I Marò in Italia per il voto

Massimiliano Latorre e Salvatore Girone - Un'altra nazione non starebbe ancora a guardare

Massimiliano Latorre e Salvatore Girone –
Un’altra nazione non starebbe ancora a guardare

Intervista del dott.  Alfredo d’’Ecclesia al Generale  Fernando  Termentini

1. La Corte suprema di New Delhi ha concesso  oggi un permesso di quattro settimane ai marò Salvatore Girone e Massimiliano  Latorre per recarsi in Italia e permettere loro, tra l’altro, di votare alle  elezioni. Nel concedere il permesso, la sezione della Corte Suprema presieduta  dal giudice capo Altamas Kabir ha chiesto ai due maro’ di firmare un affidavit  relativamente ai loro obblighi nei confronti della giustizia indiana.(ANSA).Come  commenta questa notizia Generale?

Commentare una notizia  del genere senza esprimere indignazione con la probabilità di lasciarsi sfuggire  qualche parole “forte” sarebbe molto difficile, per cui mi limito a manifestare un parere personale.

E’ mortificante come  italiano sapere che ci si è impegnati per ottenere un permesso di 4 settimane per  “votazioni” da concedere a due nostri militari in libertà provvisoria in India  perché nei loro confronti la Giustizia indiana ha esercitato un diritto non  dovuto.

Una vera e propria  questua per ottenere un atto di  clemenza da parte della Giustizia di uno Stato che sicuramente non è stato né  clemente né rispettoso delle Leggi internazionali. Piuttosto ha approfittato di  una situazione contingente e della scarsa consistenza delle azioni italiane per  gestire beghe interne di carattere politico e non solo.

La scelta italiana  lascia perplessi e non concorre sicuramente a migliorare la credibilità  dell’Italia in ambito internazionale ormai precitata ai minimi storici. Un  Italia che chiede una licenza per espletare un diritto di voto di due militari  italiani momentaneamente all’estero nonostante che un apposito disposto di legge  (D.L. del 18 dicembre 2012, n. 223) e relative norme applicative della Difesa  prevedano questa opportunità anche non rientrando in Italia, rappresentano un  messaggio negativo in ambito internazionale e confermano la validità dei  contenuti dell’affermazione ironica di molti nostri alleati quando parlano di  “soluzioni all’italiana”.

Una licenza di 4  settimane, durata assolutamente non coerente con l’esigenza che ne motiva la  richiesta e la concessione e che sicuramente porterà ad essere giudicati ancora  una volta come una “repubblica delle banane”, ciò un Paese in cui la incapacità  di far valere le proprie ragioni  nelle opportune sedi e con la necessaria fermezza , ricorre a soluzioni  “levantine” per ottenere ciò che invece rappresenta un suo diritto.

Forse un maggiore  coinvolgimento fin dall’inizio delle Nazioni Unite e dell’Unione Europea sarebbe  stato altamente auspicabile, ricordando peraltro alla UE che l’Italia è a tutti  gli effetti Membro costitutivo e  non solo azionista in perdita della “Holding Europa”. Se poi questo intervento  ci sia stato ed i risultati sono quelli a cui assistiamo allora ogni commento  diventa pleonastico !

Ancora una volta  l’inconsistenza del peso italiano è dimostrato anche dal fatto che il Giudice  Indiano ha chiesto giustamente e  correttamente sul piano giuridico un impegno ai due interessati perché  siano rispettati i loro obblighi nei confronti della Giustizia indiana. Di fatto  quindi la vantata azione diplomatica italiana è superata dall’azione giudiziaria  dei difensori dei due militari, nel momento che il Giudice non chiede garanzia  all’Italia ma ai due diretti interessati.

2) Generale  Termentini da ufficiale che ha girato il mondo in missioni  internazionali,consapevole di rappresentare il suo paese non è indignato  ?

Sono indignato, offeso  ed adirato. Uno stato emozionale sicuramente destinato a crescere quando  assisteremo allo show dell’accoglienza istituzionale dei nostri ragazzi al  rientro in Italia e saremo inondati dalle dichiarazioni ufficiali sintetizzabili  in una frase “quanto siamo stati bravi noi”. Atti che con ogni probabilità  saranno compiuti a ridosso delle  giornate elettorali o peggio ad urne già aperte.

3) Come ci vedono  nel mondo secondo lei? Personalmente credo che entreremo nelle accademie di  tutto il mondo come esempio di come non bisogna comportarsi e credo anche che  sarà naturale il sorrisetto di circostanza quando si parlerà di questa vicenda.  Sbaglio a pensarla in questo modo?

Sicuramente l’intera  vicenda entrerà a far parte della letteratura specifica come esempio in  negativo, non da imitare.

Sono, comunque,  convinto che della vicenda già da tempo se ne parla ed è stata seguita da  vicino  nei vari contesti  internazionali non soltanto occidentali. Nel corso di un anno non c’è stato  nessun pronunciamento internazionale a favore dell’Italia  nella difficile gestione del problema  dei due Marò, ma subito dopo la consegna del primo elicottero italiano agli  indiani il mondo è stato informato di non trasparenti operazioni commerciali,  notizie che sicuramente non hanno aiutato a risolvere il problema specifico.

L’India era e forse  sarà ancora, in procinto di acquisire 12 elicotteri militari caratterizzati da  sofisticate tecnologie militari realizzati da un’industria di eccellenza  italiana nota in tutto il mondo. Macchine caratterizzate da sofisticati  requisiti militari e di avionica,  come la possibilità di operare a 15.000  piedi. Macchine assolutamente affidabili in alta montagna in grado di operare  oltre picchi di 4000 metri ricorrenti nella catena dell’Himalaia. Una commessa  che sicuramente per motivi commerciali non è vista con simpatia da altri  concorrenti internazionali che operano nel settore come Francia, Gran Bretagna  ed USA e che per motivi operativi ha indotto preoccupazione nel Pakistan da  sempre nemico dell’India e forse impensierito che il suo avversario avrebbe  potuto disporre di velivoli militari di eccellenza in grado di garantire grande  efficacia per il controllo del Kashimir.

Di fronte a questo  scempio di credibilità dopo aver piatito all’India  una licenza di due settimane  per “ferie natalizie” ne chiediamo altre  4 per far espletare il diritto di voto ai due militari quando tutti sanno che  potevano farlo a Delhi.

Ogni altra parola  sarebbe di troppo.

4) Il Ministro degli  esteri Giulio Terzi ha sempre parlato di decisioni collegiali da parte del  Governo italiano,lei ha visto qualche decisione collegiale Generale  Termentini?

Domanda non semplice  da rispondere in mancanza di riferimenti certi. Sul piano delle ipotesi credo  che se decisioni collegiali ci sono state esse sono state probabilmente  condivise dai Dicasteri coinvolti (Esteri e Difesa) ed avallate dal Capo  dell’Esecutivo.

Sicuramente non è  stato coinvolto il Parlamento con atti pubblici, decisione comunque discutibile  trattandosi di decisioni attinenti alla sorte di due nostri militari.

5) Ma i nostri  militari sono ostaggio degli indiani o sono ostaggio degli italiani?Per italiani  intendo i rappresentanti del popolo italiano.

Forse dott d’Ecclesia  la risposta è nella Sua domanda.

 

6) Il Presidente del  Consiglio non ha mai parlato dei nostri marò,e nelle varie occasioni dove poteva  e doveva farlo vedi discorso all’Onu o incontri con leader mondiali non è mai  venuta fuori una parola. Crede che in qualsiasi altro paese del mondo poteva  accadere una cosa del genere?

Non credo che il  Presidente americano, piuttosto che francese o inglese avrebbe annegato nel  proprio silenzio l’intera vicenda, limitandosi per quanto reso noto dai media ad  un solo contatto diretto con il Presidente indiano.

Se invece le parole di  vicinanza, fratellanza, impegno concettuale e quanto altro di simile  rappresentano per qualcuno la strada maestra da percorrere, allora possiamo dire  che di interventi ce ne siano stati anche troppi.

7) Mi parli del Presidente della Repubblica   ,in questa vicenda è stato un buon comandante?

Non mi permetto di  esprimere giudizi sull’operato del Capo dello Stato, prendo solo atto di quanto  a mio modesto avviso sarebbe dovuto avvenire e non è avvenuto, peraltro da me  auspicato con due lettere ufficiali.

A me è stato sempre  insegnato che un buon Comandante deve avere sempre come obbligo morale e  funzionale quello di tutelare i propri dipendenti in particolare se in  condizioni difficili. Nel momento che si accetta di essere Comandanti per nomina  o per dettato Costituzionale questi vincoli credo che debbano rappresentare un  imperativo assoluto per chi è chiamato ad esercitare funzioni di comando.

Vincoli nei quali  credo forse in maniera esageratamente idealistica e che ho anche  proposto al Capo dello Stato con due circostanziate istanze con l’auspicio che  la validità dei valori etici da me rappresentati poteva indurre una risposta del  Capo Supremo delle nostre Forze Armate.

Fino ad ora l’unico  risultato è stato : nessuna riscontro !

8) Il Ministro  della difesa ha avuto anche lui un ruolo defilato,bene attento soltanto al  blocco delle notizie. Quelle poche volte che hanno rotto il muro del silenzio  con cerimoniali ben organizzati è stato sempre il primo a rendersi visibile ma  la domanda per lei è questa può un comandante abbandonare i suoi  uomini?

Il ruolo della Difesa  sicuramente non è stato dei più chiari ma non credo si possa parlare di  “abbandono dei propri uomini” . Piuttosto di una scelta cosciente che ha  suggerito di assecondare gli “ordini superiori” piuttosto che abbandonare gli  schemi imposti da scelte non condivisibili.

Per il ruolo del  Comandante mi rifaccio alla mia risposta alla precedente domanda.

9) L’intera classe  politica italiana ha mostrato disinteresse per la vicenda nonostante siano  arrivate a tutti sollecitazioni da parte dei cittadini a intervenire,nessuno lo  ha fatto anche loro hanno delegato al governo che ha delegato a sua volta al  ministri degli esteri Giulio Terzi. Non è vergognoso questo atteggiamento  Generale Termentini?

Assolutamente  vergognoso per un Paese Civile in cui la classe politica è scelta ed eletta dal  popolo sovrano.

Un vero e proprio  ceffone a tutti i militari ed a tutti i servitori dello stato che nel tempo  hanno donato la loro vita al loro Paese per difenderne la stabilità, le  tradizioni e la sovranità.

Una disattenzione  ingiustificabile, difficile da accettare e che sicuramente ha contribuito  pesantemente a far sì che il Ministro degli Esteri fosse costretto ad affrontare  il problema da solo, gestendo una situazione sicuramente non facile e che  avrebbe, invece, dovuto coinvolgere l’intero Paese e particolarmente di coloro  che eletti dal popolo sovrano, devono garantirne i diritti.

Una solitudine  palpabile e che mi porta ad azzardare che il Ministro Terzi non sia stato  felicissimo che i due Marò siano rientrati dopo la licenza natalizia. In questo  frangente è stato lasciato solo anche dalla magistratura che ha aperto un  fascicolo, ha interrogato nella mattinata i due militari e non ha emesso alcun  provvedimento restrittivo nei loro confronti “per assenza di pericolo di fuga”.  I due marò alle 16.00 dello stesso giorno hanno ripreso il volo verso  Delhi.

10)Molti malignavano  caro Generale che il giorno prima delle elezioni sarebbe accaduto qualcosa il  ritorno in Italia per il voto è la risposta a questa voce? E qualcuno pensa di  ottenere in maniera sotterranea un riconoscimento(voti)per un azione del  genere.Non le sembra strano quello che è accaduto?

Non è strano, forse  solo la conferma della incapacità d compiere atti concreti a prescindere dalle  parole.

11)  Quanta rabbia ha dentro Generale,vedere  l’Italia la nostra Italia ridotta a questa maniera,mi dica la verità mi dica  quello che ha dentro Generale e me lo dica con il  cuore…

Più che rabbia direi  tristezza. La tristezza di chi ha scelto di servire lo Stato credendo nelle sue  istituzioni  e dando alla propria  Nazione tutto quanto poteva dare, sul piano soggettivo ed oggettivo.

La malinconia di colui  che ha sempre cercato come Comandante di essere vigile e pronto a prevenire  prima di soddisfare i bisogni dei propri dipendenti, a vantaggio loro e delle  proprie famiglie, con l’ottica di considerare preminente rispetto a tutto il  valore dei propri sottoposti. Prima di tutto uomini e poi dipendenti.

L’’amarezza di un uomo  che deve prendere atto che forse la sua interpretazione intransigente dei propri  diritti e doveri poteva essere gestita in maniera meno vincolante non essendo  più premiante come forse il mondo ci sta forse dimostrando ma che, nonostante  tutto, se ritornasse indietro rifarebbe le scelte fatte 50 anni orsono.

 

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