Ma gli islandesi lo sanno? Nel caso non se ne fossero accorti, e per ora sembra che non se ne sia accorto nessuno o quasi, lo stato islamico ha il proprio sito “riconosciuto” su Internet. E’ un “.is” Il che potrebbe significare che qualcuno ha riconosciuto lo Stato Islamico ? Forse è più probabile che sia stato registrato in Islanda giocando sull’equivoco della sigla. Che la nazione insulare, negli ultimi anni nota per le eruzioni vulcaniche si sia persa nella nebbia delle ceneri e non si sia accorta dall’estremo Nord che il califfato l’ha raggiunta a scopi informatici?
Se ne potrebbe dedurre che esista una sede jihadista anche nella piccola isola. In realtà basterebbe un militante avvezzo al clima ed alla vicinanza della tundra. Potrebbe anche essere stato registrato da fuori, dal caldo deserto. Quel che è certo è che il sito è ben strutturato, pieno di video, di messaggi, comunicati sulle conquiste… e per giunta in 19 lingue.
L’ironia è ironia amara ovviamente. L’impressione data dalle dichiarazione dei capi di stato occidentali e la copertura mediatica che ne consegue continuano a far apparire l’ISIS come un fenomeno terroristico, seppur pericolosamente ad alto livello. E’ stato ammesso che i jihadisti comunicano via social network ma è stato ammesso tardi, quando ormai la rete era troppo grande. I governi annunciano rimedi postumi, quando ormai suonano come epitaffi. La città di Kobane ne è il triste esempio. Senza contare tutte le altre zone in cui i militanti dell’IS si stanno infiltrando più o meno apertamente. Senza contare la loro presenza negli Stati occidentali.
L’ufficialità del sito è inquietante, non tanto per la sua esistenza quanto per la sicurezza dimostrata da chi tira le fila.
Lo Stato Islamico non esiste ma agisce come se fosse mondialmente riconosciuto.
Luisa Pace
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