Con la legge n.20/2000 la Regione Sicilia ha istituito nell’area archeologica di Agrigento un Parco che ha come obbiettivo la tutela e la valorizzazione dei beni archeologici, ambientali e paesaggistici della Valle dei Templi, inserita dall’UNESCO fra i siti patrimonio dell’umanità. Il Parco ha un’estensione di mille e trecento ettari; si riscontrano in esso sia emergenze di tipo archeologico, che un paesaggio di grande valore paesaggistico che ha conservato aspetti peculiari di patrimonio storico-naturalistico dove è ancora visibile una tecnica colturale tradizionale. Il Piano esecutivo del Parco, approvato, pone in essere articolati itinerari di visita per i turisti onde rendere leggibile il piano urbano della antica città ed il suo schema ippodameo. Gli itinerari non sono solamente di tipo archeologico ma anche naturalistico. Inoltre viene riformulata l’offerta di servizi turistici attraverso punti di informazione, centri visitatori, punti vendita dei prodotti tipici, sosta- ristoro ed attraverso strutture riattate si creeranno punti che avranno finalità didattiche e culturali con l’aiuto di enti pubblici e privati. All’ente Parco vengono assegnati
alcuni livelli di autonomia: scientifica e di ricerca, organizzativa, amministrativa e finanziaria, finalizzati a stimolare una maggiore organizzazione e gestione del patrimonio archeologico ed ambientale. Ma siamo sicuri che la realtà sia proprio questa? Nell’organico del parco esistono, in relazione ai compiti che deve portare avanti, tutti i profili professionali necessari per il raggiungimento degli obbiettivi istituzionali? La riduzione del Parco a sempice unità operativa permetterà al Parco di raggiungere quella autonomia scientifica, di ricerca nonché amministrativa e finanziaria? Quanti sono gli archeologi nei ruoli del Parco? Quanto gli storici dell’arte? Quali sono i profili che devono affrontare una campagna di marketing territoriale? Quali sono le linee di intervento a livello regionale per affrontare il terribile degrado delle mure di difesa lungo la via sacra ridotte ad un colabrodo? Perché ci si ostina a rendere la zona del posto di ristoro un deserto assoluto e non un luogo dove il turista possa ricevere i servizi essenziali di cui ha bisogno? Il problema posto dal Centro Studi Alexander Hardcastle tocca il destino economico del parco. Si consideri che a dieci anni dalla legge istitutiva del parco si sono creati una ventina di posti di lavoro con enorme sacrificio dei lavoratori impiegati. Fra qualche mese dovrebbe esperirsi una nuova gara per l’affidamento dei servizi aggiuntivi; un bando complicatissimo che ad esempio potrebbe escludere le associazioni delle guide turistiche dalla gestione dei servizi guida, attribuendone la competenza all’azienda che si aggiudicherà la gara. Siamo veramente alla demenza di programmazione che non tiene conto delle figure professionali che naturalmente sono vocati a rendere servizi qualificati al turista in almeno tre, quattro lingue parlate. In tale quadro complesso crediamo che le forze sociali, i club services, gli ordini professionali possano dare un contributo propositivo per non lasciare soli quei bravi funzionari che operano nel parco e per un’azione sinergica tesa a creare presupposti percorribili alla creazione di posti di lavoro.
CENTRO STUDI ALEXANDER HARDCASTLE
Il Presidente
Prof. Giuseppe Alaimo
IL’Ente Parco archeologico ha anche il dovere di occuparsi della tutela. Purtroppo e non si capisce il motivo non si e’ costituito parte civile contro il rigassificatore a Porto Empedocle. Condivido per il resto le argomentazioni dell’articolo e mi auguro che vengano occupate le risorse umane professionali gia’ disponibili