28 Marzo 2024
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6 thoughts on “Il silenzio della campagna

  1. Egregio Sig. Schicchi, condivido in parte la sua analisi. Quello che non mi trova d’accordo però è una sottovalutazione, rispetto alla – perdita di credibilità della classe politica – della crisi economica.
    Certo, il flusso continuo di arresti e indagini ha inferto un duro colpo a tutta la classe politica italiana: nessuna area geografica italiana è immune. Però, personalmente credo che sia anche la mancanza totale di novità nelle idee su come affrontare l’attuale crisi economica (ancora irrisolta).
    Non mi riferisco ai volti nuovi della politica, mi riferisco al fatto che la crisi economica ha messo in luce quello che tutti conoscevano da anni: la totale incapacità della classe dirigente nazionale e locale di affrontare il fallimento di un intero sistema di regole.
    Europa, Italia e Sicilia devono affrontare in modo coordinato il fallimento dell’economia di mercato, quella che abbiamo conosciuto sino ad oggi.
    Se qualcuno abbia mai voluto leggere i programmi elettorali dei candidati all’ARS, noterà con disgusto che sono tutti uguali. Si propongono – ricette della speranza – che, nel migliore dei casi, sono impossibili (alcune anche al limite del ridicolo).
    Le cito un esempio pratico: nessun programma elettorale parla di numeri. Nessun numero o analisi delle condizioni attuali e degli obiettivi da raggiungere partendo da “questi” numeri.
    I nostri candidati scherzano col fuoco, parlano di – precari – famiglie in difficoltà, -giovani e sviluppo -senza lavoro – senza citare poi come invertire la tendenza al suicidio delle attuali manovre economiche.
    Mi sembra di assistere alla scena di un medico che, di fronte alla sofferenza del proprio paziente, invece di proporre cure dice a quest’ultimo: “coraggio, ciò che non ti uccide ti rafforza”.
    Ma poiché i politici sono la rappresentazione mediata della società, la colpa è anche di tutti noi.
    Provi a scrivere un articolo sulla farfalla tatuata di una qualsiasi ballerina: troverà centinaia di – mi piace – sul suo social network.
    Coraggio diamoci da fare: vinciamo l’anti-politica con la Politica (quella vera).
    Dobbiamo avere il coraggio, io il primo tra tutti, di chiedere, di interrogarci, di conoscere anche il mondo che ci circonda.
    Cordiali saluti
    Alfonso Albano

  2. Egregio Sig. Schicchi, grazie per la sua precisazione. Ora sono d’accordo con Lei riguardo ai mancati tagli e indennità. Condivido anche l’attenzione sull’assenza di una vera – opinione pubblica messa a guardia degli interessi collettivi – .
    Rimango però dell’idea che questa crisi economica, importante tanto quanto quella del ’29, ha sollecitato e solleciterà ancora la nostra classe dirigente, nazionale e locale.
    Fino a quando il sistema potrà ancora resistere? L’idea di continuare con politiche di austerità, di scambiare consensi elettorali con “sistemazioni ad personam”, troverà un limite naturale nei “numeri”. Numero dei senza lavoro, numero dei poveri, numero delle entrate fiscali.
    La storia passata ed attuale della gestione finanziaria della Regione Sicilia dovrà comunque fare i conti, prima o poi, con il crollo del sistema di regole perverse che ne avevano permesso la sopravvivenza al di sopra dei propri mezzi.
    Il tessuto della convivenza sociale è vicino al punto di rottura. Sono convinto che questo venga avvertito anche dai politici. L’astensionismo è il loro carnefice.
    Il problema vero è scambiare la visione a breve con quella a lungo termine.
    Cordiali saluti
    Alfonso Albano

  3. A mio modesto avviso quella che viene chiamata crisi nulla a che vedere con quella del 1929. Allora, a seguito della sopravvalutazione dei titoli speculativi, si verifico un crollo devastante che portò sul lastrico moltissimi finanzieri speculatori e non.
    Oggi non mi pare che la cosiddetta crisi la stia pagando la finanza speculativa che ne è l’artefice; l’hanno scaricata su di noi cittadini che la stiamo subendo passivamente. Le grandi multinazionali della speculazione , anzi, si sono ancora più arricchite e dominano la scena finanziaria, politica e sociale.
    I nostri politici dimostrano di non avere armi da opporre a questi poteri forti per cui si “accontentano” di vivere nelle loro gabbie dorate, insensibili all’impoverimento del popolo.
    Fa impressione vedere quante persone partecipano alle riunioni dei politici , di destra o di sinistra ( distinzione ormai inesistente): in questi giorni è venuto l’ex ministro Fioroni con Adragna ed hanno radunato 27 uditori di cui due forse dormienti ( foto nei quotidiani on line). Grillo ha detto che al comizio di Micchichè c’era solo un vecchio che dormiva.
    Ormai non ci si può più nascondere nell’illusione del consumismo poichè tra 10 anni al massimo staremo peggio dell’Egitto; bisogna che i cittadini prendano in mano il loro destino costringendo la politica e la finanza ad operare con alla base un codice etico. per questo sarà indispensabile l’azzeramento dell’attuale classe politica e l’attiva partecipazione dei cittadini alle scelte politiche.

  4. Egregio Sig. Giuseppe Amato, attenzione a dire che questa crisi “ è diversa”. Può compromettere l’intero ragionamento politico del Suo commento, che peraltro io condivido.
    Tutte le crisi della moderna economia, dai tulipani ai subprime, sono l’effetto di una bolla speculativa sui prezzi. Anche i soggetti che ne hanno pagato le conseguenze sono sempre uguali: piccoli risparmiatori, aziende manifatturiere, Stati sovrani, lavoratori etc.. La vera differenza con la crisi del ’29 è stata nella risposta delle autorità monetarie. Risposta che ad oggi non ha dato gli effetti sperati.
    Lei evidenzia, giustamente, che nella gestione del dopo-crisi non si è modificato il quadro delle regole della finanza mondiale. Non si è posto rimedio al problema di fondo cioè: l’esistenza di banche e istituti finanziari troppo grandi per fallire. Non si è eliminato, o cercato di eliminare, quello che in economia viene definito come “azzardo morale”.
    Cordiali saluti
    Alfonso Albano

  5. La discussione ha assunto un buon livello di qualità.
    Nella sostanza col sig. Albano abbiamo le stesse idee tranne che sulle caratteristiche della crisi del 1929.
    La crisi di wall street nacque ovviamente da una enorme bolla speculativa ma non esplicò i suoi effetti distruttivi con lo stesse caratteristiche di quella attuale poichè , ovviamente , non esisteva la globalizzazione dell’economia e perchè interessò con molto minor vigore i bilanci degli stati.
    Oggi le multinazionali della finanza sono così potenti da essere in grado di far fallire anche stati come l’Italia. Inoltre esse, se è possibile, sono oggi più forti che all’inizio della crisi.
    Oggi tutta la bolla speculativa è stata scaricata sui lavoratori i quali, nell’arco di pochi anni, sono stati privati di diritti conquistati col sangue durante tutto il ‘900. Questi effetti distruttivi dei diritti dei lavoratori sono molto più evidenti in Italia che negli altri paesi europei.

  6. Si, sono d’accordo. L’elevata interconnessione dei mercati finanziari globali, associata alla presenza di un mercato, parallelo e deregolamento di strumenti derivati, anche sui titoli pubblici, è la caratteristica più innovativa (se così si può dire) di questa crisi. Mercato over-the-counter dei derivati di cui nessuna autorità conosce l’effettiva consistenza.
    Purtroppo, della tanto decantata globalizzazione dobbiamo prendere atto, ad oggi, che gli aspetti negativi sono di gran lunga peggiori di quelli positivi. Globalizzazione più del capitale che dei diritti universali dell’uomo.
    In realtà. qualche avvisaglia di questa “novità” si era già intravista con la crisi delle “tigri asiatiche” degli anni ’90. Ma il fenomeno rimase circoscritto a quell’area geografica.
    Voglio farle una domanda. E’ possibile, Sig. Amato, che l’attacco a tutte le conquiste sociali dei lavoratori ottenute nel XX secolo sia antecedente la crisi iniziata nel 2007 ? Che la dottrina neo-liberista stia ora utilizzando la crisi come “cavallo di troia” per sferrare l’attacco finale e definitivo?
    Cordialmente la saluto
    Alfonso Albano

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