E pensavo che all’Oktoberfest ci fosse troppo casino…

EXPO 11 - Fastidio ridSe fossi stato a EXPO 2015 solo sabato scorso non potrei averne che impressioni negative: un immenso laboratorio per testare la resistenza dei materiali al passaggio delle cavallette! Copie in consultazione di libri ormai agonizzanti che supplicavano almeno una degna sepoltura, pannelli di legno divelti, prati ridotti a pantano; invece la mucca finta che si può mungere veramente ha resistito bene, forse perché la maggior parte dei visitatori avrebbe preferito mettere le mani su mammelle diverse da quelle di un ruminante, per giunta posticcio.

Belli i canali con fontanelle che attraversano in gran numero l’area espositiva, ma l’acqua che vi scorre è torbida e verdastra; importante il tema: ‘Nutrire il pianeta, energia per la vita’, così ho scoperto che è stato trovato il modo di produrre il caviale beluga senza dover uccidere lo storione ‘donatore’ – e in effetti da quando è stato proibito il commercio di questa prelibatezza sentivo mancare qualcosa di essenziale ai miei pasti-; considerando poi il costo del biglietto d’ingresso, mi sarei aspettato di avere a disposizione diversi assaggi gratuiti di pietanze tradizionali estere, invece quasi tutto a pagamento e a caro prezzo… praticamente una gara al dissanguamento dello sventurato visitatore.

Di sera tutti in ammirazione di fronte ai fantasmagorici spettacoli dell’albero della vita, resi possibili dall’intervento economico di grandi sponsor, come veniva sottolineato al termine di ogni esibizione; la forte impressione che il mondo, condensato in un centinaio di ettari, sia inesorabilmente controllato dalle multinazionali mi suggerisce di rivedere lo slogan: ‘Nutrire chi può permetterselo, finché sul pianeta ci saranno energie da sfruttare’.

Sabato mattina sono entrato all’orario d’apertura, ho raggiunto rapidamente il padiglione del Giappone e, con grande disappunto, ho scoperto che non era più possibile nemmeno accedere alla coda per l’ingresso; altri padiglioni non erano messi molto meglio: si udivano altoparlanti avvisare i visitatori che i tempi d’attesa erano di diverse ore; ma che senso ha visitare un’esposizione internazionale a queste condizioni? Che senso ha avere rappresentanze dagli stati di tutto il mondo in poco spazio, ma la possibilità di visitarne solo un paio perché si perde troppo tempo in coda? Credo che ci fossero più persone in attesa davanti al padiglione del Qatar che abitanti nell’emirato stesso! La gente continuava ad accumularsi e a un certo punto è diventato difficile muoversi anche attraverso il decumano -il viale principale del sito-, affollato all’inverosimile; sul biglietto ‘open’ era consigliato di fissare la data della visita via internet, per avere la certezza dell’ingresso, visto che, raggiunta la capienza massima, non avrebbero accettato altri visitatori; a questo punto mi viene il sospetto che il numero massimo di visitatori sia stato limitato a poco meno della massa critica necessaria ad originare un buco nero! Per una strana congiunzione astrale sono riuscito a bere una cioccolata calda senza dovermi mettere in coda al chiosco, non so per quale motivo la folla non si fosse accorta di quel punto vendita sguarnito, ma subito qualche decina di persone ha rimediato accodandosi dietro di me. Sono riuscito a visitare solo l’area espositiva di slow food, dove era illustrato il modo corretto per sfruttare le risorse del pianeta Terra e poter condurre tutti una vita più sana e dignitosa… non c’era quasi nessuno!

Per fortuna sono stato a EXPO anche qualche mese fa… Era una giornata torrida, il sole cocente dava l’impressione di trovarsi in un forno, ma alle ‘case dell’acqua’, distribuite in abbondanza sull’area espositiva, era possibile rifornirsi gratuitamente di acqua naturale e gassata! Chioschi, punti di ristoro e minimarket all’interno dei padiglioni invitavano all’acquisto di prodotti spesso a prezzi esagerati, ma c’era tutto il tempo e lo spazio per trovare comodamente il modo di sfamarsi spendendo una cifra ragionevole. L’attesa di qualche decina di minuti fuori dai padiglioni più affollati era alleggerita da ventilatori e nebulizzatori rinfrescanti; comunque in una giornata sono riuscito a visitare gli allestimenti di una quindicina di nazioni, un risultato soddisfacente. Per quanto riguarda lo sviluppo del tema proposto, ho notato che alcuni padiglioni sembravano solo promuovere prodotti dell’artigianato locale, altri hanno effettivamente presentato progetti di recupero e mantenimento delle risorse naturali: m’hanno colpito in particolare il Regno Unito, con l’impegno nella salvaguardia delle apicolture, gli Emirati Arabi, che stanno investendo sulle energie rinnovabili -una ricerca certamente non disinteressata, dato che esauriti i combustibili fossili svanirà la loro fonte di reddito-, la Germania, attenta alla cura e conservazione delle risorse idriche. Insomma, con un accettabile quantitativo di folla, mi sono lasciato piacevolmente intrattenere dagli spettacoli allestiti, ho trovato diversi spunti fotografici interessanti e sono tornato a casa piuttosto tardi, stanco senza dubbio ma soddisfatto.

Mario Leutner

 

 

 

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