Nota di Rolandfan
E’ con grande piacere che cedo il posto almeno per oggi ad un’amica che ci darà delle istruzioni per diventare dei mariti perfetti.
La persona in questione per evidenti motivi ha chiesto di rimanere anonima, ha scelto come nom de plume Beata (nomen omen), ma risponderà attraverso questo blog ad eventuali domande.
Buon divertimento 🙂
Eccoci! Cari amici, ma soprattutto care amiche, sono contenta che qualcuno abbia deciso di concedermi uno spazio per dare qualche consiglio basato sulla mia ultra ventennale esperienza matrimoniale.
I miei piccoli consigli e suggerimenti sono pensati per tutte le donne che hanno intenzione di convolare a giuste nozze, o legare la propria esistenza a quella di uomo, per permettere loro di non ripetere gli stessi errori che molte di noi e io stessa abbiamo commesso nel lungo cammino richiesto per educare un uomo.
Anche le signore che ormai hanno compiuto il grande passo, ma che non sanno come districarsi nel pur semplice labirinto neuronale maschile, potranno beneficiare di queste piccole idee.
Mi spingo a dire che anche gli uomini, primo fra tutti l’ospite che mi onora della sua amicizia, potranno riconoscere nelle mie parole qualche elemento di saggezza per migliorare il rapporto con le proprie moglie, e condurre un’esistenza famigliare più serena.
Ma basta con le premesse!
Veniamo subito all’argomento di oggi, che ho scelto appositamente leggero per iniziare con qualcosa di poco impegnativo, e darvi modo di esercitarvi con qualcosa di facile.
Manuale di un marito perfetto.
Capitolo uno: come insegnare al proprio uomo a lavare i piatti.
Come molte di voi avranno potuto notare, care amiche, l’idea che i piatti dopo la cena o il pranzo debbano essere lavati, asciugati e messi al loro posto è impossibile da radicarsi nel cervello maschile.
Probabilmente se si cercasse di sondare il pensiero dei nostri mariti con l’ipnosi scopriremmo che nella loro mente alberga l’idea che un esercito di gnomi, durante la notte, si raduni nel lavello per procedere a ripulirlo dei piatti e degli avanzi della cena.
Purtroppo non è così, e le nostre povere mani, sebbene protette dai guanti o aiutate da una lavastoviglie, ne sanno qualcosa.
Osservando il comportamento maschile, ho concluso che secondo gli uomini i piatti e i bicchieri, per non parlare di posate e casseruole, sono composti di un materiale molto flessibile, che può essere ripiegato a piacimento allorquando lo si adagi nel lavello, per poi riprendere la sua normale rigidità una volta estratto.
Ecco come si spiega che costoro tentino di infilare più piatti e bicchieri possibili nel lavello, fino al punto in cui estrarne uno senza romperne dieci diventa impossibile.
Il maschio più evoluto, o che si ritenga tale, cercherà invece di impilare i piatti uno sull’altro in ordine decrescente di larghezza senza tuttavia sciacquarli: in questo modo i residui di cibo che egli non avrà lavato formeranno una malta che sigillerà le stoviglie tra di loro, dando luogo ad una esteticamente gradevole ma fastidiosa Tour Eiffel che spunterà dal vostro lavello.
E credetemi, questo è il migliore del lotto.
Ora, prima di venire ai consigli pratici, una raccomandazione: non chiedete mai a vostro marito di caricare o svuotare la lavastoviglie.
Egli non percepisce la differenza tra “piatto sporco” e “piatto pulito”, quindi rischiate di trovare la lavastoviglie piena di piatti pulitissimi e il ripiano sopra il lavello grondante di amatriciana. La lavastoviglie non è cosa per lui. Quasi niente a dire il vero è per lui, quando si tratta di lavorare.
Care amiche, parliamoci chiaro: educare un uomo a lavare i piatti richiede una tecnica analoga a quella che si usa per i cani per non fargli fare la cacca per casa: all’inizio vi sporcherete un po’, ma poi sarà tutto pulitissimo.
Ai cani di norma si usa una piccola botta sul sedere con un giornale ripiegato, a vostro marito servirà qualcosa di più forte, ma il principio è lo stesso.
Il primo passaggio si definisce “learn by example”.
Mentre lui sta ancora cenando, voi alzatevi e parlando del più e del meno iniziate a sciacquare i piatti e caricarli nella lavastoviglie.
Probabilmente non se ne accorgerebbe neanche, se voi non percuoteste ogni singolo piatto sul bordo del lavello, facendolo sobbalzare ogni volta.
La speranza è che alla fine lui protesti, ma questo lo costringerebbe a rendersi conto che è in corso un’attività che potrebbe fare anch’egli.
Se questo non dovesse portare risultati, il passaggio successivo è di servirgli la cena su un piatto sporco del giorno prima.
Nessun maschio che si rispetti potrà mai tollerare di vedere una fettina panata adagiata su un rimasuglio di orecchiette cime di rapa.
Protesterà, eccome.
E voi farete graziosamente presente che non avete avuto il tempo di lavare i piatti, e quindi la cena si servirà sui piatti sporchi finché qualcuno non troverà il tempo di farlo.
Su questa lieve allusione capitola circa il 50% dei maschi italici.
C’è però uno zoccolo duro, capace di mangiare per giorni e giorni in piatti sporchi o di plastica pur di non lavarli.
Per questi uomini esiste solo l’arma finale.
Quella che tutte noi teniamo nascosta per i casi più ostici.
Non glie la date per una settimana.
Il vostro lavello tornerà come quello della pubblicità, ci si potrà mangiare dentro.
Mi raccomando, fatemi sapere come è andata!
Un bacio a tutte voi.
Beata