Di tutto il clamore dell’inchiesta “Mafia Capitale”, tra le pieghe di appalti truccati, corruzioni, aderenze politiche, amicizie pericolose, politici corrotti o corruttibili, ex terroristi e ladri semplici, mi ha colpito un aspetto che se ci fate caso ricorre spesso negli scandali italici. La richiesta di assunzione di un figlio.
Diciamolo subito: tutti noi siamo figli di qualcuno. C’è chi è figlio della povertà, chi della ricchezza, chi della cultura, chi della politica e anche una buona dose di figli di mignotta. Però tutti questi figli che siamo stati e siamo hanno il diritto di avere un lavoro, in fondo lo dice ripetutamente anche la Costituzione. Purché sia un lavoro onesto, serio, proporzionale alle loro capacità e al mercato di riferimento. E come si fa, come dovrebbe fare la politica, per fare in modo che i nostri figli possano avere accesso al mondo del lavoro?
Beh, direi che la ricetta è semplice, semplicissima: investire sulla scuola, sulla formazione, sulla ricerca e sviluppo, incentivando le imprese, finanziando stage e tirocini in Italia e all’Estero, facendo riforme sull’economia e sulle leggi che regolano il mercato del lavoro, aumentando le partnership strategiche con gli altri stati dell’Unione Europea, detassando le iniziative imprenditoriali, eliminando le pastoie burocratiche.
Insomma, dai, che ci vuole! Pure io, che non sono certo un fine economista, ho due o tre idee che potrebbero funzionare. Invece no. Alcuni politici nostrani, gente che abbiamo eletto noi, o i loro stretti collaboratori, dirigenti importanti del Comune di Roma o altre aziende o enti, piuttosto che sudare per una riforma che valga per tutti preferiscono vendere l’anima al diavolo (e spesso al diavolo gli danno anche altro che qua non possiamo citare) per un posticino per la loro figliola o il loro figliolo.
“Era precaria, cercavo solo di aiutarla”, si è letto in questi giorni. Ah benissimo. Esticazzi. Perché non proviamo a vedere dentro la Regione Lazio dove ci sono persone che lavorano in stato di precariato da anni, se non da decenni? Perché non sistemiamo la questione scuola, con decine di migliaia di precari a cui affidiamo il futuro dei NOSTRI figli? Noi non ce l’abbiamo un Buzzi a cui chiedere un piacerino in cambio di un appaltuccio da dieci – leggasi DIECI – milioni di euro. E’ vero, non lo abbiamo inventato noi questo meccanismo, da Esaù in poi passando per Dorian Grey, l’umanità ha sempre scambiato il tanto futuro per il poco, pochissimo presente. Ma ora siamo in democrazia, e possiamo decidere. Ad esempio di pensare bene prima di votare, basterebbe quello.