A riportare la notizia della condanna del regista antimafia Mario Musotto, tratta da “Il Fatto Quotidiano”, era stato il sito Antimafiaduemila. Una notizia secondo la quale il giudice monocratico di Palermo, Patrizia Ferro, aveva condannato a sei anni di carcere per sequestro di persona l’agrigentino il regista agrigentino noto per aver girato di recente il film “Trent’anni di mafia” che a maggio verrà presentato anche in Canada e negli Stati Uniti. Secondo l’accusa Musotto per due anni, dal 2004 al 2006, aveva sequestrato, in circostanze del tutto particolari, un’intera famiglia.
Riceviamo la nota a firma degli avvocati Luigi Mattei e Giorgio D’Agostino, difensori del Musotto, con la quale si fa richiesta di pubblicare le precisazioni da parte degli stessi in merito alla sentenza di condanna in primo grado nei confronti del regista:
“Riguardo alla sentenza del 21 Febbraio u.s., pur nel rispetto dovuto ad ogni pronunzia dell’Autorità Giudiziaria, nella quale si continua ad avere assoluta fiducia, la predetta sentenza sarà ovviamente impugnata nelle forme e nei termini di legge.
E ciò nel pieno convincimento che verrà accertata l’assoluta infondatezza di tutto l’impianto accusatorio, e ciò attraverso l’attento esame di prove documentali già prodotte in sede di 1° grado.
A tal fine è necessario precisare che Musotto Mario è stato assolto dai reati di furto, lesioni personali gravissime e truffa informatica, reati contestatigli sempre a seguito delle accuse rivoltegli dai coniugi Balli-Trovato.
Ciò significa che, pur ancora non disponendo della motivazione della sentenza, le accuse in ordine ai predetti reati sono state documentalmente smentite.
Inoltre, si precisa che Musotto non ha mai ammesso, perché mai realmente avvenuto, il sequestro di persona nei confronti di Balli e della moglie Trovato. Non vi sono mai state “auto bruciate” e le località “segrete” a cui fanno riferimento diversi articoli di stampa, non sono altro che villaggi turistici e hotel, dove per 15 giorni circa si sono recati i coniugi Balli e Musotto e dove conducevano una vita normalissima e mai identificandosi con altri nomi diversi dai propri.
Tra tutti i testimoni chiamati in Tribunale, sia dall’accusa che dalla difesa, mai nessuno di loro ha visto o riconosciuto fantomatici Carabinieri, scorte o quant’altro. Tra l’altro, in fase dibattimentale è stato prodotto dalla parte civile un documento manoscritto a firma del Musotto e riconosciuto dalle parti, con il quale lo stesso concordava con Balli una eventuale “messa in scena” con la quale poter sfuggire ai vari creditori di entrambi.
E’ ancora opportuno dover precisare che il Musotto non è stato inibito dal Giudice di partecipare a convegni o lavorare nell’ambito di documentari che abbiano per tema il fenomeno mafioso; è stato lo stesso Musotto, che lavorando alla regia del docu-film “Trent’anni di mafia” ha scelto di rimettere il proprio incarico, in attesa di chiarire la propria posizione e nell’intento di togliere dall’imbarazzo quanti collaboravano nella produzione del film in questione.
Quanto sopra espresso al mero fine di chiarire le distorte notizie fornite alla stampa e pubblicate in questi giorni e per affermare ancora una volta che tale sentenza verrà impugnata in appello, perché certi che la verità possa emergere”.