da un articolo di Alida Amico, su Centonove di questa settimana:
“Palermo – Privato sarà bello, ma continua ad essere sinonimo di inefficienza. Mentre i controlli pubblici, in genere poco trasparenti per l’opinione pubblica, alimentano solo sfiducia nel servizio idrico. Quanto succede per la gestione dell’acqua che sgorga dai rubinetti in Sicilia – che nelle more della ripubblicizzazione, dopo il recente responso referendario, viene ancora gestita dai soggetti privati – è emblematico. A suscitare la sfiducia sulla bontà del prezioso liquido che arriva nelle case dei 5 milioni di siciliani, ci sono soprattutto i frequenti casi di inquinamento dell’acqua…
L’ultimo esempio, arriva da Caltanissetta. I nisseni, che nel recente passato, insieme agli ennesi ed agli agrigentini, hanno già bevuto per mesi i “trialometani” sciolti nell’acqua di rubinetto – pericolosi idrocarburi (per la salute), di cui non si conosce ancora l’origine – adesso devono ingoiare anche l’ultima “porcheria “ che sgorga dai rubinetti di casa, e pagano a caro prezzo in bolletta: il “manganese”. L’acqua che la società Sicilacque spa (al 75 per cento in mano alla multinazionale francese Veolia) invia ad i serbatoi cittadini del capoluogo – e che poi viene distribuita nei 23 comuni di tutta la provincia, dalla società privata italo spagnola Caltaqua – è di un colore insolito, giallastro…
Valori quadrupli rispetto i massimi di legge, anche se con le analisi degli ultimi “campioni” prelevati giorni fa – assicurano sia la società Caltaqua che il servizio dell’Asp – la situazione dovrebbe rientrare quanto prima nei parametri normali, la gente non si fida di nessuno. Ed anzi, per la quasi totale assenza di informazione, paventa chissà quante altre schifezze, contenute nell’acqua di rubinetto (che nessuno più beve, come nel resto dell’isola).Un copione, che si ripete quasi ovunque in Sicilia, col suo effetto moltiplicatore, di non fare più bere l’acqua di rubinetto ai siciliani. Intanto dopo l’ordinanza del sindaco Michele Campisi – che ha consentito ultimamente l’erogazione solo per usi non potabili – gli abitanti del capoluogo, sono costretti ad acquistare in massa, di tasca propria, l’acqua imbottigliata.
A tutto vantaggio del fiorente business dell’acqua in bottiglia. ”Sono molto, molto presenti anche in Sicilia, gli interessi delle multinazionali che imbottigliano l’acqua” sostiene Danilo Pulvirenti, titolare a Catania del laboratorio di analisi chimiche e micro biologiche Progetto e Ambiente, nonché membro del Forum nazionale dell’acqua bene pubblico. Il business delle bolle blu. Cita il caso della Nestlè, la multinazionale che imbottiglia a Santo Stefano di Quisquina nell’agrigentino, la stessa acqua, che poi scarseggia o arriva dai rubinetti degli agrigentini, mescolata con quella meno pregiata del dissalatore di Gela…
Un business che Pulvirenti analizza, fino ad arrivare alla conclusione che ”I limiti che vengono imposti dalla legge per l’acqua potabile per quella imbottigliata, sono molto più elevati”. Per cui, se quest’ultima, scorresse dai rubinetti, paradossalmente, verrebbe considerata non potabile, per via del “tetto” dei parametri più elevato consentito(se in bottiglia). Diffidenza verso i controllori e “sete” di trasparenza, per convincere i cittadini a bere l’acqua dei rubinetti, se vogliamo essere un paese normale…”
I parametri sulla potabilità del’acqua dei rubinetti, sono stabiliti nel decreto legge n. 31 del 2001. In ottemperanza alla direttiva europea, e con alcune modifiche. E’ stato, ad esempio inserito tra i metalli, il Vanadio. Che si trova concentrato nei terreni vulcanici della zona occidentale del catanese. E riguarda una dozzina di Comuni, tra Bronte e Maletto, dove il vanadio è presente (per motivi naturali), in percentuali superiori alla norma (sfora i 50 milligrammi per litro di acqua). La legge n. 31, prevede,tra l’altro, la concessione di “deroghe” ad hoc: cioè l’acqua viene ugualmente erogata alla popolazione, nonostante lo “sforamento” dei parametri. Ma entro circa 6 anni, i Comuni interessati al problema, dovevano provvedere a rientrare nei limiti di legge…
”Negli altri Comuni della provincia, compreso il capoluogo – assicura però Anna Bonforte, catanese, del Forum per l’acqua pubblica – per i dati che siamo andati a riscontrare, facendo fare le analisi nel laboratorio privato Progetto e Ambiente, di cui si avvale il Forum, è risultato che l’acqua che arriva dai rubinetti, è buona ed entro i parametri, anche se i catanesi continuano a comprarla…”
In deroga alla normativa, da anni viene erogata acqua che non sarebbe potabile, anche a Siracusa e provincia. ”Abbiamo un’acqua che è troppo salata – spiega Josè Sudano, da anni in “trincea” con i movimenti pro acqua pubblica – perché quella del mare si è infiltrata nella falda acquifera, fortemente impoverita dai continui emungimenti da parte delle industrie petrolchimiche a Priolo ed Agusta…
A Gela, per via della qualità scadente del servizio idrico, l’intera popolazione si è invece autoridotta le bolletta relative al 2007-2008, quando venne erogata acqua inquinata con trialometani…
È in corso una furente “querelle” con Caltacqua, che non intende perdere i 9 milioni di euro dei canoni gelesi. ”Il salvagente a Caltacqua gliel’ha dato il laboratorio di analisi dell’Asp – lamenta Rocco D’Assenza, consigliere del Pd a Gela – dichiarando che l’acqua non era bevibile ma potabile…
Ad Enna, Aidone, Valguarnera e Centuripe , gli utenti capeggiati dal commercialista Carlo Garofalo (dirigente del Forum regionale per l’acqua) e dall’avvocatessa aidonese Lidia Minacapilli, un anno fa, hanno lanciato una sottoscrizione tra i cittadini, pagandosi di tasca propria le analisi sull’acqua che bevevano…
“Abbiamo riscontrato nel mio Comune, la presenza di coliformi fecali, manganese e ferro – racconta Lidia Minacapilli – per le infiltrazioni dei liquami di fogna…
A Villafrati nel palermitano, l’acqua della sorgente del paese, da 2 anni è imbevibile, per via dell’arsenico e dei nitrati. Ernesto Salafia, del comitato Libera acqua, si batte perché il gestore privato, Aps (Acque potabili siciliane) intervenga…
Acqua fonte di vita? Stando all’inchiesta della Amico, non sempre…
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