividere in questo impegno. Dipende anche da noi se questa città e questa Provincia sarà capace di guardare al futuro e di camminare verso di esso. Siamo noi a costruire questa città. Se ci impegniamo ad osservare le leggi, la storia, le usanze della città che ci accoglie, se il rapporto tra noi cittadini sarà fondato sul rispetto della persona e sui suoi diritti e doveri, potremo insieme sognare una città dove ognuno può vivere in se-renità la propria vita. Alle Comunità ecclesiali, Parrocchie, Gruppi, realtà cristiane, pur apprezzando o la generosità del loro lavoro, in modo particolare chiedo ancora più impegno. Chiedo di camminare più uniti nella fede ecclesiale. Di scoprire e desiderare la gioia della collaborazione. Senza comunione non si fa chiesa. San Calogero protegga la nostre persone e le nostre famiglie, gli anziani, i malati e i giovani, la nostra Città e la nostra Provincia con tutte le sue Istituzioni.”
(Fonte Grandangolo)
Molti agrigentini devoti di San Calogero sono contro gli immigrati.Questo è un sentimento comune in Italia ed in Europa.Il rispetto della persona,di cui parla Montenegro non è applicato in genere:Molti si rinchiudono nel loro egoismo e vedono
l’altro come un diverso,un avversario forse un nemico.La propaganda Di Bossi
fa leva sulla gente,l’alleanza con Berlusconi è ormai a senso unico.Nel 2010
ci troviamo un Paese fermo,stanco,rissoso e meno solidale con i poveri e i diseredati.