“In linea di principio sono a favore di forme di decentramento amministrativo e fiscale non per nulla sono il fondatore dei Democratici e autonomisti in Sicilia, ma mi preme sottolineare che il sistema dei pesi e contrappesi è una guarentigia sancita dall’art. 117 della costituzione.
Dopo l’abolizione dell’Ici sulla prima casa e sui rigorosi patti di stabilità imposti dall’Unione europea e da Tremonti le sofferenze di cassa stanno portando ad uno scollamento all’interno degli enti locali, la spesa sociale è ridotta all’osso, i trasferimenti dallo Stato sono ormai granelli di sabbia.
Entrando nel merito del decreto sulla fiscalità regionale e comunale Arnone sottolinea che i punti su cui le Regioni e i Comuni debbono insistere per le modifiche al governo sono: mantenimento almeno fino al 2013 dell’aliquota di compartecipazione dell’Iva così come vigente; abolizione della compartecipazione dell’Irpef; previsione della disciplina dell’addizionale Irpef introducendo la progressività (articolo 5, comma 1) e la flessibilità rispetto alle esigenze sociali della famiglia (contenute nell’articolo 5, comma 2). Provvedimento che va incontro alle politiche, come il quoziente familiare.Un altro punto è quello della potestà impositiva alle Regioni e premialità in favore di coloro che conducono la lotta all’evasione; esclusione delle Regioni a statuto speciale relative al meccanismo di compartecipazione dei Comuni, infine armonizzazione del ruolo dei Lea e dei Lep.
Oggi il problema dei Comuni meridionali è dato dal fatto che bisogna sburocratizzare, prova ne è la difficoltà ancora ad accedere all’Asse VI dei fondi europei.
Chiedo all’Assessore Regionale al Bilancio Armao di difendere le prerogative del nostro statuto in seno ala conferenza stato-regione.
Non dimentichiamo che il gap infrastrutturale c’è e non si può nascondere che avere 2 Italie nell’anno della celebrazione dell’unità nazionale può provocare scossoni sociali e di identità che sconfesserebbero la storia e chi l’ha scritta, conclude Arnone”.