Il Dalai Lama sarà in Italia il 14 e 15 giugno, ma non tutti saranno a dargli il benvenuto. I visitatori del Forum Modigliani a Livorno Sabato e Domenica si troveranno davanti un insolita schiera di oltre 400 manifestanti tibetani e occidentali, tra monaci e monache buddisti e laici di tutte le età, che agiteranno cartelli e striscioni chiedendo ad alta voce al Dalai Lama “Basta Mentire!” e “Dai libertà di religione!”
“I manifestanti appartengono dalla Comunità internazionale Shugden (ISC), un gruppo di praticanti dell’antica divinità Buddista Dorje Shugden. Nel 1996 – scrivono nel loro comunicato – il Dalai Lama ha vietato il culto della loro divinità, una tradizione vecchia di 350 anni. Tale divieto è causa di sofferenze e persecuzioni a milioni di buddisti tibetani devoti a Shugden in tutto il mondo”.
Il portavoce dell’ISC Fabrizio Bernacchi dichiara: “Dorje Shugden è una divinità protettrice Buddista molto amata da circa 4 milioni di praticanti in Tibet, Mongolia, India, e nel resto del mondo occidentale. Il divieto del Dalai Lama sta causando perseguzioni e discriminazioni su larga scala in tutto il mondo buddista. Poichè la fonte di questo problema è il Dalai Lama stesso, l’ ISC gli chiede di fermare la persecuzione delle persone Shugden e di concedere la libertà di religione. Dal 1996, continue manifestazioni sono state organizzate dai sostenitori della Comunità Shugden in India e in seguito in occidente dal Western Shugden Society e adesso dalla comunità internazionale Shugden”.
“L’ISC – si evidenzia nel comunicato – è in possesso di innumerevoli prove di come la discriminazione religiosa creata dal Dalai lama provochi sofferenza. Ad esempio, nel maggio di quest’anno nel nord dell’India, un monastero Shugden è stato occupato con la forza dai sostenitori del Dalai Lama. (http://www.business-standard.com/article/pti-stories/monks-allege-forcible-occupation-of-monastery-114052100950_1.html).
L’ostracismo e le violenze che si trovano ad affrontare quotidianamente gli appartenenti alla comunità tibetana in esilio in India e altrove, e le profonde divisioni su questo tema all’ interno di essa, sono evidenziate dall’ISC con interviste che ne danno testimonianza personale. (Http://www.youtube.com/watch?v=78o-1s9hDos).
Nel mese di maggio l’Amministrazione Centrale Tibetana (CTA ), o governo tibetano in esilio, ha pubblicato sul proprio sito web le foto di 34 tibetani che hanno preso parte alle proteste contro il divieto del Dalai Lama, aggiungendo alle loro fotografie anche informazioni personali. (http://tibet.net/2014/05/22/list-of-dolgyal-followers-who-protested-against-his-holiness-the-dalai-lama-in-us-and-europe/). Secondo l’ISC, questo è un chiaro incitamento alla persecuzione e alla violenza contro i tibetani.
Questa discriminazione ha ormai raggiunto anche l’Italia. Il 9 giugno un gruppo di organizzazioni Buddiste, prevalentemente italiane, guidate dal Dalai Lama, hanno rilasciato una dichiarazione a sostegno del suo divieto sul sito web del CTA. (Http://tibet.net/2014/06/09/statement-concerning-the-cult-of-dogyalshugden/).
I praticanti italiani Shugden sono stati pubblicamente esclusi dal partecipare all’evento di Livorno del Dalai Lama, mentre tutte le altre persone, da atei a satanisti sono benvenuti! (Http://www.dalailama.it/it/programma/).
L’ISC afferma che ogni qualvolta che il Dalai Lama è criticato, invece di rispondere alle accuse o accettare il dialogo, la CTA insinua immediatamente che questi sono finanziati, o che lavorano per il governo cinese. Il portavoce dell’ISC Bernacchi ha detto: “Non abbiamo nessun tipo di legame con il governo cinese e non abbiamo mai ricevuto alcun finanziamento da loro, e di questo né il Dalai Lama, né nessun altro, ha mai fornito uno straccio di prova. La loro affermazione è una totale menzogna, una cortina di fumo per distogliere l’attenzione dalla verità: Il Dalai Lama sta perseguitando le persone per la loro fede e nega loro il diritto fondamentale alla libertà di religione”.
Oltre a questo, il Dalai Lama e il CTA affermano che i praticanti Shugden sono settari, che il divieto è in realtà semplicemente “un consiglio” volto a proteggere il buddismo tibetano da quella che chiamano l’influenza settaria della pratica di questa Divinità. Bernacchi dice: “Milioni di praticanti Shugden hanno convissuto felicemente con altri buddisti e praticanti di altre fedi per secoli, prima del divieto del Dalai Lama, quindi è una sciocchezza dire che sono settari, è solamente un’altra banale scusa. Con queste proteste, tutto quello che chiediamo è la possibilità di praticare in liberà la nostra religione”.