“La competenza senza autorità è altrettanto impotente dell’autorità senza competenza”.
Avrà probabilmente pensato a Gustave Le Bon, al quale si deve la frase di cui sopra l’automobilista di Agrigento protagonista di questa storia che sembra smentire il noto sociologo francese il quale era certamente ignaro della “fede privilegiata” di cui è ricca la nostra dottrina di giurisprudenza. Autorità e competenza, purtroppo non sempre vanno di pari passo e in questi casi il problema è tutto del cittadino che si troverà a dover presentare un ricorso dinanzi al Giudice di Pace, con la consapevolezza che nella maggioranza dei casi il verbale di accertamento di una violazione al Codice della strada stilato dai vigili urbani fa sempre e comunque piena prova fino a querela di falso.
Una “fede privilegiata”, quella del vigile che ha elevato la multa, che rischia di portare il cittadino a percorrere un iter giudiziario lunghissimo per far valere il proprio eventuale diritto a non essere ingiustamente sanzionato.
Dinanzi questi fatti, non son pochi coloro i quali si troverebbero a rimpiangere la Bocca della Verità che secondo una delle tante leggende che riguardano l’antico mascherone, murato nella chiesa di Santa Maria in Cosmedin a Roma, sarebbe stata costruita da Virgilio Grammatico per mettere alla prova eventuali coniugi infedeli. Che possa assolvere al suo compito pure nel caso delle multe elevate dai vigili urbani?
Purtroppo la normativa vigente non prevede tale possibilità e pertanto a stabilire se è sanzionabile un automobilista che sembrerebbe non aver infranto alcun articolo del codice della strada, sarà una sentenza rispetto l’esito della quale ci si dovrebbe porre qualche domanda:
– E’ giusto che un cittadino al quale sia stata elevata ingiustamente una multa per la quale dovrebbe pagare solo 28 euro, sia costretto a presentare un ricorso – che, come ben ricorda il vigile alla nostra automobilista – gliene costerebbe almeno 300?
– Quanti cittadini si ritrovano a pagare anche ingiuste sanzioni, pur di non affrontare spese tanto ingenti?
– Cosa accade a un pubblico ufficiale che per eventuale incompetenza, forte di una “fede privilegiata”, costringe un cittadino a pagare sanzioni non dovute?
“È mattina presto. L’appuntamento è davanti al bar per la colazione e poi fuori città per tutto il giorno. Il posteggio è vuoto, a quell’ora c’è solo l’imbarazzo della scelta. Decido di lasciare la macchina proprio davanti l’ingresso del bar, lungo la carreggiata. Lì sarà facilmente visibile e non ci sarà il rischio di trovarla bloccata al ritorno. Scendendo mi accorgo di non avere lasciato uno spazio di manovra comodo per l’automobilista che aveva posteggiato prima di me. Risalgo in macchina per spostarla quel tanto che basta a non creare inutili disagi, non mi è mai piaciuto l’atteggiamento arrogante di chi si sente padrone della strada.
È notte inoltrata. Torniamo a riprendere le macchine e da lontano scorgo sotto il tergicristallo della mia un foglietto colorato. Un solerte elargitore di multe ha deciso di attenzionare la mia auto. Guardo la strada, guardo la macchina e guardo la multa. Qualcosa non torna. Leggo con attenzione la multa. È scritto che la mia macchina era in divieto di sosta perché ingombrava la carreggiata. Guardo la multa, guardo la macchina e guardo la strada. Boh, qualcosa continua a non tornare. O la mia auto gode di vita propria e si sposta a mia insaputa o il laborioso multaiolo ha un’opinione del tutto personale (e discutibile) sul concetto di divieto.
L’indomani. L’auto della Polizia Municipale è posteggiata nello stesso luogo in cui il giorno prima era posteggiata la mia. Mi avvicino a un vigile. Per un attimo mi passa l’idea di dirgli che è in contravvenzione, ma scelgo la linea morbida.
«Buongiorno, posso farle una domanda?»
«Prego»
«In questo posto si può parcheggiare?»
«Sì, certo»
Mi guarda stranito. Deve pensare ch’io sia fuori di testa e voglia fare il vigile. Lo rassicuro.
«È che giusto ieri avevo posteggiato qui la mia auto e un suo collega mi ha contestato il divieto di sosta»
«Impossibile!»
Se c’è una cosa che non sopporto è quando si dubita di quel che dico. Se non so una cosa non la dico, ma se la dico è perché ne sono certa. Trattengo la stizza e sfoggio il migliore dei miei sorrisi.
«Possibilissimo, mi creda»
Prendo dalla borsa la multa che avevo ancora con me. Mai stata così orgogliosa di poterne mostrare una, che adesso esibisco a mo’ di trofeo.
«Dunque, dunque… c’è scritto che la sua auto intralciava la circolazione… ecco il problema, sicuramente lei aveva posteggiato mettendo la macchina di traverso»
Grrrrr… non amo essere contraddetta, ma a un vigile non posso dirlo. Ridistendo le labbra a similsorriso, anche se non sono sicura mi venga bene come il primo.
«Era messa esattamente parallela al marciapiede, come la vostra e le altre macchine qui»
«Non so che dirle, signora»
Il suo imbarazzo lo sento autentico.
«Magari se riesce a riconoscere la firma del suo collega possiamo chiedere a lui spiegazioni. A me risulta illeggibile»
«Vediamo… in effetti non si legge…»
E vai! Finalmente iniziamo a essere d’accordo su qualcosa.
«Sa a chi mi posso rivolgere per contestarla?»
«Ma le conviene?»
«È illeggittima. DEVO contestarla»
«La capisco. Se la paga entro tot gg, però, le costa solo 28 euro. Il ricorso gliene costa almeno 300, non credo ne valga la pena»
La sua considerazione è assolutamente ragionevole. Quasi amichevole, nei toni e nei modi.
«Vediamo. Ci penserò su»
«Ci pensi, signora»
«Lo farò. Grazie e buon lavoro»
Mumble, mumble…
Il conto è facile da fare. Avrei diritto a uno sconto del 50% se mi stessi buonina e pagassi subito, mentre subirei un rincaro del 600% se presentassi ricorso.
Mumble, mumble…
I soldi sono merce preziosa di questi tempi, si sa. La difesa delle regole del vivere civile, però, è merce anche più preziosa.
Mumble, mumble…
Pacta sunt servanda.
Mumble, mumble…
Che ricorso sia.”