Talenti & Maestri
a cura di Nuccio
Enzo Sguali, 49 anni, di Favara (Ag), per sua riservatezza, nella vita non ama parlare molto. E soprattutto, per sua (troppa) umiltà, nell’arte non ama parlare affatto di sé. Al suo posto, altri lo avrebbero fatto, sentendo, ed in tutta ovvietà, il diritto e il dovere di farlo. Ma lui, da sempre, non è “gli altri”. E, soprattutto, “gli altri” non sono lui. Che, al posto delle labbra – e senza nessun’ombra di rimpianto, “vanitas vanitatum, omnia vanitas” – preferisce, da sempre, far parlare le sue mani, dopo aver fatto saettare i suoi occhi / aghi fra i dedali dell’estro, a caccia di “attimi fuggenti” da eternare con faretre gravide di grafite, ri / creandone presenze, ambienti, vibrazioni, respiri, eloquenze di epifanie e sortilegi dentro cosmografie configuratrici pronte a discernere e ad appalesare quello sterminato ventaglio / possesso di variazioni tonali fra il bianco ed il nero di cui Sguali è, con simultaneismi rituali d’intuizione e materializzazione, Custode e Gran Sacerdote.
Da uno sguardo a un capello, da un piede a un ricamo, da pupille fulgenti a mosaici di rughe, da labbra turgide a corpi e volti denudati di passione o tatuati di erotismi, da macrovisioni anatomiche a servostrutture di dettagli solo apparentemente deprivati d’anima, Enzo, l’autodidatta, il taciturno, l’umile, con le sue matite (raramente colorate, ed anche qui in rapporto sempiterno di mutualità con gli universi del bianco, del grigio e del nero) spazia e spadroneggia “naturaliter”, lasciando a bocca aperta ogni fruitore, tramite una sicurezza di tratti che, sapientemente calibrata da estremo rigore tecnico (così come gli accade negli sparuti ma congrui e solidi approcci con l’olio ed altre variabili creative) gli ha conferito spessore, valenza e dignità di Maestro.
Che, poi, e regolarmente sottolineandolo con rapidi lampi di occhi più inquietati che inquietanti, il Maestro Enzo Sguali non voglia essere giammai chiamato in questo modo, né da altri né, soprattutto, da me (che ho avuto l’onore di “scoprirlo”, come critico e come persona seria e perbene, tramite una valida pittrice, sua nipote, Tania Micciché, mia prossima bi-laureata in Accademia di Belle Arti e sua modella, negli anni, dall’innocenza dell’infanzia al fascino della giovinezza) appare, a questo punto, come gli ho detto sempre, un ingiustificato eccesso d’umiltà (soprattutto a fronte delle risibili albagie di quei tanti e troppi “maestri” fasulli anche del nostro contesto) da cui riuscirò io a guarirlo, organizzandogli, e presto, la sua prima “personale”.
Per il momento, troverete questi ed altri suoi lavori (grafici e pittorici) solo sulla sua pagina di “Facebook”.
Prof. Nuccio Mula
Scrittore – giornalista
Docente universitario di Filosofia e Fenomenologie dell’Arte,
Teoria della percezione e Psicologia della Forma in Accademia di Belle Arti
Componente dell’Associazione Internazionale Critici d’Arte