L’interrogazione urgente sui problemi idrici che hanno interessato Aragona la scorsa settimana ha animato il locale Consiglio comunale riunitosi nella giornata del 28 aprile. I consiglieri Bellanca e Attardo, sottofirmatari dell’interrogazione urgente, chiedevano al sindaco: la quantità d’acqua attualmente erogata all’ente dalla “Girgenti Acque”; i turni di distribuzione idrica distinti per periferia, contrade e centro storico; le motivazioni della mancanza d’acqua nel locale cimitero nonché, sapere con esattezza l’ammontare della situazione debitoria del comune nei confronti della “Girgenti Acque” al 31/12/2010. Per quanto concerne il cimitero, ha spiegato il primo cittadino di Aragona, l’ideale sarebbe il rinnovo della rete idrica cimiteriale. Momentaneamente, nell’attesa di un progetto di più ampio respiro, con l’inserimento di un tubo in polietilene è stato riparando il guasto e l’acqua è tornata a sgorgare dalle fontanelle del Campo Santo. Il sindaco erudisce il Consiglio che da precise, reciproche e concordanti valutazioni tra i tecnici comunali e quelli del Voltano, valutazioni che risalirebbero a due anni fa, risultò che la portata di 23 lt/sec consentirebbe una costante ed efficiente dotazione idrica comunale, sia nel periodo estivo che invernale. “In epoca passata – come affermato dal consigliere Bellanca – l’Agenzia Regionale per i Rifiuti e per le Acque, al fine di soddisfare le necessità della popolazione aragonese, aveva assegnato per il comune delle Maccalube una dotazione idrica di 24 lt/sec per il periodo invernale e, 28 lt/sec per quello estivo”. C’è stata, dunque, una riduzione se a detta di “Girgenti Acque”, dietro specifica richiesta dell’amministrazione comunale, Aragona riceverebbe adesso una portata idrica di 19 lt/sec. Precisa Alfonso Tedesco che i disagi dei giorni scorsi sono da imputare anche a dei problemi di approvvigionamento che la stessa “Girgenti Acque” ha avuto – questo gli è stato comunicato dall’amministratore unico della società. Al contempo, nei 4 giorni dell’interruzione del servizio, è stato montato un misuratore della portata idrica con lo scopo di monitorare l’acqua in entrata nei serbatoi comunali; monitoraggio i cui dati andranno ad incrociare quelli contabili. Sarebbe, infatti, stata richiesta dall’amministrazione comunale una verifica/contestazione contabile; non convincerebbero sia il quantitativo di acqua erogata – effettuato a detta del primo cittadino senza opportuni controlli e verifiche – che i susseguenti costi a carico del comune. Relativamente alla morosità dell’ente nei confronti della “Girgenti Acque” Tedesco rassicura tutti spiegando che dei ritardi nei pagamenti ci sono sempre stati. Tutto, dunque, rientrerebbe nella normalità dei fatti trattandosi peraltro, di un dato storico e consolidato che anche in passato, quando la controparte era il Voltano, si sarebbe verificato sia per Aragona che per altri comuni della provincia. “E’ chiaro che il comune deve avere una liquidità di cassa, siccome negli ultimi anni – spiega Alfonso Tedesco – si sono cronicizzati i ritardi nei trasferimenti sia da parte dello Stato che della regione, ecco spiegate le difficoltà da parte dell’ente nel rispettare gli impegni nei riguardi dei creditori. Quindi, effettivamente, ci sono dei crediti che Girgenti Acque vanta e che stiamo verificando in contraddittorio”. L’assessore Salvatore Alongi legge in aula una nota dalla quale si evince che dal 26/5/2009 al 31/10/2010 la “Girgenti Acque” dichiara di aver fornito al comune di Aragona 1.173.897 mc di acqua quando, invece, da verifiche fatte dall’amministrazione i metri cubi ricevuti sarebbero 1.094.000. Inoltre, non risulterebbe ad oggi contabilizzato il pagamento della nota di credito n. 78 effettuato dal comune per 89.312,80€. Quindi, legittimamente e prima di pagare, a fronte di una posizione debitoria dell’ente per circa 500.000€, delle verifiche tecnico-contabili in contraddittorio, che in base ai fatti come esposti in Consiglio ridurrebbero il debito comunale, si rendono necessarie. “Le medie della fornitura idrica finora ricevuta dall’ente da parte della società erogatrice – spiega Salvatore Alongi leggendo la nota – dovrebbero garantire giornalmente, ipotizzando una popolazione di 9.000 unità, circa 220 lt di acqua per abitante”. Standard qualitativi svizzeri che gli aragonesi non si sono neppure lontanamente permessi di sognare. Di fatto ad Aragona una quantità d’acqua giornaliera pro capite così importante non c’è mai stata dunque, secondo l’assessore, sarebbe più plausibile pensare che l’acqua giunta nei serbatoi comunali sarebbe inferiore a quella fatturata dalla “Girgenti Acque” poiché, gli stessi fontanieri escluderebbero perdite d’acqua rilevanti dalla rete idrica comunale. Intanto, viene fatto presente che si è installato un misuratore della portata idrica e nello stesso tempo si è richiesto un accurato controllo contabile. Tuttavia, in Municipio, nessuna risposta ufficiale sarebbe ancora pervenuta dalla società gestore del Servizio Idrico Integrato dei Comuni della Provincia di Agrigento. Si arroventa il dibattito consiliare non appena i consiglieri prendono la parola. “L’acqua c’è ma non viene distribuita bene” dichiara qualche consigliere comunale mentre, secondo altri occorrerebbero maggiori controlli e accortezza nella distribuzione. Il consigliere Bellanca evidenzia che alcune zone completamente fuori dal paese “in aperta campagna” sarebbero servite dalla rete idrica urbana. Si arriva addirittura a riconoscere lo scandalo che vedrebbe gli aragonesi pagare bollette idriche salatissime a fronte di un servizio che lascerebbe a desiderare ed inoltre, nel corso dell’anno molti cittadini si ritroverebbero nella necessità di ricorrere ad autobotti private, con costi annui più alti delle bollette idriche regolarmente pagate. “Io sono convinto che non tutte le famiglie paghino il servizio idrico – afferma il consigliere Alfonso Galluzzo prendendo la parola – sarebbe giusto rafforzare i controlli affinché pagando tutti si paghi di meno. Trovo socialmente ingiusto – aggiunge Alfonso Galluzzo – che i residenti all’estero, soggiornando ad Aragona per pochi giorni l’anno, debbano pagare una bolletta piena non congrua ai loro esigui e reali consumi”. Alfonso Tedesco non ci sta ritenendo giusto quindi fare il punto sulla problematica idrica aragonese ,che non è sorta certamente oggi. Negli anni novanta la prima amministrazione Tedesco aveva lasciato, dopo aver trovato i relativi finanziamenti, una gara per un progetto sull’ottimizzazione e automatizzazione dell’impianto idrico comunale. Quindi nel 1998-99 (sotto l’amministrazione Bellanca) Aragona avrebbe avuto la possibilità di dotarsi di una rete idrica cittadina nuova, automatizzata e con una centrale di controllo informatizzata per un sistema idrico all’avanguardia. “Il nostro impianto di automatizzazione, centralizzazione e informatizzazione – dichiara il sindaco – non è stato mai utilizzato, compresi i contatori di cui una ditta ne aveva iniziato le installazioni presso le private abitazioni. Molti dei contatori oggi giacciono nei depositi comunali. Noi abbiamo avuto senza sfruttarle le possibilità reali, concrete e materiali di un rinnovamento radicale per quanto riguarda l’approvvigionamento e la distribuzione idrica comunale. Al momento del suo ultimo insediamento Alfonso Tedesco avrebbe appurato che la clorazione dell’acqua avveniva manualmente e, sarebbe stata la sua odierna amministrazione ad acquistare il cloratore. “Da trogloditi! Da trogloditi! Per capirci, tuttora, – continua Alfonso Tedesco – distribuiamo l’acqua con metodi medioevali cioè, se questa non raggiunge il giusto livello nel castelletto noi tecnicamente non siamo in grado di distribuirla. Chiedo al Consiglio Comunale perché, nonostante, la mia amministrazione fece arrivare negli anni ’90 i relativi finanziamenti il pertinente impianto non è mai stato messo in funzione? Perché? Chiedo che si apra un dibattito politico su questo – conclude Alfonso Tedesco – e, l’argomento acqua venga contestualizzato sull’opportunità che questa comunità ha AVUTO e che ha SPRE-CA-TO”. Il sindaco, quindi, invita il Consiglio a una seria riflessione parlando di fatti concreti e cercando di individuare le vere radici di un problema che, innegabilmente esiste ma parte da una data antecedente quella del suo insediamento (giugno 2007). Non poteva mancare in chiusura l’intervento del consigliere Bellanca, già sindaco di Aragona dal 1997 al 2007, il quale replicando al sindaco Tedesco dice: “Per far funzionare quel sistema, che richiedeva tra l’altro i tubi in pressione ventiquattro ore su ventiquattro nonché l’eliminazione dei motorini e molto altro ancora, allora avremmo avuto bisogno di una disponibilità idrica di 40 lt/sec. Una disponibilità che nel 1999 non era pensabile poiché, in un periodo storico di crisi idrica, la dotazione era di 18 lt/sec.” Delle prove per mettere in regime detta strumentazione, nonostante tutto, furono effettuate in alcuni quartieri del centro storico, ricorda Biagio bellanca, allorquando nel 1999, SI ALLAGÒ SIA LA CHIESA DELLA MERCEDE (da diversi anni inagibile e chiusa al pubblico probabilmente per pericolo di crollo) che altre abitazioni private perché, probabilmente, le tubature non resistettero. “Gli impedimenti, per il non utilizzo di un così importante sistema automatizzato, sono stati esclusivamente di natura tecnica. Colpe e responsabilità politiche io e la mia amministrazione – conclude Biagio Bellanca – non c’è ne portiamo dietro, e non c’è ne sentiamo sulla coscienza perché non c’è ne sono”. Il punto rimane aperto e la discussione riprenderà, per le ore 18 di giovedì 5 maggio 2011, alla luce di nuovi dati, documenti e risposte che l’amministrazione porterà in Consiglio.
C.S.
Una vera tristezza vedere chiuso – nell’immobilismo più totale della cittadinanza, dei politici e sacerdoti aragonesi – quello che è uno dei più antichi edifici di culto di Aragona. Fa rabbia vedere chiusa con i sedili, i pavimenti, l’altare, le statue e gli arredi sacri coperti dalla polvere. Quella chiesa ha servito uno dei quartieri più antichi e vitali di Aragona, il quartiere della “Mercede” caro a molti emigranti e molti dei nostri nonni e dei nostri genitori in quella chiesa, adesso dimenticata, hanno ricevuto i sacramenti (battesimo, comunione, cresima, matrimonio…) condiviso in quel luogo gioie, momenti di preghiera ma anche di profondo dolore: funerali e lutti cittadini per i caduti in miniera o per le due guerre mondiali.
Come possono gli aragonesi e i loro amministratori – che ben conosceranno la storia della chiesa e del quartiere in cui sorge “A Marcé” – non muovere un dito nel tentativo di salvarla facendo si che in futuro possa essere riaperta al culto e alle nuove generazioni?